di Paolo Pagliaro
Risolti gli ultimi dubbi legati a quozienti, resti, listini, pluricandidature e altre diavolerie elettorali, giovedi potrà iniziare ufficialmente la diciannovesima legislatura. Nella prima seduta Camera e Senato eleggeranno i rispettivi presidenti e la settimana successiva si svolgeranno le consultazioni al Quirinale. Nell'ultima settimana di ottobre si avrà verosimilmente la fiducia al nuovo governo, che dunque entrerà nel pieno delle funzioni entro la fine del mese.
Quando Giorgia Meloni si insedierà a Palazzo Chigi saranno passati una trentina di giorni dal voto. Chi pensa che si stia perdendo troppo tempo dà un giudizio ingeneroso sull’efficienza delle nostre istituzioni. In Germania Olaf Scholz è diventato cancelliere due mesi dopo l’elezione del nuovo Bundestag. In Spagna è trascorso più o meno lo stesso tempo tra le elezioni politiche e l’insediamento di Pedro Sanchez alla guida del governo.
La prima partita – l’elezione dei presidenti delle Camere – si giocherà tutta all’interno del centrodestra. Sembra difficile che si ripeta lo schema del passato, quando la presidenza del Senato o della Camera veniva concessa all’opposizione. Quella prassi è caduta in disuso con l’avvento dei sistemi elettorali di tipo maggioritario.
La logica del “chi vince piglia tutto” si è estesa da allora anche ai vertici dell’amministrazione e dell’impresa pubbliche. Per quanto riguarda l’amministrazione, lo spoil system è regolato da una legge che prevede la cessazione automatica degli incarichi di alta e media dirigenza trascorsi 90 giorni dalla nomina di un nuovo governo. Non rientrano in questo meccanismo automatico le società controllate dallo Stato, molte delle quali hanno però i vertici in scadenza tra pochi mesi. Il governo Meloni potrebbe confermare alcuni capi-azienda e sostituire gli altri con dirigenti capaci o con boiardi fedeli. Anche da questa scelta sarà giudicato.
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