Il 26 giugno, come ogni anno, si celebra la giornata internazionale contro l’abuso di droga e il traffico illecito istituita dall’Assemblea delle Nazioni Unite nel 1987 e in questi giorni, ci sarà la presentazione del Rapporto mondiale sulle droghe dell’UNODC ( l’agenzia antidroga delle Nazioni Unite) e forse anche quella della relazione annuale della DCSA ( Direzione centrale per i Servizi Antidroga-Dipartimento della Pubblica Sicurezza) sulle attività di contrasto al narcotraffico svolte nel 2023 dalle nostre forze di polizia. Si ribadirà, così, l’impegno a porre fine a questa “piaga” ma i risultati saranno i soliti, insoddisfacenti da molti anni a questa parte da quando gli americani lanciarono “la guerra alla droga” iniziando a fornire, agli inizi degli anni Novanta, ingenti aiuti economici alle autorità colombiane nelle operazioni di distruzione delle coltivazioni di coca.
Qualcosa evidentemente non ha funzionato se, a distanza di oltre trent’anni, nonostante le decine di migliaia di ettari coltivati a coca eradicati ogni anno manualmente o con un erbicida diffuso da piccoli aerei sui campi, l’estensione totale delle colture agli inizi del 2024 è ancora di circa 200mila ettari con una produzione stimata di cocaina di oltre 1.800 tonnellate l’anno. La “polvere bianca” in questi giorni in cui in Italia qualche politico ha ripreso il pericoloso discorso di legalizzare la cannabis, è sempre la droga più richiesta nei vari mercati, in particolare in quello americano ed europeo. L’azione di repressione, pure continua, non scoraggia affatto i narcotrafficanti e si susseguono i sequestri di cocaina un po’ dovunque.
Così, nel 2024 e in particolare in questi ultimi giorni, nel “privilegiato” (dalla mafia calabrese) porto di Gioia Tauro sono stati sequestrati ben 285kg di cocaina, mentre nel porto di Ravenna ne sono stati trovati circa 150kg in involucri ben impermeabilizzati nascosti sotto la linea di galleggiamento di una nave partita dal Brasile. Il consumo di cocaina, come già accennato in passato, è sempre particolarmente elevato in ambito UE e la conferma arriva non solo dai sequestri effettuati nei porti principali di Belgio, Germania, Paesi Bassi e Spagna (circa 200 ton. nel 2022) ma anche dalle analisi delle acque reflue compiute nel 2023 in 88 città di 23 paesi UE più la Turchia (dati dell’Emcdda, l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze che ha sede a Lisbona). Ebbene, nelle fognature di Anversa troviamo 1.722 mg di cocaina ogni 1000 abitanti, seguono Tarragona (1.464 mg), Amsterdam (1.210 mg), Leeuwarden (1.192 mg), Rotterdam (1.088mg). Nel documento compaiono, distanziate, anche Bolzano con 447 mg e Milano con 369 mg. Preoccupazione anche per i sequestri di fentanyl un potente oppioide sintetico (dal 2018 al 2023 si sono registrati cinque sequestri di piccole quantità anche in alcune città italiane) che negli Usa ha causato la morte di circa centomila persone solo nel 2023. È una sostanza che in alcuni paesi africani, tra cui la Sierra Leone, Liberia e Guinea, viene mescolata con cannabis (la miscela così ottenuta, di basso costo, si chiama kush) ed è molto popolare tra i giovani. La guerra alla droga è persa da tempo ( e lo dico sempre con molta amarezza dopo l’esperienza fatta in Colombia come esperto antidroga dal 1994 al 1998) non solo perché ci sono le potenti lobbies politico finanziarie che dietro una facciata pulita nascondono gli interessi economici dei cartelli internazionali dei narcotrafficanti, ma anche per l’indifferenza e il cinismo dei politici che gestiscono il potere come ricordava, anni fa, Giuseppe di Gennaro nel 1982 capo dell’Unfdac (l’agenzia antidroga dell’Onu, oggi Unodc) sottolineando come “in molte parti del mondo, compresa l’Italia, essi utilizzano il tema della lotta alla droga per ottenere consensi e sostegno. Sanno che si tratta di materia che mobilita l’emotività delle folle e che parlarne, specialmente con toni magniloquenti, porta buon frutto. Nei fatti il loro impegno è inesistente” (da “La guerra della droga”, Mondadori, Collezione Frecce, 1991).