Il 30 agosto del 1965 una valanga di ghiaccio e roccia seppellì 88 operai che lavoravano a Mattmark, in Svizzera, alla costruzione della diga più grande d’Europa situata nella parte più profonda della Valle di Saas, nel Canton Vallese. Tra le vittime anche 56 italiani, emigrati in cerca di lavoro all’estero provenienti dalle provincie di tutto il Paese, dalle Alpi alla Sicilia.
Un disastro che suscitò molto scalpore, accomunando nel dolore italiani e svizzeri, cui seguì una lunga vicenda giudiziaria – le baracche degli operai erano state costruite in una zona a rischio –, culminata nell’assoluzione degli imputati.
Una catastrofe naturale, ma anche un’altra grande tragedia sul lavoro in Europa nove anni dopo quella di Marcinelle.
Tragedie che, insieme a quella del 1907 a Monongah, negli Stati Uniti, hanno segnato la storia dell’emigrazione italiana nel mondo. Una storia che non va dimenticata e con essa il fondamentale contributo che la nostra diaspora ha fornito, e continua a fornire, allo sviluppo economico dei Paesi di accoglienza e dell’Italia.
LE PAROLE DI MATTARELLA Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato al Presidente del Comitato “Mattmark 2025” e dell'Associazione Italia Valais, Domenico Mesiano, il seguente messaggio: “La commemorazione del 60° anniversario della tragedia della diga del Mattmark, che provocò la morte di ottantotto persone, tra cui ben cinquantasei italiani, rinnova l’angoscioso ricordo di una fra le più drammatiche pagine del lavoro italiano all’estero. La storia della nostra emigrazione ci narra dell’impegno e del sacrificio di tanti connazionali che hanno cercato, lontano dalla propria terra, di costruire per sé e per le proprie famiglie un futuro migliore. È parte incancellabile della nostra identità di italiani che porta la Repubblica a farsi promotrice, in Patria, a livello europeo e internazionale, di regole che garantiscano un lavoro equo, sostenibile, sicuro. La dignità umana passa attraverso la tutela dei lavoratori e della sicurezza nei luoghi di lavoro, troppo spesso trascurati da logiche di mero profitto. La valanga di ghiaccio - il più grande disastro naturale nel Canton Vallese - si abbatté sulle baracche che ospitavano, nel cantiere, i lavoratori, causandone la morte. Al valore della laboriosità dei lavoratori di ogni Paese periti in quella tragica circostanza si rivolge la partecipe vicinanza della Repubblica Italiana ai familiari delle vittime e a quanti sono oggi uniti nel ricordo di quel doloroso evento”.
PRESIDENTE FONTANA: MEMORIA SACRIFICIO NOSTRI PADRI SIA INDELEBILE
"Sessant’anni fa la tragedia di Mattmark spezzò 88 vite, 56 erano italiani. Ai familiari delle vittime e a chi porta nel cuore i segni di quella sciagura va la mia vicinanza. Mattmark fu una delle pagine più drammatiche della storia dell'emigrazione italiana nel dopoguerra, che è doveroso ricordare affinché sia scolpito nel presente e nel futuro il sacrificio dei nostri connazionali, a cui rivolgiamo, oggi e sempre, il nostro pensiero, la nostra riconoscenza e il nostro rispetto". Così il Presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana.
IL CGIE celebra il 60° anniversario della tragedia Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero sarà presente alla celebrazione per il 60° anniversario di quella tragedia con la sua segretaria generale Maria Chiara Prodi e una delegazione composta da Filippo Ciavaglia, Giangi Cretti, Oscar De Bona, Giuseppe Rauseo, on. Toni Ricciardi, Barbara Sorce e Carmelo Vaccaro, per commemorare le vittime di quel disastro rendendo omaggio ai loro familiari, ricordare il contributo storico di quella tragedia alla riflessione sui temi connessi alla sicurezza sul lavoro e sottolineare l’importanza di mantenere viva la memoria del contributo delle generazioni di emigrati italiani attraverso un impegno concreto per la promozione dell’insegnamento della storia dell’emigrazione nei percorsi scolastici e attraverso i media. Obiettivo su cui sarà concentrata l’attività del CGIE nei prossimi mesi, anche grazie alla collaborazione con altre istituzioni come il Museo nazionale dell’emigrazione, nell’approssimarsi del quarantesimo anniversario dell’istituzione della rappresentanza delle comunità italiane all’estero.
