“Ministro Nordio, cancelli il memorandum Italia-Libia: glielo chiediamo in italiano, non in inglese, e in meno di 40 pagine”. Usa l’ironia David Yambio, attivista sudsudanese e confondatore di “Refugees in Libya”. Il riferimento è alla vicenda Almasri, generale libico ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità, rilasciato e rispedito in Libia dalle autorità italiane. E Yambio, ex bambino soldato, è stato vittima di numerosi crimini in Libia, compresi quelli di Almasri. La sua è stata una delle voci che si è levata in una conferenza stampa alla Camera, promossa in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, contro il memorandum d’intesa Italia-Libia sui migranti, siglato nel 2017 e che sta per essere rinnovato per la terza volta. “Basta sostenere i nostri torturatori in Libia, diciamo basta alla violenza, dobbiamo restituire ai rifugiati la dignità che hanno perso in Libia da tanti anni” ribadisce Mahamat Daoud, sudanese, detenuto e vittima di torture in diversi centri, tra i portavoce di Refugees in Libya. Matteo Orfini, deputato Pd che ha ospitato la conferenza stampa in Sala Berlinguer, non nasconde come la paternità del memorandum sia dell’allora ministro dell’Interno Marco Minniti e il suo dissenso da tale scelta: “E’ un momento importante – afferma – per proseguire questa campagna alla vigilia di un tacito rinnovo. Si tratta di un accordo tra governi, mai discusso e votato in Parlamento e noi ora cercheremo di portarcelo, affinché il governo non lo rinnovi. Abbiamo combattuto in questi anni un mostro ramificato e politicamente trasversale. Dobbiamo ringraziare le Ong che salvano vite umane, facendo quello che dovrebbero fare gli Stati”. “La giornata di oggi è il primo passo per supportare questa importantissima campagna, che per la prima volta nasce dall’intenzione dei sopravvissuti di denunciare in prima persona quelle che sono le conseguenze di questo accordo. Noi come società civile sono otto anni che ogni giorno denunciamo le indicibili sofferenze prodotte dal memorandum, non siamo mai stati ascoltati e speriamo che questa sia la volta buona per cambiare questa pagina scura della storia dell’Italia, che il memorandum venga annullato e che si fermi tutta la collaborazione e la legittimazione politica della cosiddetta Guardia costiera libica e che il governo italiano prenda la giusta decisione” così Bianca Benvenuti di SOS Méditerranée. “In otto anni – ricorda Benvenuti, che per la Ong è responsabile dell’advocacy internazionale e delle posizioni pubbliche - almeno 150 mila persone sono state riportate indietro in Libia: a bordo della Ocean Viking, la nave di salvataggio di SOS Méditerranée, ogni giorno raccogliamo le testimonianze di quello che succede alle persone tornate indietro, persone che tentano la traversata più di una volta e che quindi ci restituiscono con tutto il dolore queste esperienze disumane, vissute non solo nei centri di detenzione ma anche fuori, dove la violenza, la detenzione arbitraria, le torture sono veramente un’esperienza quotidiana”. “Noi chiediamo l’abrogazione di questo accordo da quando è stato promulgato, ovvero nel 2017: siamo qua di nuovo dopo una campagna iniziata nel 2022, anno in cui è stato rinnovato automaticamente per tre anni” afferma invece Serena Chiodo di Amnesty International. “Questo accordo bilaterale – aggiunge - è una delle cause delle tantissime violazioni che avvengono in Libia, contro le persone migranti e richiedenti asilo. Le conseguenze di questo accordo le abbiamo denunciate in numerosissimi report, analisi e ricerche: siamo andati sul campo a raccogliere le prove concrete, le testimonianze delle persone che hanno subito violenze, stupri, abusi e sfruttamento” spiega l’esponente di Amnesty, per poi concludere: “Testimonianze che possono portare anche le persone di ‘Refugees in Libya’, che per prime hanno subito le conseguenze di questo memorandum”. (PO / Roc) ////
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