di Paolo Pagliaro
Ci sono tre fatti da leggere in sequenza . Il primo è di ieri, ed è un prestigioso riconoscimento internazionale – la Medaglia di Edimburgo – che talvolta premia i Nobel ma che quest’anno è andato all’Istituto Mario Negri, che nei suoi laboratori di Milano e Bergamo scopre nuovi farmaci e poi rinuncia a brevettarli. Perché – come ha più volte spiegato il fondatore Silvio Garattini - mercato e proprietà intellettuale funzionano molto male. Non garantiscono il diritto alla cura, provocano diseguaglianze e ingiustizie, inducono la formazione di monopoli, non generano innovazione, si basano su opacità e conflitti di interesse.
Ai giurati di Edimburgo questo approccio radicale è sembrato convincente dopo che sono state diffuse le statistiche finali dell’Oms sulla iniqua distribuzione globale dei vaccini nei biennio della pandemia. Dovendo riassumere questo secondo fatto, è sufficiente dire che dieci paesi ricchi – e non i più popolosi - hanno potuto disporre di quasi l’80% di tutti i vaccini contro il covid 19. Al resto del mondo sono andate le rimanenze di magazzino. Le vaccinazioni effettuate in modo così sbilanciato, ingiusto e inefficiente hanno contribuito non poco a minare la credibilità dell’Occidente.
E anche questo spiega il terzo fatto, e cioè la frequenza con cui nell’ambito delle Nazioni Unite chi rappresenta la maggioranza della popolazione mondiale vota in aperto dissenso con i paesi del G7. Si tratti dell’Ucraina o di Israele. Volendo ricucire col resto del mondo, si potrebbe cominciare col contenere la bulimia di Pfizer per investire sul modello Mario Negri.
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