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direttore Paolo Pagliaro

Sala Umberto di Roma, in scena 'Taddrarite Pipistrelli'

Teatro
Dai palchi più prestigiosi agli spettacoli di provincia, lo "Speciale teatro" presenta ogni settimana le novità in cartellone in giro per l'Italia. Tra classici della commedia e della tragedia, opere, One man show, cabaret e "prime", le rappresentazioni teatrali vengono anticipate attraverso una descrizione sintetica dello spettacolo, della sua scenografia e dei suoi autori e interpreti, oltre a un piccolo vademecum con le date e gli orari.

Sala Umberto di Roma, in scena 'Taddrarite Pipistrelli'

“TADDRARITE” IN SCENA DAL 30 NOVEMBRE AL SALA UMBERTO DI ROMA

Una notte per svelare ciò che non era mai stato detto. Tre sorelle vegliano, come nelle vecchie tradizioni siciliane, il marito morto della sorella minore. Il velo del silenzio, del pudore, delle bugie viene squarciato da un vortice di confessioni e dall’esplosione di emozioni, in un chiacchiericcio di musicalità e pungente ironia le donne vengono trascinate in un’atmosfera surreale. Grottesca e ilare è la visione drammatica della vita di queste donne, si ride e si sorride, e si ha il coraggio di affrontare con sarcasmo le violenze che non avevano mai osato confessare. Passata la lunga notte, l’anima del defunto, secondo tradizione, ha finalmente lasciato la casa. Il nuovo silenzio che avvolge le tre sorelle è ora intessuto di forza, di voglia di reagire e combattere perché ogni donna non dovrà nascondersi e nascondere più. Tutto questo è “Taddrarite Pipistrelli”, testo e regia di Luana Rondinelli in scena al Teatro Sala Umberto di Roma dal 30 novembre al 5 dicembre (via della Mercede, 50) .“Una storia ‘focosa’, crudele, come la mia terra – spiega Rondinelli - una storia vera di donne succubi, schiave, ‘sciroccate’, prese alla gola dalla morsa del destino che le accomuna, dai segreti stretti in grembo, dalle lingue morse pur di non parlare ed evitare la vergogna per rendersi coraggiose e sopportare le violenze subite dai mariti. Ho scelto la via dell’istinto, dell’ironia, dei sorrisi amari pur di non farle cadere sconfitte; la via delle parole sussurrate, senza prepotenza e con l’ingenuità e la tristezza che mi accomuna alla vita di ‘sti fimmine’”. Sul palco Donatella Finocchiaro, Claudia Potenza, Luana Rondinelli.(PO / Red)

VALENTINA CERVI DIRETTA DA IAIA FORTE IN “LA STRADA CHE VA IN CITTÀ” DI NATALIA GINZBURG

Per la prima volta a Roma, sabato 27 e domenica 28 novembre al Teatro Palladium per Flautissimo Festival, Valentina Cervi, diretta da Iaia Forte, dà voce alla giovane Delia, protagonista del romanzo d’esordio di Natalia Ginzburg ‘La strada che va in città’. E’ la storia di una ragazza che sceglie di fare un matrimonio d'interesse, di prendere la strada che va in città, per poi accorgersi che il vero amore è altrove… Passioni senza via d'uscita, anime alla ricerca di un approdo sicuro dove lenire le proprie delusioni: Valentina Cervi offre un’interpretazione intensa capace di descrivere la solitudine di un’esistenza fragile, mostrandoci il suo lungo e faticoso cammino, che la vede diventare donna e poi mamma, alla ricerca di un riscatto sociale. Ad accompagnarla sul palco le video installazioni dell’artista Giovanni Frangi.
VALENTINA CERVI Figlia del regista Tonino e nipote dell’indimenticabile Gino, Valentina debutta sul grande schermo con la commedia ‘Mignon è partita’ di F. Archibugi. Per il cinema ha lavorato sia in Italia che all’estero con registi come, Pupi Avati, Luca Guadagnino, Sergio Rubini, Stefano Mordini, Peter Greenway e Spike Lee. Con il film ‘La via degli angeli’ di Pupi Avati riceve la candidatura per il Nastro d’Argento e con il film ‘Rien sur Robert’ di Pascal Bonitzer è candidata per il Premio César. Nel 2011 è tra i protagonisti delle serie tv per la BBC “Le inchieste dell’ispettore Zen”, accanto a Rufus Sewell. Di rilievo le sue esperienze americane: nel 2001 è Anna Maria Pierangeli nel film per la tv statunitense “James Dean – La storia vera” di Mark Rydell, accanto a James Franco; nel 2011 ha un ruolo in “Jane Eyre” dello statunitense Cary Fukunaga, e partecipa alla quinta stagione della celebre serie americana per HBO “True Blood”. Nel 2016 è nella serie televisiva “Medici: Masters of Florence” che viene diffusa negli USA da Netflix. E proprio negli USA Valentina è oggi una delle attrici italiane più popolari e più apprezzate per il suo straordinario e indiscusso talento artistico. In Italia continua la sua collaborazione con diversi registi tra gli altri l’abbiamo vista in “Euforia” di Valeria Golino e nel film di Francesca Archibugi “Vivere” e prossimamente nel film “Gli Infedeli” di Stefano Mordini, coprotagonista insieme a Valerio Mastandrea e Riccardo Scamarcio e nel film per Netflix “L’ultimo Paradiso” diretto da Rocco Ricciardulli, ambientato negli anni 60 coprotagonista insieme a Riccardo Scamarcio nel ruolo di Lucia.

