“Misure più severe per reprimere i trafficanti di esseri umani”, “combattere al meglio la criminalità organizzata legata all’immigrazione”, “fermare le bande criminali”; sono alcune delle espressioni utilizzate dalla nostra Presidente del Consiglio e dal Primo Ministro del Regno Unito, in un intervento congiunto, fatto a Granada in occasione del recente vertice sui migranti. Il governo britannico del premier Sunak, alcuni mesi fa, ha fatto approvare il cosiddetto “Illegal Migration Bill”, una legge fortemente criticata anche dalla Chiesa anglicana e, per ora, bloccata dai giudici inglesi, per scoraggiare gli sbarchi di migranti illegali che attraversano la Manica su piccole imbarcazioni, prevedendo la loro “deportazione” in Ruanda.
Nel vertice si è parlato,tra l’altro, di individuare e neutralizzare le fabbriche in Libia e in Tunisia dove vengono allestite le barche poi utilizzate dai trafficanti, di colpire, insomma, la logistica del traffico, dimenticando il particolare che in quei Paesi ed in altri di origine dei flussi migratori (Guinea, Costa d’Avorio, Mali, Bangladesh, Egitto, Pakistan), il traffico è gestito da capi tribù locali, spesso con la complicità di autorità istituzionali colluse, che si avvalgono di una manovalanza diffusa tra la gente dei vari paesi attraversati e di ben noti punti delle coste nordafricane ( e turche) da dove salpano le imbarcazioni.
Già negli anni passati, il nostro Paese aveva consegnato – riservatamente - anche consistenti somme di denaro ai capi tribù libici per bloccare i migranti in transito. Per non parlare delle centinaia di milioni di euro in equipaggiamenti, motovedette, corsi di formazione a personale, dati, negli anni passati, alle autorità governative libiche e tunisine per esercitare maggiori controlli sulle loro coste. Naturalmente senza alcun risultato apprezzabile.
La “guerra” contro i trafficanti, a mio parere, è persa da tempo come quella alla droga lanciata dagli americani mezzo secolo fa. Gli arresti di “scafisti” ( una dozzina nel 2023 a Lampedusa) vengono, spesso, riportati dalla stampa come importanti operazioni contro i trafficanti mentre si è trattato, quasi sempre, di persone “arruolate” dalle organizzazioni criminali per pilotare in mare sgangherate imbarcazioni di vario tipo e dimensioni e spesso tale ruolo è stato svolto dagli stessi migranti che in questo modo si pagano la traversata. I trafficanti di uomini, già citati nella Sacra Bibbia in una delle lettere di San Paolo a Timoteo, continueranno, purtroppo, nelle loro ripugnante attività ancora chissà per quanti decenni fintanto che ci sarà l’attuale profonda spaccatura tra i paesi poveri ( circa la metà della popolazione mondiale) e quelli ricchi.
Una voragine destinata ad ampliarsi perché sono ancora molti i governi interessati più a spendere in armamenti che a combattere la fame nel mondo. Il “ripristino della legalità in ambito migratorio” investe anche gli USA, dove il presidente Biden, nei giorni scorsi, ha dato il via libera, con un certo imbarazzo, alla costruzione di un nuovo tratto di muro al confine con il Messico (era stato lui, nel gennaio del 2021, a dichiarare che il denaro dei contribuenti non sarebbe stato più impiegato nella costruzione del muro), cercando di addossare la responsabilità all’amministrazione precedente. A questo si aggiunga la decisione, annunciata pochi giorni fa dalla Casa Bianca, di riprendere i rimpatri forzati per i venezuelani entrati illegalmente negli USA ( solo a settembre ne sarebbero arrivati oltre 50mila).
Si avvicinano le competizioni elettorali europee e americane e la gestione dei flussi migratori è centrale nella disputa sul piano della propaganda e non ci stupiremmo se tornassimo a risentire alcune sciocchezze dette tempo fa, quando si parlava, con insistenza, di “blocco navale” (Meloni) per impedire le partenze dei migranti o di realizzare “un’isola artificiale” nel Mediterraneo centrale dove concentrare, ben vigilati, i migranti illegali (senatrice Biancofiore). Basta sfruttare la disperazione di povera gente che chiede soltanto di poter sopravvivere.