E’ ancora meglio che guardare dal finestrino di un treno, perché l’osservatorio in questo caso è collocato sull’elicottero dal quale viene ripreso tappa dopo tappa il Giro d’Italia. E che cosa si vede da lassù? Si vede il paesaggio italiano che non è quello fatto dagli scorci famosi per dire un castello, un monumento storico, una montagna, una chiesa, un’isola, ma un panorama più vasto che la telecamera fotografa mostrando impietosamente i guasti che lo hanno deturpato per decenni e ai quali non si è posto rimedio. Insomma il Bel paese sul quale hanno lasciato la loro impronta generazioni di amministratori sotto forma di improvvisazione urbanistica, prova inconfutabile di assenza di piani regolatori, aree rubate al verde, spiagge affollate di lidi sparsi senza regole, brutte villette e orrendi condomini affacciati sul bagnasciuga, strade inutilmente soprelevate su terreni pianeggianti, golene di fiumi invase da costruzioni abusive, migliaia di capannoni, una teoria infinita di cartelloni pubblicitari, lavori in corso da qui all’eternità.
Se poi si ha l’opportunità e la curiosità di seguire le telecronache del Tour de France, del giro di Normandia o di quello delle Fiandre e persino della Vuelta spagnola allora la differenza balza in tutta evidenza, osservando le cittadine, le strade, i litorali, le costruzioni, la campagna.
Magari il paesaggio può apparire meno attraente delle Dolomiti e meno interessante dei tanti monumenti artistici sparsi lungo le strade del nostro paese-e spesso è così- ma quel che è difficile, comunque più raro vedere, è un paesaggio oltraggiato dalla mano dell’uomo come da noi.
Dove ormai il maltempo si trasforma spesso in una calamità, un evento che non di rado viene pagato con un tributo di morti. Allora cominciano le richieste dello stato di emergenza col consueto seguito di lamentele, accuse, scoperta di malefatte e dibattiti sulla necessità di rimettere in sesto il paese. E spesso a chiederlo sono coloro che hanno per negligenza o per tornaconto non solo di consensi elettorali, permesso il dissesto del territorio. Gli stessi che bussano alle casse dello Stato sollecitando interventi finanziari che, se si deve giudicare sulla base di quanto è avvenuto in passato, vengono elargiti per poi essere dirottati verso altri obiettivi o inghiottiti nel vortice di ruberie.
E’ questa un’urgenza alla quale mettere mano attingendo nel caso in cui ciò sia consentito al Pnrr? La risposta non può che essere affermativa ma Giorgia e i suoi ministri sono impegnati nell’occupazione di poltrone, divani, sedie e strapuntini, dalla Rai alle aziende partecipate, agli enti vari. Aprono questioni come il presidenzialismo, confondono etnia e razzismo, buttano centinaia di milioni in voragini come il ponte sullo Stretto, non si perdono una manifestazione popolare e se non c’è la creano. E intanto la televisione continua a mostrare il Giro d’Italia e famiglie che nel Faentino il rischio frane costringe a stare fuori dalle loro case.