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Un suicidio
collettivo

Un suicidio <br> collettivo

di Paolo Pagliaro

L’Unesco fa sapere che i ghiacciai italiani delle Dolomiti come quelli del Kilimanjaro in Tanzania fra 30 anni non ci saranno più, cancellati dal riscaldamento globale. La tragedia del luglio scorso sulla Marmolada è stata la prova generale di ciò che ci aspetta nel prossimo futuro. Alla Conferenza sul clima in corso a Sharm El Sheikh, in Egitto, il segretario generale delle Nazioni Unite ha detto che l’umanità corre il rischio di un suicidio collettivo. E per la prima volta ha proposto un elenco delle perdite e dei danni causati dai disastri climatici.

Nell’elenco – con le devastanti inondazioni che hanno colpito il Pakistan e gli uragani sulle coste degli Oceani – ci sono anche altri fenomeni che abbiamo recentemente toccato con mano, come gli effetti delle ondate di calore e della siccità in Europa. In questi giorni il servizio studi della Camera ha dedicato alla Conferenza sul clima un esauriente dossier, dove sono tra l’altro riassunti gli impegni del nostro Paese: una riduzione del 55% entro il 2030 delle emissioni di CO2, un crescente apporto delle energie rinnovabili alla generazione elettrica, un maggior ricorso al traffico su rotaia, l'uso di carburanti a minor impatto, l’azzeramento del consumo netto di suolo, il potenziamento delle infrastrutture idriche e delle aree protette.

Un altro utile vademecum per avvicinarsi informati ai temi di cui si discute in questi giorni a Sharm El Sheikh è il libro di Roberto Venafro intitolato “Un mutamento reversibile” pubblicato da Gangemi con prefazione di Luca Mercalli. E’ stato presentato in un luogo, il parco naturale del Monti Ausoni e del Lago di Fondi, che è una porzione del mondo come vorremmo fosse custodito.

(© 9Colonne - citare la fonte)