Il Festival di Sanremo sembrerebbe voler continuare a coinvolgere anche i più giovani, GenZ inclusi. Basti pensare che nel 2021 un gruppo di GenZ vinceva la kermesse più amata dagli italiani e che quest’anno sono ben 11 gli artisti o gruppi in gara nati dopo il ’97: Geolier, Angelina Mango, Sangiovanni, La Sad, Il Tre, Alfa, Maninni, Santi Francesi, Clara, BNKR44 e Big Mama.
Una missione che il direttore artistico Amadeus ha dichiarato fin dalla sua prima edizione e che negli ultimi quattro anni è stata totalmente raggiunta, o almeno così sembrerebbero confermare gli alti tassi di share conquistati dal Festival e l’altissima viralità raggiunta da Sanremo su tutti i canali social.
È, però, davvero così? Zelo, società di consulenza specializzata in Generazione Z, ha voluto indagare con la sua community il rapporto reale che i GenZ hanno oggi con il Festival della Canzone Italiana. Le risposte raccolte raccontano una verità in parte diversa da quella fino ad oggi data per certa. “Per intero non l’ho mai guardato, a mala pena riesco a guardare un film, figurati Sanremo” o “ma chi è che ha ancora la TV?” sono, infatti, solo alcuni dei riscontri avuti dai ragazzi. Sanremo non si guarda in TV ma su TikTok. E non si segue dai canali ufficiali del Festival, ma attraverso spezzoni che pubblicano i creator più seguiti. “Nei giorni di Sanremo sei costretto a guardare tutti i video nei “Per te” e alla fine ti incuriosisci” – ha detto un ragazzo, mentre un’altra ha aggiunto – “Io non guardo Sanremo in TV, guardo su TikTok gli spezzoni che vanno virali, tipo le cose trash”. I GenZ, quindi, per quanto curiosi di vedere sul palco il loro cantante preferito se è in gara, non nutrono un reale e profondo interesse per la competizione canora. Sono più interessati a non rimanere esclusi, a stare sul pezzo e a sapere di cosa parlare sui social: “Se succede qualcosa che fa scalpore e ne iniziano a parlare tutti, tu non puoi rimanere indietro e quindi lo guardi per forza”. Sono mossi, dunque, in primis da una paura, la FOMO, che poi diventa curiosità. Curiosità principalmente per il drama e per il trash. Non stupisce infatti che dicano “Sanremo si guarda per il drama, non per i cantanti. Dopo i drama dell’anno scorso quest’anno gli ascolti avranno l’impennata”.
Queste risposte non azzerano il successo che Sanremo ha riconquistato negli scorsi anni, ma danno al contrario una chiara visione di ciò che lo ha decretato sul pubblico della Generazione Z: il trash, il drama e l’iconico. Ma cosa significano davvero queste parole?
Partiamo da trash. Sicuramente non indica qualcosa di scadente o di cattivo gusto, né tanto meno è un termine dispregiativo. Per loro indica piuttosto qualcosa di audace, esagerato, spontaneo, spesso divertente e che rompe gli schemi tradizionali. Trash è una forma di intrattenimento che trae forza dall'essere esagerato, provocatorio o addirittura assurdo. Sintetizzando, il trash per la Generazione Z è:
- “Drammatizzazione ed esagerazione, provocazione e sensazionalismo”, come la caduta dalle scale di Ghali;
- “Ironia e autoironia”, come Elettra Lamborghini;
- “Rottura delle convenzioni”, come le prime esibizioni di Achille Lauro;
- “Protagonisti casinisti”, come il duetto di Grignani con Arisa.
Fatta questa doverosa precisazione e immaginando tutti gli avvenimenti e i personaggi che hanno fatto parlare di loro e dell’Ariston nelle ultime edizioni non sorprende che i ragazzi dicano “ora Sanremo è molto più trash degli anni scorsi, per questo le persone lo guardano”.
Da solo, però, il trash non basta. Serve il drama. Cos’è? Il drama per la GenZ è quella situazione quasi surreale in cui, per un insieme di azioni e reazioni esageratamente plateali, si genera una situazione tragicomica. Il drama spesso genera delle concatenazioni di eventi, di botta e risposta esilaranti per chi è esterno alle logiche che li hanno generati. I ragazzi sui social cavalcano questi avvenimenti con meme e commenti, finché le acque tra le parti in causa non si calmano. La finale del Festival 2023, un assoluto drama!
L’ultima buzzword che impazza nel Sanremo della GenZ, infine, è iconico. Ma che intendono davvero? Da quello che è emerso sembrerebbe proprio che questa generazione usi “iconico” quando non sa trovare l’aggettivo giusto, ecco quindi che questa qualifica – che fa molto cool – diventa la chiave d’accesso a un mondo misterioso di lusinghe inespresse, che vuol dire tutto perché non vuol dire niente. “È difficile da spiegare, la nostra generazione quando non sa definire qualcosa che rappresenta uno specifico stato d’animo dice che è iconico”.
La Berté iconica. Grignani, un mix tra trash e iconico che non si può non amare. E Blanco? Se il primo anno i GenZ lo hanno tanto amato, l’anno scorso hanno avuto da ridire. Non per le rose, ma perché tutto ciò che è fake, o percepito come tale, allontana questa generazione: “Blanco con le rose? Secondo me è stata una cosa fintissima”.
Forse il vero successo delle edizioni guidate da Amadeus sul target GenZ si deve all’imprevisto a quel qualcosa in più che da sempre fa sì che “Sanremo si Ama!”
“Guardare Sanremo con gli occhi della GenZ è una vera e propria esperienza”, esordisce Cecilia Nostro, Founder di Zelo. “Questa generazione è capace di ribaltare la prospettiva da cui abbiamo sempre guardato anche uno degli eventi che per decenni ha messo insieme e d’accordo tantissime generazioni diverse, appassionando e divenendo occasione di ritrovo attesissima in tutto l’anno. Noi di Zelo che ci impegniamo a comprendere sinceramente questi ragazzi e a supportare le aziende in progetti che siano davvero a prova di GenZ, vogliamo rivolgerci a tutti quei brand che quest’anno hanno scelto di sostenere il Festival e che vogliono davvero arrivare al cuore della Generazione Z. Siate autentici, siate curiosi di conoscerli nel profondo: ne resterete stupiti. Gli insight che abbiamo raccolto sono anche a vostro beneficio, perché il fraintendimento e il rischio di sembrare fake, con loro, è dietro l’angolo”.
(red)
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