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Ucraina, nuovo incontro Cgie-Comites: serve coordinamento sugli aiuti

Ucraina, nuovo incontro Cgie-Comites: serve coordinamento sugli aiuti

Mettere a disposizione dei Comitati degli Italiani residenti all’Estero una parte dei 10 milioni di euro già stanziati dal ministero degli Esteri per rispondere all’emergenza causata dal conflitto in Ucraina, organizzare delle Giornate delle porte aperte degli Enti impegnati nella solidarietà e creare un ufficio centralizzato per coordinare tale attività. Sono le principali proposte emerse dalla videoconferenza di sabato 19 marzo, organizzata dal Consiglio Generale degli Italiani all’Estero con i rappresentanti dei Comites dei Paesi maggiormente coinvolti dal conflitto per fare il punto sulle iniziative umanitarie presenti e future. Si tratta del secondo incontro di questo tipo, a quasi due settimane di distanza dal precedente, e anche questa volta hanno partecipato i rappresentati di associazioni, enti e organizzazioni e i singoli volontari impegnati direttamente sul campo. Come risultato dalla riunione, al momento l’esigenza è acquisire informazioni dirette per organizzare, in maniera coordinata e mirata, gli aiuti alle persone ucraine in fuga dal conflitto, che sono sempre più numerose. Nelle ultime due settimane, infatti, c’è stata un’escalation della guerra che ha comportato enormi perdite di vite umane di militari e civili. Ad oggi, secondo le stime dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), i rifugiati sono già oltre 3 milioni e altri 12 milioni le persone direttamente colpite dal conflitto. Si tratta per lo più di donne, bambini e anziani, che vengono ospitati maggiormente in Polonia, Ungheria, Romania e Repubblica Ceca, e in numero minore in altri Paesi europei, compresa l’Italia, che ha già accolto oltre 45mila rifugiati. “Quanto sta succedendo in Ucraina è davvero un dramma - ha esordito il segretario generale del CGIE Michele Schiavone - Il CGIE è in contatto continuo con tutti i soggetti operanti nei Paesi maggiormente coinvolti, per aiutare nell’organizzazione della solidarietà. I Comites hanno già messo in campo una serie di iniziative e stanno collaborando il più possibile gli uni con gli altri, dimostrando ancora una volta il valore delle strutture italiane all’estero”.
Proseguono con successo le varie iniziative delle organizzazioni italiane all’estero, come raccolte di fondi o di beni di prima necessità, l’organizzazione di pullman per il trasporto dei profughi e di strutture per l’accoglienza. La senatrice di Italia Viva eletta all’estero Laura Garavini è intervenuta ringraziando per “le attività molto intelligenti e creative avviate dai diversi Comites, come la creazione di una piattaforma di traduttori e di info points” e garantendo: “Sarà premura del Parlamento lavorare affinché siano stanziati finanziamenti ad hoc per progetti specifici”. Il presidente dell’Unione delle province d’Italia Piero Marrese ha ricordato il ruolo di supporto delle attività delle varie prefetture che l’Upi sta svolgendo in queste settimane, e l’attenzione particolare data alla cultura e all’arte ucraina, che sono messe in serio pericolo dalla guerra. Si è poi detto disponibile a coordinare le attività di solidarietà delle molte comunità italiane nel mondo. Dagli interventi dei presidenti Comites è emerso che, diversamente da qualche giorno fa, la maggioranza delle persone che oggi fugge dall’Ucraina non ha alcun legame con i Paesi che li ospita. Spesso si tratta di persone senza una meta precisa, che per questo tendono a fermarsi il più vicino possibile al confine, creando non poche difficoltà organizzative. Come ricordato da Roberto Massa, presidente del Comites di Praga, il premier della Repubblica Ceca ha recentemente dichiarato che il Paese è già al limite della sua capacità di accoglienza, avendo aperto le porte a quasi 300mila persone. L’ultimo tema affrontato è la situazione degli italiani residenti all’estero, che stanno incappando in una serie di problematiche elencate a Giorgio Taborri, della direzione generale per gli Italiani all’estero della Farnesina. Su tutte, la maggiore riguarda il blocco degli stipendi che transitano via banche russe, anche quando queste ultime “non siano coinvolte dalle sanzioni”. (stm – 21 mar)

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