Roma, 11 lug - “Torniamo a parlare di disinformazione provando a capire come costruire una risposta condivisa della società a questo fenomeno che ci minaccia in tanti modi: minaccia i meccanismi della partecipazione democratica, minaccia la possibilità che le persone possano capire quello che succede nel mondo e possano prendere delle scelte in base a quello che hanno compreso. È uno dei modi con cui possiamo costruire una risposta alla disinformazione, è quello dell'alfabetizzazione digitale”. Così Federica Onori, deputata di Azione, organizzatrice di una conferenza-tavola rotonda su ‘democrazia e informazione’ alla Camera. Il paragone sull’alfabetizzazione, secondo Onori “è un po’ con quello che è successo nel secondo dopoguerra, quando nel 1947 vengono istituite le scuole popolari” perché “l'analfabetismo è il primo ostacolo a una democrazia compiuta a una reale ed effettiva partecipazione dei cittadini. Allo stesso modo per essere nel nostro tempo ed esserci appieno, esserci in maniera consapevole, è necessario avere degli strumenti che ci consentano di capire, ad esempio, se una fonte è autorevole oppure no, se quello che ascoltiamo è un fatto o è un'opinione”. E questo, spiega la deputata eletta all’estero, non solo per navigare la confusione, l'incertezza delle notizie che troviamo su Internet”, ma anche “se accendiamo la tv e vogliamo provare a seguire qualche talk televisivo che parli di politica, perché lì spesso purtroppo vengono invitate persone che non fanno informazione. Che fanno anzi cattiva informazione, e a volte proprio disinformazione. E se a questo non viene affiancato qualcuno che può, diciamo, rispondere punto per punto, per dimostrare dov'è che si sta dicendo una bugia o una parziale verità, allora abbiamo un problema per la democrazia”. Più che un organismo di fact checking ufficiale, che è una cosa di cui si è parlato, però comporta moltissimi problemi di insegnare alle persone a essere fact checker di per sé. “Il livello istituzionale, quindi quello di un osservatorio più o meno ufficiale, è imprescindibile, è importantissimo, perché la disinformazione è uno degli strumenti della guerra non lineare. Banalmente, però non basta. E quello che dobbiamo cercare di costruire è dare alle persone gli strumenti per capire il mondo intorno a loro. Oggi abbiamo parlato di come costruire e di come sintetizzare un vaccino. Di come prevenire una malattia in modo che ognuno di noi abbia degli anticorpi pronti nel caso in cui serva”.
(PO / Sis)
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