Nei giorni scorsi, sulla scorta di stimolazioni da parte del Governo, a Roma e a Napoli, in due quartieri “problematici” da tempo per la sicurezza pubblica, sono stati effettuati due interventi delle forze di polizia con un forte spiegamento di uomini e mezzi. Tali operazioni, definite ad “alto impatto” dal Ministero dell’Interno, non hanno portato a particolari risultati sul piano degli arresti e dei sequestri, ma volevano essere un messaggio chiaro ai criminali di una presenza vigorosa dello Stato in ambiti territoriali notoriamente fuori controllo e, nel contempo, un segnale di attenzione verso i cittadini sempre più allarmati dai tanti episodi di violenza e di arroganza della criminalità di strada.
Personalmente ritengo che, in diverse città divenute “problematiche” per l’insicurezza pubblica che si vive, sarebbe necessaria una presenza costante, visibile e sistematica di operatori delle forze di polizia, per assicurare quel controllo del territorio e quella prevenzione da molti invocata da tempo, ma che continua ad essere carente in primis per la scarsità di risorse umane della Polizia di Stato ( una differenza, a livello nazionale, tra forza organica ed effettiva pari al 10%) e dei Carabinieri ( una differenza pari al 2,4%), ma anche per una attenzione non sempre ottimale di chi, nelle singole province, è il responsabile dell’ordine pubblico e della sicurezza.
Il riferimento è ai Prefetti, che si avvalgono per la loro fondamentale funzione di Autorità Provinciale di Pubblica Sicurezza, responsabile sul piano politico-amministrativo della sicurezza, del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, organo di consulenza di cui fanno parte il sindaco del Comune Capoluogo e i vertici provinciali delle tre forze di polizia. Spetta ai Prefetti, quando lo ritengano necessario, esercitare il potere di coordinamento delle forze di polizia territoriali, mettendole a disposizione, in numero adeguato, dei Questori ( anche questi Autorità Provinciali di Pubblica Sicurezza) ai quali spetta il coordinamento sul piano tecnico-operativo. Le operazioni ad alto impatto, ampiamente enfatizzate dagli organi di informazione, non sono una strategia seria e vincente di una politica generale anticrimine che deve essere attiva nell’anno e non “una tantum” magari solo per motivi propagandistici o di “preoccupazione” in vista di competizioni elettorali nazionali o europee. D’altronde, sono state molteplici le operazioni di tal genere effettuate dal primo gennaio all’11 agosto 2023 nelle città di Roma, Milano, Napoli, Torino, Firenze e Bologna, in particolare presso le stazioni ferroviarie e le zone limitrofe nonché nelle zone della “movida” e nelle piazze di spaccio, senza conseguire quello che deve essere l’obbiettivo principale e cioè ridare tranquillità alla gente impaurita che evita persino di uscire di casa in alcuni momenti della giornata.
Ai cittadini interessa poco sapere che nel periodo suindicato sono state impiegate ( vedi il Dossier Viminale, 15 agosto 2023) complessivamente oltre 33mila unità delle forze di polizia, controllate più di 30mila persone di cui 114mila stranieri ( espulsi, sulla carta, 793 di cui 112 accompagnati presso i Cpr e 8 alla frontiera), 696 arrestati oltre a sequestri di merce contraffatta o insicura ( tra prodotti alimentari, abbigliamento, giocattoli e altro), di stupefacenti, veicoli e armi se, poi, il giorno dopo l’alto impatto, si torna al consueto tran tran di accoltellamenti, di rapine ( aumentate, nei primi sette mesi del 2023 a 15.486 rispetto alle 14.976 dello stesso periodo del 2022), di scippi, di furti (aumentati a 554.940 rispetto ai 539.920 del 2022), di violente aggressioni in strada, di intimidazioni. Così, dopo appena 48 ore di “calma” nei due quartieri di Roma e Napoli “militarizzati” per la giornata delle operazioni ad alto impatto, si è tornati rapidamente al solito andazzo della criminalità quotidiana di strada di cui la cronaca locale dà conto.