Luca Cecca aveva 34 anni e risulta “missing in action”, formula usata dalle autorità ucraine per coloro i quali sono "dispersi in azione". Non c'è dunque un corpo ritrovato al momento nonostante il "Memorial International Volunteer for Ukraine" ovvero la pagina Facebook che ricorda la memoria dei caduti, abbia annoverato il suo nome. Nono italiano morto in un conflitto straniero. Ma Luca, stando ai racconti di chi lo ha conosciuto, non era partito per l'Ucraina con la volontà di prender parte ai combattimenti contro la Russia. “Non era un mercenario ma un idealista, un ragazzo intelligentissimo, buono, che si preoccupava molto degli altri. Se avessi potuto legarlo pur non di non farlo partire, l'avrei fatto ma per Luca già anni fa quel viaggio significava aiutare gli altri” le parole di Angelo Falcone, titolare dell'omonimo ristorante a due passi da via Cipro, dove Luca Cecca ha lavorato per anni prima di partire, dalle pagine del Messaggero. “In Ucraina era già andato nel 2023 ma poi era tornato ed è ripartito nell'agosto del 2024”, prosegue Falcone. “L'ultima volta che lo abbiamo sentito è stato prima dello scorso Natale poi nulla ma ci tengo a sottolineare come abbia lasciato l'Italia non per interessi economici, non ne aveva bisogno, ma perché era un idealista con a cuore la sorte di molte persone”. In base a quanto finora ricostruito l'uomo risultava disperso proprio dal dicembre del 2024, il padre non avendo più notizie del figlio, aveva sporto denuncia ai carabinieri della stazione di Santa Marinella. Il suo cellulare suonava a vuoto ma pensava e sapeva che fosse lì in Ucraina. Come fosse arrivato a unirsi ai combattenti è tuttora sconosciuto. “Non era partito con quell'intenzione - aggiunge ancora Falcone - era un ragazzo brillante, pensi che si laureò senza quasi dirlo a casa e quando arrivò il momento organizzammo al ristorante una festa per lui. Vedevo i suoi genitori, la felicità per quel traguardo inaspettato ma raggiunto in breve tempo, l'orgoglio e la commozione. Luca per me ma anche per tanti miei familiari che venivano al ristorante, per gli altri dipendenti ed anche per i clienti era una persona gentile, dotata di cuore, sensibilità”. Appassionato di storia, di relazioni internazionali - materia in cui si è laureato - conoscitore di diverse lingue, aveva scritto e pubblicato anche un libro di poesie. “’Basso profilo’ ti facevi chiamare - aggiunge nel ricordo una cara amica - perché a te di farti notare non è mai importato nulla”. A Roma lascia due genitori e un fratello che lavora nella ditta del padre e un gruppo di tanti amici che con lui sono cresciuti e che oggi lo piangono. Pare che l'ultima traccia Cecca l'abbia lasciata mentre partecipava a una missione nel Donetsk, vicino a Toretsk, poi il silenzio. “Scrivevi sui muri ‘ho paura dei miei simili perché siamo così diversi’ - ha concluso l'amica - buon cammino ovunque tu vada”. (26 ago - red)
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