“Il risultato dell'incontro tra Trump e Putin è stato positivo. Si arriverà a un dialogo tra Leone XIV e Trump: parleranno per arrivare alla pace”. Lo afferma, in una intervista a La Stampa, il cardinale statunitense Raymond Leo Burke, figura di riferimento in Vaticano del fronte conservatore mondiale. “Ho pregato molto per il buon esito Trump e Putin continueranno a dialogare e gli Usa possono avere un ruolo importante nel pacificare Gaza del colloquio di Anchorage. Recherà positivi effetti di pace fermando l'orribile guerra tra Russia e Ucraina” aggiunge. “Il significato è il ritorno dello spirito del dialogo tra Occidente e Oriente come nei summit tra Usa e Urss durante la guerra fredda. Vedersi è già un risultato. Si sta imboccando di nuovo la strada del confronto Washington-Mosca. Ciò è un bene e ritengo che Trump e Putin continueranno a dialogare. Ho sempre come stella polare il profondo desiderio di Giovanni Paolo II di recarsi in Russia e di avere un filo diretto con l'Est. Oggi più che mai è un modello il suo impegno di stringere legami con le comunità orientali. E così adesso è Leone XIV a rinnovare il dialogo ovest-est che ci porterà verso la pace”. “In Alaska – prosegue - è iniziato un cammino e la fondata speranza è che il dialogo vada avanti finché i capi di Stato troveranno vie di riconciliazione. Costruire ponti è sempre possibile come dimostra anche la figura di Kateri Tekakwitha, la prima santa nativa americana. I semi della preparazione evangelica li troviamo in civiltà che non conoscevano il cristianesimo. Segno che in ciascuno c'è un'anima immortale che può essere indirizzata alla ricerca della piena verità nella Chiesa. Nell'odierna epoca di relativismo etico occorre ripartire proprio dai valori non negoziabili: matrimonio, famiglia, libertà religiosa”. Può avere un ruolo la Casa Bianca anche nel conflitto israelo-palestinese? «Sì. Gli Usa possono svolgere una funzione geopolitica nel pacificare Gaza: i rapporti con Israele sono molto forti. Il governo statunitense dimostrerà la nobiltà d'animo di insistere su quello israeliano per persuaderlo e fermare il massacro. I problemi in Terra Santa sono antichissimi e risalgono al Vecchio Testamento. Con il tempo cresce il senso di non poter superare queste visioni contrapposte ma occorre farlo per il bene di tutti. E prezioso il lavoro svolto nella Striscia dal cardinale Pierbattista Pizzaballa che testimonia la fede in modo concreto indicando ai soggetti coinvolti le possibili soluzioni offerte dalla fede. Non è accettabile che ogni generazione riviva le stesse ostilità con terribili attacchi ai civili e atroci sofferenze delle famiglie e dei bambini. Quello che accade a Gaza è inammissibile. Il Papa ha detto no alla rimozione forzata di un popolo dalla sua terra e alle punizioni collettive. Deve angosciarci come cristiani la sempre più ridotta presenza dei cristiani in Terra Santa. Sono costretti a lasciare la loro patria: è ingiusto e doloroso" (18 ago - red)
(© 9Colonne - citare la fonte)