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direttore Paolo Pagliaro

Dopo la guerra
ottimi affari

Dopo la guerra <br> ottimi affari

di Paolo Pagliaro

Dovendo discutere di affari, il format preferito sono stati gli incontri a porte chiuse. Non sappiamo dunque quanti e quali accordi siano stati firmati oggi nel corso della Conferenza bilaterale per la ricostruzione dell’Ucraina, che si è svolta al Palazzo dei Congressi di Roma, presenti 600 imprese italiane – tra cui Enel, Eni e Leonardo –150 imprese ucraine e i governanti dei due paesi.   Sappiamo però che - secondo stime della Banca Mondiale -  in ballo ci sono forniture di beni e servizi per un valore inziaile di 411 miliardi di dollari.

 Il primo ministro di Kiev, Denys Shmyhal, ha elencato i settori chiave per la ripresa e la trasformazione dell’economia del suo Paese, a cominciare dalla produzione di armi e attrezzature miliari. Il secondo settore è l’energia, dove si tratta di sfruttare la più grande riserva di gas naturale d’Europa, il terzo è l’agricoltura, il quarto sono le infrastrutture. La distruzione di strade, ponti, porti richiederà il coinvolgimento di decine di aziende di tutto il mondo nella ricostruzione.

Nel 1990 la Deutsche Bank valutò il potenziale economico di tutte le quindici repubbliche ex sovietiche prendendo in esame il livello di industrializzazione, lo sviluppo dell’agricoltura, la disponibilità di risorse, il livello di istruzione, lo sviluppo delle infrastrutture e la distanza dall’Europa. Secondo tutti questi indicatori, l’Ucraina era al primo posto, quella con le maggiori possibilità di successo. Ma le attese furono poi ampiamente deluse, per una serie di ragioni ben descritte da Yaroslav Hrytsak nella sua “Storia dell’Ucraina” che il Mulino pubblica nell’edizione italiana.  Quello sviluppo che la pace non ha saputo portare, dovrebbe portarlo ora la guerra. 

 

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