"Rivedere, circoscrivere e precisare il reato di tortura per permettere agli agenti di fare seriamente il loro lavoro per me è da fare. E chi se non la Lega lo può fare?". Parole del vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, il quale sottolinea: "Gli agenti della polizia penitenziaria non sono potenziali delinquenti o torturatori e svolgono il lavoro in condizioni complicatissime". Immediate le reazioni contrarie delle opposizioni: "Giù le mani dal reato di tortura. Il ministro Salvini dovrebbe occuparsi di trasporti e non di altro. Vorrei fargli presente che non sono tutti gli agenti ad essere etichettati come 'torturatori', ma solo quelli perseguiti penalmente per questo reato, sul quale non permetteremo che vengano messe le mani per pura propaganda politica": lo afferma in una nota la senatrice di Alleanza verdi e sinistra Ilaria Cucchi, per poi aggiungere: "Il mio pensiero va a tutte le vittime di tortura, a partire da quelli della mattanza nell'istituto di Santa Maria Capua Vetere, e la mia solidarietà va anche ai magistrati che con la schiena dritta non si fanno intimidire". “Ci risiamo - afferma il segretario di Più Europa, Riccardo Magi - Matteo Salvini vuole l’immunità per chi abusa del potere e oggi si scaglia contro il reato di tortura, che già come configurato dalla legge del 2017 risulta debole e con ampi margini di discrezionalità, ma che ha il pregio di punire in particolare chi, tra gli operatori della sicurezza, commette abusi per esempio nei luoghi di detenzione: troppo spesso ci troviamo davanti a casi di vere e proprie torture nei confronti di persone che sono in carcere o in stato di fermo. Ma questa è l’Italia che sogna Salvini, dove vige la legge del più forte come nel Far West. Per quanto ci riguarda, il reato di tortura non si tocca. Anzi - conclude Magi - pensiamo che ci debba essere un ulteriore elemento di garanzia rispetto alle violenze delle forze dell’ordine e rilanciamo la nostra proposta dei codici identificativi sulle uniformi”. (Roc)
(© 9Colonne - citare la fonte)