Non esiste imbarazzo nella scelta: la morte di Papa Francesco e l'elezione di Papa Leone XIV sono stati gli eventi che hanno interessato tutto il mondo, potenti e sofferenti. Inoltre hanno portato all'attenzione anche popolare tutte le guerre esistenti, nonché fatto riflettere sullo sterminio della popolazione di Gaza. Questa aggravata a differenza di altre, degli Ebrei ad opera dei nazisti o dei Cambogiani ad opera di Pol Pot, dal fatto che avviene sotto gli occhi di tutti. Potrebbe cambiare peró qualcosa, anche se i presupposti che guidano il mondo rimangono gli stessi: totalitarismo della finanza, potenziata dal turbo della produzione di armamenti. L'obiettivo degli Stati non é la Pace, nonostante le parole, ma l'armamento dei popoli.
La commozione popolare per la morte di Papa Francesco non ha impedito alla Chiesa cattolica di sfoggiare la sua efficienza e rapiditá nel ridarsi il proprio capo, sia pure nella piú artigianale delle modalitá con esplicita esclusione di ogni tecnologia.
La scelta di un cardinale dal multiforme ingegno e cittadino del mondo, Roberto Francesco Prevost, ha suscitato per qualche istante delle perplessitá in quanto statunitense per colpa del suo conterraneo che da giorni ripeteva a tutti di essere padrone del mondo. È bastato il suo saluto dalla loggia centrale della basilica di S. Pietro, per far capire che si trattava dell'uomo giusto al momento giusto: il lucignolo fumigante della speranza nell'atomo opaco del male poteva dare segni di vita.
Il resto lo ha fatto la scelta del nome: Leone XIV. Al colto e all'inclita é venuto alla mente l'operato del suo predecessore omonimo, Leone XIII (1810-1903), che in un altro secolo di cambiamenti rivoluzionari aveva lasciato un segno indelebile. Come attualmente, nonostante i progressi fatti, anche allora il lavoro era in crisi, perché non ne era riconosciuto il valore e ai lavoratori la loro dignitá. Con l'Enciclica "Rerum novarum cupiditas" quel Papa aveva messo al centro dei suoi interessi la dignitá del lavoro, la socialitá delle fabbriche e soprattutto la dignitá dei lavoratori. Aveva dato il via sistematico alla cosidetta dottrina sociale della Chiesa, che impegnó e impegna molti cattolici. Correva l'anno 1981, il 13 di maggio, quando fu pubblicata l'enciclica.
Ma in quel secolo altri due personalitá si impegnarono sulle tematiche del lavoro, dei lavoratori e del capitale. Karl Marx (1818-1883), tedesco di Treviri, cittá famosa per la Porta Nigra e le magnifiche terme romane mai utilizzate dell'imperatore, patria anche di s. Ambrogio, comandante militare romano poi vescovo di Milano, nonché molto nota per il suo squisito vino bianco (della Mosella) fino a qualche lustro fa imbottigliato esclusivamente in bottiglie di vetro verde, a differenza di quello renano per il quale si utilizzava vetro marrone, pubblicó il primo libro de "Il Capitale" il 14 settembre 1867. I contenuti del libro hanno fatto la storia, anche perché il pensiero di Marx assume una coerenza totale, utilizzando praticamente, cambiando i punti di partenza, il sistema di ragionare di Emmanuel Kant.
La personalitá meno conosciuta di quel secolo, ma importantissima, fu invece Emmanuel Von Ketteler (1811-1877), vescovo di Magonza, che nel 1864 pubblicó il libro "La questione operaia e il Cristianesimo", basilare per la dottrina sociale della Chiesa cattolica, nonché per l'enciclica "Rerum Novarum cupiditas".
Il card. Ketteler é sepolto nel meraviglioso duomo di Magonza, in una cappella della navata laterale destra. Dove si recó a rendergli omaggio Papa Giovanni Paolo II il 16 novembre 1980, dopo una messa celebrata sulla piazza antistante al duomo organizzata per gli operai.
Il pensiero di von Ketteler si puó sintetizzare, dopo una riflessione su socialismo, liberalismo e cristianesimo, cosí: la dignitá della persona é centrale, quindi niente sfruttamento, né alienazione da troppo lavoro.