IAIA FORTE. Iaia Forte ha debuttato con Toni Servillo, ed ha collaborato a lungo con il gruppo “Teatri Uniti”. Sempre in teatro ha lavorato con Leo De Bernardinis, Mario Martone, Carlo Cecchi, Federico Tiezzi, Valerio Binasco, Emma Dante, Alfonso Santagata, Luca Ronconi partecipando a spettacoli tra i più premiati dalla critica degli ultimi anni. Ha esordito sul grande schermo con “Libera” di Pappi Corsicato, con cui ha interpretato anche “I buchi neri”, “I Vesuviani” e “Chimera”, “Il volto di un’altra”. Sempre al cinema ha lavorato con M. Nichetti, M. Ferreri, T. De Bernardi, M Martone, R. De Maria M. Risi, Peter Greneeway, P. Sorrentino ottenendo due Nastri d’Argento, un Globo D’oro, un Ciak d’oro e un premio Sacher come miglior attrice protagonista. Di Sorrentino, ha partecipato a “La Grande Bellezza”, pellicola italiana premio Oscar come miglior film straniero. (PO / red(

“UOMINI DA MARCIAPIEDE” AL  TEATRO LO SPAZIO DI ROMA

 

Dal 2 al 12 dicembre sul palcoscenico del Teatro Lo Spazio di Roma (via Locri 43),  si anima “Uomini da marciapiede”, intenso e toccante spettacolo scritto e diretto da Pino Ammendola.   Una storia di solitudini, di vite ai margini, di diversità e di forte sensibilità, intessuta di lacerante ironia. In una notte desolatamente deserta, tre uomini ‘battono’ lungo un viale. Sono uomini soli, abbandonati al loro destino, emblema di una umanità dolente e disperata, ‘battono’, più per cercare compagnia, che per il vil danaro. Nella strada periferica, ai margini della città, essi stessi sono al margine di tutto, persino della loro sessualità. Nessuno si ferma, nessuno vuole più la napoletana estroversa di Pino, la tenera ‘barbie’ di Ciccio, la ‘macha’ borchiata di Pietro, nemmeno una macchina che passa, anche la città sembra dimostrare la propria indifferenza alle tre ‘strambe’ passeggiatrici che all’inizio ne ridono, ma poi se ne chiedono il motivo, vomitandosi addosso le proprie nevrosi, scatenando situazioni di parossistica comicità. Con il passare del tempo però l’angoscia di questa solitudine è sempre più drammatica per i tre che la vivono, ma altrettanto liberatoria e divertente per il pubblico che li spia. Quando alla fine, dopo le reciproche esilaranti confessioni intime, decidono di smettere, e non solo per quella sera, accade qualcosa che sorprenderà tutti, soprattutto gli spettatori.

A RAGUSA E SCICLI LO SPETTACOLO "QUEL SANTO DI MIO PADRE"

Sabato 27 novembre alle 21 a Ragusa presso il Teatro Badìa (Corso Italia n.103) e domenica 28 alle 19 a Scicli (Ragusa) presso lo Spazio teatrale “OfficinOff” (Via dei Lillà n.71) andrà in scena lo spettacolo teatrale “Quel Santo di mio padre” scritto, diretto e interpretato da Giuseppe Brancato con l’amichevole partecipazione in voce di Nicole Grimaudo. Sicilia fine anni 70. Il piccolo Salvatore, figlio di Lucia e Mariano Spanò, racconta la sua vita partendo dall'incontro dei suoi genitori. Suo padre lavora per un piccolo malavitoso del paese e dagli atteggiamenti reverenziali che la gente ha nei suoi confronti il bambino si illude che il padre sia un Santo in grado di far miracoli ed esaudire qualsiasi desiderio gli venga espresso...Un monologo amaro e dissacrante sul tema della violenza domestica in cui la storia viene narrata e rappresentata attraverso gli occhi innocenti di un bambino e le voci di più personaggi. Lo spettacolo, una produzione della Compagnia Nave Argo di Caltagirone, aprirà la sesta edizione della Rassegna di Teatro contemporaneo “Teatr/On” promosso dall’Associazione Culturale OfficinOff diretta da Salvo Nicita il cui cartellone sarà composto da nove titoli tra proposte di compagnie siciliane e quelle dedicate agli autori iblei. La Rassegna è realizzata con il sostegno dell’Assessorato Regionale del Turismo, Sport e Spettacolo, e in collaborazione con Latitudini – rete siciliana di drammaturgia contemporanea.(red)

