Secondo un autorevole quotidiano un immigrato avrebbe motivato così il soccorso prestato alle vittime del disastro di Mestre: “anche io a suo tempo sono stato salvato” in particolare in mare sul gommone eccetera. Ovviamente le bestie, i cani precisamente, sono soliti subordinare la propria riconoscenza alle carezze ricevute: per gli umani, come noto, la solidarietà verso le vittime di un disastro è invece primordiale, scatta a prescindere da qualsiasi argomento, anzi spesso contro ogni argomento, ad esempio senza distinguere fra amici e nemici.
E per fortuna, infatti, niente. In bocca a quel soccorritore cioè, di simili scemenze, neanche la benché minima traccia era presente, nel video riportato col suddetto titolo demenziale da Repubblica, che sembrerebbe quindi aver, diciamo così, elaborato il tutto per la fretta di rinfacciare (alla Meloni) che gli immigrati sono umani… senza rendersi conto di commentare che in fondo invece non lo sono.
Poi c’è il capitolo dell’odio, qualcuno da odiare in occasione di disastri, tragedie e così via. In mancanza di ovvi bersagli, stavolta è toccato agli altri ospiti del campeggio da cui era partita la navetta schiantatasi, i quali il giorno dopo sono stati sorpresi nientemeno che ad organizzare uno spritz a Mestre, cioè a scambiarsi messaggi per un appuntamento: “c’è chi prende un appuntamento per uno spritz” titolava infatti più o meno l’autorevole quotidiano. Ma se volete evitare gli spritz a Mestre, verrebbe da replicare, invocate la chiusura dei bar, anziché bersagliare chi con le vittime aveva una relazione non più intima di chiunque di noi, giornalista compreso che, a proposito, di spritz deve averne bevuti più d’uno prima di scrivere l’articolo.
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