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ROCCELLA: FARE FIGLI
E’ UNA SCELTA CULTURALE

ROCCELLA: FARE FIGLI <br> E’ UNA SCELTA CULTURALE

“Non è solo una questione economica: oggi la genitorialità richiede libertà, stabilità e reti di prossimità. E i Centri per la famiglia devono diventare veri hub dei servizi, perché ciò che già esiste non sempre è conosciuto né accessibile”. Lo ha dichiarato la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, intervenendo ieri alla conferenza stampa promossa dalla Fondazione Magna Grecia nella Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio, per presentare i risultati della ricerca  sul tema della propensione alla genitorialità e il ricambio generazionale. Lo studio, realizzato con la direzione scientifica di Emiliana Mangone e Giuseppe Masullo dell’Università degli Studi di Salerno, si basa su un’indagine quantitativa condotta su un campione nazionale di 1.300 giovani tra i 18 e i 35 anni, e una fase qualitativa con focus group nelle regioni del Mezzogiorno. I dati rivelano che il 59,4% dei giovani considera fondamentale diventare genitore nella propria vita di coppia, ma la scelta è legata a fattori non solo economici. Il 49,5% indica come priorità l’indipendenza economica, ma contano anche una relazione stabile (38,4%) e il tempo personale disponibile (33,6%). “In una società sviluppata – ha spiegato Roccella – la scelta di avere un figlio è sempre più una decisione consapevole e ponderata. Le donne vogliono una carriera, libertà e qualità della vita. E fanno bene. Ma è su questo che occorre intervenire, se vogliamo costruire un ambiente favorevole alla genitorialità”.

Secondo la ministra, la crisi demografica nei Paesi occidentali non segue più la tradizionale logica povertà-natalità. “I Paesi con PIL più alti hanno tassi di natalità sempre più bassi. Il caso della Corea del Sud lo dimostra: oggi serve un cambio di approccio culturale, non solo economico”.

Il rapporto evidenzia inoltre una forte dipendenza dei giovani dalla famiglia d’origine. Il 79,9% si rivolgerebbe ai genitori in caso di difficoltà; solo il 4,3% si affiderebbe alle istituzioni. “Quando decidono di voler mettere al mondo un figlio – ha spiegato Mangone – lo fanno perché sono pronti, e lo fanno dentro una rete di fiducia che ruota intorno a genitori, amici, nonni. Non è la precarietà economica a frenarli, ma l’assenza di contesti sociali affidabili al di fuori della sfera privata”.

Il presidente della Fondazione Magna Grecia, Nino Foti, ha sottolineato come la denatalità debba essere affrontata insieme alla questione della longevità, in un’ottica di riequilibrio intergenerazionale. “Abbiamo proposto la nascita di un Osservatorio permanente che metta in relazione queste due sfide: la natalità e l’invecchiamento attivo. Sono due emergenze, ma possono diventare opportunità. Perché no – ha aggiunto – riconoscere anche vantaggi fiscali ai genitori che aiutano i figli, o viceversa?”.

L’evento ha rappresentato un’occasione di confronto sul piano culturale e politico, con al centro una domanda cruciale: in un Paese che invecchia sempre di più, come ricostruire le condizioni per una scelta genitoriale libera, sostenibile e desiderabile? La risposta, secondo Roccella, passa per la cultura: “Serve una visione che non metta in competizione libertà e maternità. Ma per farlo, lo Stato deve esserci, e deve esserci vicino”. (10 giu - alp)

(© 9Colonne - citare la fonte)