di Paolo Pagliaro
In Occidente gli alleati che si è scelto Putin sono i partiti sovranisti e i movimenti neofascisti. Ma ciònonostate c’è ancora un pezzo di sinistra che in Italia tifa Putin in nome delle antiche affinità ideali con una Russia che allora si chiamava Unione Sovietica. A questi – chiamiamoli così: “sinceri democratici” - va raccomandata la lettura di un libro pubblicato da Piemme e dedicato alle ossessioni ideologiche del leader del Cremlino. Si intitola “La Russia moralizzatrice” e lo ha scritto Marta Allevato, giornalista che ha vissuto molti anni a Mosca e che ora – intrecciando cronache, analisi ed esperienze personali - ripercorre a ritroso la guerra culturale che Putin ha lanciato contro l’Occidente. I nemici sono liberalismo, secolarismo, pacifismo, omosessualità, femminismo, presi di mira con leggi e campagne persecutorie, nel contesto di un sistema sempre più autoritario. Eppure fino a pochi anni fa a Mosca fiorivano i media indipendenti, Internet era un vero spazio di dibattito e informazione alternativa, l’attivismo di base si aggregava intorno a piccole, ma sentite cause come quella ambientalista, si aprivano spazi culturali d’avanguardia, musei dal respiro internazionale. Si parlava pubblicamente, di diritti delle minoranze sessuali, di uguaglianza di genere, di lotta alla corruzione. C’era voglia di fare politica.
Tutto questo è stato spazzato via da Putin, insieme a ogni forma di opposizione. Oggi la società russa è piegata da una propaganda che predica la fede in Dio, il sacrificio per la patria, la sacralità dei vincoli famigliari,. Dio patria e famiglia appunto, motto che in politica caratterizza i reazionari di ogni epoca e continente.
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