“La linea è quella di garantire la sicurezza dell'Ucraina. Non era un impegno scontato, soprattutto da parte degli Stati Uniti. Ora si fa sempre più strada l'ipotesi di Meloni su un meccanismo basato sull'articolo 5. È una delle possibili soluzioni e non è incompatibile con quella dei Volenterosi. Si possono realizzare entrambe”. Lo afferma il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in una intervista a Repubblica. “È un impegno di sicurezza che si assumerebbero le nazioni. L'idea di Meloni, discussa anche ieri, è che possa essere la Nato - come alleanza difensiva - ad assicurare a un Paese esterno come l'Ucraina la sua protezione. In alternativa, potrebbero impegnarsi a farlo singole nazioni. Si sceglierà il meccanismo migliore. Di certo, con la Nato, si garantirebbe una deterrenza superiore”. Sarebbe la Nato a difendere l'Ucraina, partendo dai confini europei, senza che Kiev aderisca? “Con ciò che prevede l'articolo 5, e cioè la difesa aerea, navale e terrestre dell'alleanza”. Se la Russia attacca, ci sarebbe un conflitto più vasto… “La pace si basa quasi sempre sul principio di deterrenza: non ti attacco perché non vincerei”. E perché Putin dovrebbe accettare una sorta di Nato bis ai suoi confini? “Perché l'Ucraina non entrerebbe nella Nato, con tutto ciò che comporta esserne membro. La Nato interverrebbe solo per difendere da un'aggressione. E poi, per molte altre ragioni. Non ultima quella che in Russia sia ciò che resta di opinione pubblica, sia gli oligarchi ed il mondo produttivo, premono per eliminare le sanzioni e riaprire rapporti. Poi, perché otterrebbe uno spazio politico e di influenza superiore. Almeno formalmente, tratta da pari con gli Stati Uniti recuperando un ruolo da superpotenza, riacquisendo influenza nel vecchio continente e comprando tempo. Non dimentichiamo che nei calcoli russi quella Ucraina doveva essere una guerra lampo”. Francia e Regno Unito però dicono: l'articolo 5 non basta. E vogliono inviare truppe di volenterosi sul terreno… “Continuo a dire da mesi: vediamo le condizioni della tregua. Una di queste, se i russi accetteranno l'articolo 5, potrebbe essere quella di non avere truppe di altri paesi, per di più europei, in Ucraina”. L'Italia sembra non sia disposta a partecipare, in ogni caso. È cosi anche se oggi gli americani incontreranno i volenterosi — a livello di Stati maggiori — per coordinare le prossime mosse? “Più che un incontro dei volenterosi, a me risulta un incontro tra i capi di stato maggiore delle nazioni che si sono incontrate a Whashington. Noi ci saremo con il generale Portolano che ho autorizzato a partecipare. Detto questo, la nostra linea non cambia. Per noi, qualcosa che riprenda l'articolo 5 pare una protezione adeguata. E non permette ai russi di dire: mandate truppe ai confini, state provocando di nuovo”. Se i volenterosi fanno parte dell'accordo con Putin, perché non partecipare? “Quando ci saranno tutte le condizioni, decideremo cosa fare. Ad oggi la proposta sul campo che sacrificherebbero la sicurezza futura ha più peso è quella di Meloni. La partecipazione dell'Italia al tavolo di Washington non era scontata. E penso sia più un riconoscimento a Giorgia, che al Paese”. E sulla cessione del Donbass chiesta da Putin aggiunge: “Penso sarebbe impossibile farlo, per l'Ucraina. Perché quella linea del fronte è la loro linea Maginot, la prima difesa del Paese dall'attacco russo. È piena di fortificazioni, si concentrano i migliori uomini. Cedere, per Kiev, significherebbe sacrificare la difesa futura. Ed è proprio per questa situazione di stallo che i russi si dicono pronti a trattare. Non a caso Lavrov dice: ‘Non è questione di territori’. Questo ci fa sperare”. (20 ago - red)
(© 9Colonne - citare la fonte)