di Paolo Pagliaro
Credit Suisse è uno dei più grandi istituti finanziari del mondo. E’ stato fondato 167 anni fa a Zurigo ed è considerato una delle 30 banche di importanza sistemica globale. Vuol dire che se fallisce il problema è di tutti e non solo della Svizzera.
Il rischio della bancarotta ora sembra scongiurato, ma questa sarabbe stata la conseguenza ovvia della lunga serie di errori e di crimini che hanno caratterizzato la gestione della banca negli ultimi anni. Nel 2014 il Credit Suisse finisce sotto accusa a New York per aver consentito ad alcuni clienti statunitensi di evadere le tasse. Ammette l’addebito e concorda una multa di 2 miliardi e 600 milioni di dollari
Nel 2019 sostiene l’espansione e la quotazione della catena cinese Luckin Coffee, cacciata poi dalla Borsa per aver gonfiato in modo fraudolento i dati sulle vendite. Nel 2020 la banca finisce sulle prime pagine per una vicenda di spionaggio interno che porta alle dimissioni dell’amministratore delegato Un anno dopo perde 5 miliardi e mezzo nel crollo di un fondo statunitense che secondo le successive indagini si era assunto rischi "voraci" e "potenzialmente catastrofici". Sempre nel 2021 paga una multa di 475 milioni per il suo ruolo in uno scandalo di corruzione in Mozambico . Poi viene condannata per riciclaggio avendo curato gli affari di un'organizzazione bulgara di narcotrafficanti. Tra una truffa e una perdita, succede anche che il presidente si debba dimettere per essere volato a Wimbledon con il jet aziendale mentre i comuni mortali sono chiusi in casa per le regole di quarantena legate al Covid. Per i vertici di Credit Suisse i requisiti di onorabilità e competenza richiesti dalla Bce ai banchieri avrebbe dovuto essere un problema, ora lo sono invece per 9 mila dipendenti licenziati e milioni di clienti che trattengono il fiato.