Numerose le autorità svizzere e italiane e le associazioni che interverranno alla cerimonia commemorativa organizzata dall’Associazione ItaliaValais e dal comitato ad hoc “Mattmark 2025” con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia a Berna, del Consolato Generale d’Italia a Ginevra e del Governo del Cantone Vallese.
RICCIARDI (PD), COLTIVARE LA MEMORIA DI QUESTA TRAGEDIA DELL’EMIGRAZIONE ITALIANA
“Il 30 agosto 1965 una valanga di più di 2 milioni di metri cubi di ghiaccio seppellì 88 dei lavoratori impegnati nella costruzione della diga in terra più grande d’Europa. Di questi, 56 erano italiani. Come a Marcinelle, la tragedia determinò un momento di cesura nella lunga e travagliata storia dell’emigrazione italiana, segnando un punto di non ritorno. La catastrofe suscitò molto scalpore in tutta Europa: per la prima volta, stranieri e svizzeri morivano l’uno a fianco all’altro”. Lo ha dichiarato Toni Ricciardi, storico delle migrazioni e vicepresidente del gruppo Pd, nel corso delle celebrazioni che si sono svolte a Mattmark questa mattina .“Erano gli anni nei quali l’emigrazione si andava progressivamente meridionalizzando; il Mezzogiorno si svuotava senza sosta, mentre la piccola Svizzera accoglieva da sola quasi il 50% dell’intero flusso migratorio italiano: più di 2 milioni e mezzo di persone, dall’immediato secondo dopoguerra e fino agli anni Ottanta. Molte furono impegnate nella costruzione di grandi opere, come la diga di Mattmark. L’oblio nel quale è caduta questa tragica pagina dell’emigrazione italiana ci fa parlare di Mattmark come di una “Marcinelle dimentica”. Oggi sta a noi ricordare che la Repubblica italiana si fonda sulla emigrazione e che sarebbe necessario maggiore senso della storia per affrontare le crisi di oggi. Mattmark è una storia di lavoro insicuro, di sfruttamento ma anche di processi economici e migratori che tuttora si somigliano e che dovremmo imparare a comprendere e non strumentalizzare. Grazie a chi ha mantenuta viva la memoria di questa tragedia e nel sessantesimo riconosce il sacrificio e il tributo di sangue pagato dai nostri connazionali nella più grande tragedia industriale dell’edilizia che la Svizzera ricordi. Coltiviamo la memoria”. Così ha concluso Ricciardi. (red)
LA SINDACA SUCCURRO: SAN GIOVANNI IN FIORE NON DIMENTICA I SUOI SETTE FIGLI CADUTI AL LAVORO
San Giovanni in Fiore ricorda oggi, 30 agosto, il sessantesimo anniversario della tragedia di Mattmark, avvenuta in Svizzera nel 1965. Alle ore 17.15 di quel giorno, un’enorme massa di ghiaccio si staccò dal ghiacciaio di Allalin e travolse il cantiere della diga in costruzione. Morirono 88 lavoratori, tra cui sette operai originari di San Giovanni in Fiore, mentre altri rimasero feriti. La sindaca Rosaria Succurro ha rivolto un pensiero commosso ai caduti e alle loro famiglie: “Sessant’anni dopo, il ricordo di quella tragedia – ha detto – resta vivo nella coscienza della nostra comunità. I nostri sette concittadini persero la vita in un cantiere lontano, per costruire con il lavoro il futuro delle loro famiglie. A tutte le vittime va il nostro pensiero commosso e ai loro familiari il nostro abbraccio”. La sindaca ha parlato anche delle vedove sangiovannesi, mogli di quei lavoratori. “Quelle donne – ha sottolineato – hanno vissuto una vita segnata dalla perdita. Hanno custodito con dignità e forza la memoria dei loro mariti e portato avanti con enorme coraggio le loro famiglie, cresciuto i figli e alimentato la speranza. A loro va oggi la vicinanza di tutta San Giovanni in Fiore”. Succurro ha poi allargato lo sguardo