Il ministro della Giustizia Carlo Nordio difende a spada tratta la riforma della giustizia che introduce la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, l’Alta Corte disciplinare e il sorteggio per la nomina dei membri del Csm. Un provvedimento che, spiega in Aula al Senato nella replica, ha una valenza profonda, anche simbolica: “Questa riforma mira a riportare, in un certo senso e nei limiti del possibile, una equità e una dignità alla politica”. Nel corso della sua replica alla discussione generale, Nordio respinge le accuse di mancanza di dialogo con opposizioni e magistratura: “Se su questa riforma non c'è stato dialogo è perché nessuno lo ha mai voluto. Dal primo giorno di questo governo la riforma è stata presentata come una priorità. Da subito si doveva e si poteva entrare in una discussione per trovare un punto di incontro. Lasciamo stare l'Anm che ha risposto con uno sciopero senza interlocuzione, ma nemmeno le parti politiche si sono offerte di dialogare”.
Una chiusura, secondo Nordio, dettata dalla convinzione che il testo non sarebbe mai arrivato a compimento: “Eravate convinti che la riforma non si sarebbe fatta, perché negli anni la politica è sempre stata subalterna alla magistratura. Pensavate che anche questa volta sarebbe stato così, e invece siamo andati avanti, e vi assicuro che andremo ancora avanti”. Il Guardasigilli rivendica inoltre la coerenza del governo e sua personale: “Nel programma elettorale queste riforme erano tutte squadernate davanti agli italiani, che le hanno accettate votandoci”. E a chi lo accusa di aver cambiato posizione nel tempo risponde: “Che io abbia cambiato idea, proprio no”, citando pubblicazioni risalenti al 1997 in cui già sosteneva questa impostazione. Di tutt’altro segno l’intervento del senatore Pd Francesco Boccia, che accusa: “Questa riforma della giustizia che separa le carriere, in realtà separa molto di più: separa l'equilibrio, separa il potere dal suo limite, separa la democrazia dal suo fondamento”. E avverte: “È un progetto che stravolge il Titolo IV della Costituzione e incrina il principio della separazione dei poteri”.
(Sis)
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