Nel 2024 l’ambiente ha conquistato un ruolo centrale nel dibattito pubblico italiano, ma lo ha fatto, ancora una volta, sotto il segno della parola “crisi”. A dirlo è il Rapporto Eco Media 2024, promosso da Pentapolis Institute ETS e dal magazine Eco in Città, in collaborazione con Volocom, presentato a Roma nella sede del Parlamento Europeo ‘David Sassoli’ durante gli Stati Generali dell’Informazione Ambientale. La parola “crisi”, secondo l’analisi condotta tra gennaio e dicembre 2024, è la più presente nei media italiani quando si parla di ambiente. Cambiamento climatico, siccità, eventi estremi, inquinamento: la narrazione dominante si costruisce su una percezione di emergenza costante, che se da un lato mantiene alta l’attenzione pubblica, dall’altro rischia di oscurare la dimensione propositiva del cambiamento. È un punto sollevato anche da Enrico Giovannini, portavoce di ASviS, che ha commentato: “Non mi sorprende che la parola più usata dal rapporto sia 'crisi', ma il punto è mostrare che esistono soluzioni e questo non sempre accade”. Per Giovannini ad esempio il Green Deal europeo, che secondo alcuni sarebbe in declino, è tutt’altro che morto; sono i media, piuttosto, a non raccontarne abbastanza i risultati positivi. Uno scollamento, quello tra la narrazione giornalistica e la realtà di alcuni processi virtuosi, che mina la comprensione pubblica di quanto si sta già facendo per affrontare l’emergenza climatica.
Il rapporto mostra chiaramente che, tra web, stampa, radio e televisione, l’ambiente è diventato un tema trasversale, con oltre un milione di citazioni complessive. Tuttavia, la copertura non è omogenea. Il web guida con quasi il 70% delle fonti, seguito da stampa (19%), TV (10%) e radio (3%). Nei contenuti online, si nota un forte interesse per i temi economici legati all’ambiente, come l’economia circolare, che registra quasi 900mila citazioni. Una riflessione su questo fronte è ancora di Giovannini, che ricorda come i dati parlino chiaro: “Le imprese che hanno fatto una alta scelta di sostenibilità nel 2017–20 hanno avuto aumento del valore aggiunto del 16,7 per cento in più delle altre nel triennio successivo”. Il mondo produttivo, insomma, ha già colto il potenziale della transizione ecologica, molto più di quanto spesso emerga dalle cronache. Anche Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, ha voluto riportare l’attenzione sull’importanza di un’informazione più fondata sui dati e meno sensazionalista. “Farei volentieri a meno di info che si concentrano sugli eventi catastrofici per info che incrociano i fatti, cosa che non si fa in economia e in politica”, ha osservato. Realacci sottolinea come la sostenibilità non sia solo necessaria, ma anche economicamente vantaggiosa: “O si capisce che andiamo nella direzione in cui la transizione ecologica è economicamente desiderabile oppure niente”.
Sul fronte dei contenuti, è interessante notare come la biodiversità riesca a emergere con forza soprattutto nei palinsesti radiofonici, spesso trascurati, ma ancora in grado di influenzare l’opinione pubblica con linguaggi più diretti e capillari. L’interesse è esploso a luglio, complice la cronaca dal Trentino Alto-Adige, con la gestione degli orsi al centro dell’attenzione nazionale. È un esempio lampante di come i media locali siano in grado di portare alla ribalta temi ambientali legati ai territori, mentre radio e TV nazionali faticano ancora a cogliere la complessità di queste dinamiche. Nei mesi invernali, e in particolare a novembre in occasione della COP29, le citazioni ambientali aumentano sensibilmente, con i social a fare da cassa di risonanza. Su X, TikTok, Facebook e Instagram sono stati rilevati quasi duemila post sulla conferenza, che hanno generato circa 960.000 interazioni. Ma anche qui, come evidenzia il rapporto, il tono è per lo più neutro (76%), con una quota significativa di contenuti critici (14%), in particolare verso la scelta dell’Azerbaijan come Paese ospitante. Non mancano, naturalmente, anche segnali positivi, ma restano marginali. A fronte di questa complessità, il presidente di Pentapolis Institute, Massimiliano Pontillo, ha ribadito il ruolo fondamentale dell’informazione nel favorire il cambiamento: “Sono necessarie strategie condivise, un approccio sistemico, politiche integrate e azioni concrete e misurabili, ma anche un’informazione all’altezza del compito”.
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