al presente: “Ogni giorno in Italia, e anche in Calabria, si consumano nuove morti bianche. È un dolore che continua a colpire famiglie e comunità e che ci ricorda quanto sia urgente rafforzare la tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro. Servono – ha affermato la sindaca – regole più stringenti e controlli più efficaci, perché il lavoro non deve finire in tragedia”. Sul piano istituzionale, la sindaca ha aggiunto: “Le Regioni hanno un ruolo importante nelle politiche per la sicurezza. Dovremo allora impegnarci tutti con maggiore coesione per la tutela dei lavoratori, che sono l’anima e la forza di ogni comunità locale. Il nostro compito è ricordare sempre quel sacrificio, che deve restare monito e memoria condivisa. San Giovanni in Fiore – ha concluso Succurro – non dimentica i suoi figli caduti al lavoro, lontano dalla propria terra”.
LA MOSTRA 30 agosto 1965. Un normale lunedì di lavoro. Almeno fino alle 17.15, quando in pochi istanti tutto cambia e una giornata come tante si trasforma in tragedia. Siamo in Svizzera, nel Canton Vallese, a circa 2.200 metri di quota in una località chiamata Mattmark. Centinaia di operai, soprattutto stranieri, sono impegnati a costruire la diga in terra battuta più grande d'Europa. Un'opera monumentale, modellata da faticosi turni di lavoro che vedono tra i protagonisti anche decine e decine di bellunesi giunti da tutta la provincia. Nell'organizzazione del lavoro, oltre al cantiere base, una parte delle officine e degli alloggi dei lavoratori viene posizionata sotto la lingua del ghiacciaio Allalin, che proprio quel 30 agosto si mette in moto. Un blocco di circa 2 milioni di metri cubi di materiale si stacca e comincia una letale discesa che travolge tutto ciò che incontra sulla propria strada. Anche uomini e donne: «Niente rumore - ricorderà un testimone - solo un vento terribile e i miei compagni volavano come farfalle. Poi ci fu un gran boato, e la fine. Autocarri e bulldozer scaraventati lontano». Ottantotto persone rimangono schiacciate sotto quella valanga. Cinquantasei sono emigrati italiani, diciassette bellunesi. Una sciagura che rimane senza colpevoli: ai processi di primo grado e di appello, istituiti molti anni dopo, nel 1972, la sentenza è di assoluzione per tutti gli imputati: la tragedia non era prevedibile. Oltre al danno la beffa: i famigliari delle vittime sono costretti a pagare metà delle spese processuali. È il racconto che si ritrova anche nella mostra immersiva “Mattmark, 30 agosto 1965: morti sotto il ghiaccio, vivi nella memoria”. La mostra – come fa sapere con una nota l’Associazione Bellunesi nel mondo - è visitabile fino al 31 dicembre.(red)
ZAIA: GIORNO DI MEMORIA E RICONOSCENZA “È una giornata di grande dolore per il Veneto il 30 agosto perché ricorrono sessant’anni esatti da quando sul ghiacciaio dell’Allalin, in Svizzera, si è consumata una tragedia immane. Una di quelle sciagure in luoghi di lavoro destinate a ricordare al mondo i sacrifici di un’emigrazione operosa che vide tra i principali protagonisti proprio i veneti. Un dato confermato dai freddi numeri della strage: 17 vittime erano bellunesi tra le 56 italiane e le complessive 88 di varie nazionalità. La nostra regione ricorda i suoi Eroi insieme agli altri Caduti e il loro sacrificio con commozione e riconoscenza”.
Così il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ricorda i gli operai veneti, di varie località del Bellunese, che persero la vita il 30 agosto del 1965, sotto la valanga che investì il cantiere di una diga a Mattmark, nelle montagne del Canton Vallese.
