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TAJANI: NESSUNA TRATTATIVA
SENZA KIEV, NETANYAHU SI FERMI

TAJANI: NESSUNA TRATTATIVA <br> SENZA KIEV, NETANYAHU SI FERMI

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani analizza in una intervista al Corriere della Sera i “tre i fronti di guerra che l’Italia sta affrontando con le armi della diplomazia”: Kiev, Gaza e i dazi. Il vicepremier e leader di Forza Italia, che il 19 agosto sarà a Berna per parlare agli ambasciatori svizzeri nel mondo, smentisce che il governo abbia linee diverse in politica estera (“la fanno il premier Meloni e il sottoscritto. La linea del governo è molto chiara” e “quello che usa Salvini non è il mio linguaggio” precisa), ridimensiona la posizione di Crosetto contro Netanyahu (“la linea del governo è di chiara condanna. E c’è una linea sola, non più linee”) e assicura che il governo Meloni sta facendo “tutto il possibile” per convincere Israele a fermare la strage degli innocenti. E sul vertice in Alaska sottolinea: “Noi sosteniamo l’iniziativa di Trump, è un passo in avanti, un primo passo positivo perché si arrivi alla pace. Ben venga l’incontro Trump-Putin se serve a scongelare i rapporti. Ma per un accordo serve per forza anche Kiev. La pace non si può fare senza i diretti interessati, russi e ucraini”. Inoltre “la Ue è e deve essere parte determinante delle trattative, anche perché ha inflitto sanzioni alla Russia. La guerra in Ucraina è una questione che riguarda la nostra sicurezza”, “i primi obiettivi sono il cessate il fuoco e il sostegno alla popolazione civile ucraina, che l’esercito russo sta attaccando duramente. La Ue deve partecipare alle trattative e la pace non può essere una resa dell’Ucraina, questi i paletti fondamentali”.  Poi su Gaza sottolinea: “La nostra posizione è chiarissima, quel che accade a Gaza è inaccettabile. L’opposizione parla, noi facciamo i fatti. Insieme a Turchia, Emirati e Qatar siamo il Paese che ha accolto il maggior numero di malati da Gaza per assicurare loro le cure e non è facile, sono operazioni politiche. Nelle ultime ore abbiamo inviato altre 350 tonnellate di farina e ancora 100 ne invieremo nei prossimi giorni con l’Onu”. Sui dazi infine precisa: “Non sono una cosa positiva, ma bisogna vedere quali saranno gli effetti. Se i dazi imposti ad altri Paesi sono più alti, il prodotto italiano su mercato Usa diventa più competitivo. Grazie a una varietà merceologica che è seconda solo alla Cina possiamo occupare nuovi spazi e vincere la sfida. I dati dell’export sono molto incoraggianti, il primo semestre del 2025 segna +2,1% rispetto al 2024”. (13 ago - red)

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