A ROMA “LE INTELLETTUALI DI PIAZZA VITTORIO”

“Quando rilessi la prima scena de’ Le Intellettuali di Moliere - dove due sorelle discutono in maniera accorata sull’opportunità di sposarsi e fare figli invece di darsi allo studio, all’arte, alla filosofia - mi venne alla mente, prepotente, un’immagine: due donne che discutono, una con l’hijab, una senza”: così racconta Augusto Fornari, regista di Le Intellettuali di Piazza Vittorio, il 7 e 8 dicembre al Teatro Tor Bella Monaca di Roma (Via Bruno Cirino, 5), ironico e divertente adattamento teatrale critico e di genere di Le Intellettuali di Moliere: un testo a tratti misogino che, nel riadattamento firmato da Chiara Becchimanzi, acquista un sapore completamente nuovo, una lettura che parla di donne che cercano di conciliare le loro mille attitudini, di costellazioni familiari, ma soprattutto di diritto all’autodeterminazione, fra oriente e occidente.  “Le Intellettuali di Piazza Vittorio” trasforma la famiglia di mecenati descritta dal celebre drammaturgo francese in una famiglia italo-iraniana, trasferitasi in Italia dopo la Rivoluzione Islamica del ’79 - un evento storico di portata enorme, di cui ci è giunta solo un’eco confusa, ma più che mai attuale, considerando gli ultimi accadimenti internazionali. Così, le due sorelle Henriette e Armande si trasformano in Laleh (in italiano tulipano, interpretata da Giorgia Conteduca) e Azadeh (in italiano libera, interpretata da Chiara Becchimanzi), la zia Bèlis diventa Pareesa (in italiano fatata, Giulia Vanni) e il giovane innamorato Clitandre Khodadad (in italiano dono di Dio, Teo Guarini). L’artista Trissotin diventa Trissottani e si trasforma in cineasta pomposo e scroccone (Claudio Vanni,) e la cameriera Martine, che nella traduzione italiana di Molière è veneta, diventa la ciociara Tina, interpretata da Monika Fabrizi. I genitori delle sorelle diventano Ulrica e Kourosh (in italiano Ciro, con un chiaro riferimento a Ciro di Persia) e saranno interpretati da Cinzia Leone e Vittorio Hamarz Vasfi, apparizioni “straordinarie” grazie ad affascinanti soluzioni tecnologiche e alla scenografia proiettabile; ultimo componente della bizzarra famiglia, Daryush (in italiano Dario, non a caso il successore di Ciro), un inserto drammaturgico del tutto originale reso possibile dall’amichevole partecipazione in videochiamata di Stefano Fresi. Uno spettacolo corale, divertente ed emozionante, nel quale gli eventi narrati hanno esiti del tutto imprevedibili.  Lo spettacolo è in replica anche il 28 novembre al Teatro San Michele Arcangelo di Montopoli Sabina (RI) e poi il 12 dicembre al Teatro Caesar di San Vito Romano, il 19 dicembre al Teatro Tognazzi di Velletri, il 22 dicembre al Teatro Garbatella di Roma, il 27 e il 28 dicembre al Teatro Moderno di Latina. Per ogni tappa, la Compagnia selezionerà opere artistiche locali da esporre nei foyer. Lo spettacolo è sostenuto dalla Regione Lazio in quanto progetto vincitore dell’Avviso Pubblico regionale spettacolo dal vivo 2021. (PO / red)

“TI DEDICO UNA CANZONE” AL TEATRO DE’ SERVI DI ROMA

Dal 2 al 19 dicembre il palcoscenico del Teatro de’ Servi di Roma (via del Mortaro 22)  alza il sipario su “Ti dedico una canzone”, nuovo spettacolo di Antonio Romano con la regia di Antonio Grosso. Una commedia dai toni dolceamari ambientata a Napoli, dove il protagonista Giuseppe, lavorando tra miscele di verniciatura e materiale navale, affronta la vita di tutti i giorni con un suo sorriso trascinante, circondato da un fratello sgangherato e nullafacente, una vicina di casa invadente e pettegola ed una moglie intrappolata nella routine quotidiana. Ognuno ha le proprie abitudini e i propri gesti che si intrecciano generando una serie di trovate comiche e umoristiche. Sarà proprio il protagonista, con la sua gioia di vivere e la fiducia nell'azienda che gli da' un lavoro fisso ad esporsi senza nessuna protezione, a una difficile prova di vita. Un'autobiografia di famiglia, uno spaccato intimo e divertente delle dinamiche di una nucleo familiare semplice alle prese con gli affetti, gli istinti, e gli imprevisti talvolta infelici che la vita ci pone davanti. Legami indissolubili che resistono, nonostante tutto, finché “amianto non ci separi”.(red)

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