“Come già l’anniversario di Marcinelle, anche questo giorno rappresenta un monito a non dimenticare e onorare la storia della nostra emigrazione, a non perdere la memoria dei giorni in cui tantissime persone partivano dalla nostra terra verso tutti i continenti in cerca di fortuna o anche solo per garantire il pane necessario alla famiglia. Una vera epopea del lavoro che ci ricorda da un lato come il Veneto prima di essere il grande polo economico di rilievo internazionale che conosciamo sia stato luogo di miseria diffusa, dall’altro come i Veneti, sfidando il sacrificio e rispettosi delle regole, abbiano costruito il benessere non solo della loro terra ma anche dei paesi che li hanno accolti”. (red – 30 ago)
MATTMARK, OSNATO (FDI): DA TRAGEDIA TANTI INSEGNAMENTI, LE ISTITUZIONI NON DIMENTICANO
“La tragedia di Mattmark ci ricorda tante cose a cui tutti, cittadini e istituzioni, dovremmo essere molto legati: la sacralità della vita e della dignità umana, di cui la sicurezza sul lavoro è una fra le declinazioni più importanti; il valore che gli italiani hanno sempre portato in Svizzera, contribuendo alla crescita di una tra le più floride economie del mondo; lo slancio per la costruzione delle infrastrutture, che è fondamentale in ogni epoca ma oggi si affianca a una maggiore sensibilità per la tutela del paesaggio”. Lo dichiara Marco Osnato – presidente della Commissione Finanze della Camera e responsabile economico di Fratelli d’Italia – ricordando i sessant’anni dalla sciagura in cui, durante la costruzione di un’imponente diga nel canton Vallese, a causa del distacco di un ghiacciaio morirono quasi 90 persone, in gran parte italiani. “Lo scorso giugno, il Parlamento ha voluto onorare la memoria delle vittime con una mostra allestita presso la Biblioteca della Camera. La mia gratitudine va soprattutto al collega Toni Ricciardi, che con le sue ricerche storiche ha riportato l’attenzione su una tragedia spesso dimenticata nel tempo”, prosegue l’esponente di FdI. “Da bellunese, sono profondamente sensibile su questo tema: Mattmark, in cui perirono molti emigranti provenienti dalla provincia di Belluno, arriva appena due anni dopo il tremendo Vajont. La questione di fondo resta la stessa: non rinunciare alle grandi opere solo perché ‘difficili’, ma far sì che le imprese infrastrutturali promuovano la salute e il benessere non soltanto delle popolazioni locali, ma anche delle maestranze coinvolte. E’ così che lo sviluppo delle Nazioni si coniuga a quello ‘integrale’ della persona umana”, conclude Osnato.
CASTELLONE (M5S): DA TRAGEDIE DI MATTMARK E BRANDIZZO IMPARARE CHE SICUREZZA È VALORE INNEGOZIABILE
“Oggi ricorre l’anniversario di due tragedie, quella di Mattmark dove sessant’anni fa morirono 88 operai di cui 56 italiani e quella di Brandizzo, che nel 2023 è costata la vita a 5 operai. Condivido le parole del Presidente Mattarella, secondo cui ‘la dignità umana passa attraverso la tutela dei lavoratori e della sicurezza nei luoghi di lavoro, troppo spesso trascurati da logiche di mero profitto’. I dati ci dicono, purtroppo, che gli incidenti mortali sul lavoro sono ancora estremamente elevati. Ne consegue che le misure introdotte fin qui sono inadeguate. Sulla sicurezza sul lavoro bisogna aprire un grande ‘cantiere’ che vada oltre gli schieramenti politici e che si ponga come unico obiettivo la salvaguardia della salute e della vita dei lavoratori. Il M5S ha già avanzato delle proposte ed è pronto, come sempre, a fare la sua parte”. Lo afferma la capogruppo del M5S in 10a commissione al Senato e vicepresidente di Palazzo Madama Mariolina Castellone. (pO red 30 ago)
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