di Paolo Pagliaro
Oggi dopo 12 anni sono tornati a scioperare i magistrati. Tre di loro, che hanno svolto o svolgono questo mestiere con onore, ci parlano di giustizia attraverso i loro libri. Il primo, edito da Donzelli, lo ha scritto Giovanni Tamburino, che fu componente del Csm presieduto da Sandro Pertini. Nel 1974, quando era giudice a Padova, Tamburino accertò le responsabilità di gruppi dell’estremismo neofascista, dei servizi segreti di allora e di ambienti militari nella nascita della sanguinosa strategia della tensione. L’organizzazione si chiamava Rosa dei venti. Il libro, intitolato “Dietro tutte le trame”, spiega il ruolo che in quella stagione ebbe il principe palermitano Gianfranco Alliata di Montereale ma soprattutto ricostruisce la congiura che, uitlizzando il terrorismo, mirava a prendere in ostaggio la democrazia.
Il secondo libro è firmato da Annamaria Frustaci, giovane magistrata calabrese che lavora nel pool antimafia di Gratteri e da due anni vive sotto protezione. E’ pubblicato da Mondadori, e si intitola “La ragazza che sognava di sconfiggere la mafia”- E’ scritto per i più giovani ai quali racconta come sia praticabile e conveniente la cultura della legalità.
E c’è infine, pubblicato da Salani, il nuovo saggio di Gherardo Colombo, l’ex pm di Mani Pulite che da tempo riflette sulla giustizia con l’aiuto di Dostoevskij. Questa volta il testo di riferimento è Ribellione, capitolo dei "Fratelli Karamazov". In uno dei momenti più bui della storia contemporanea Colombo si interroga sulle nostre responsabilità e si chiede se di nuovo riusciremo a rialzarci, come è accaduto in passato. Ma questa volta la risposta non c’è.
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