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direttore Paolo Pagliaro

DOMANI VIA ALLA CACCIA
L’APPELLO DEL WWF

DOMANI VIA ALLA CACCIA <br> L’APPELLO DEL WWF

 Domani, domenica 21 settembre si apre in tutta Italia la stagione venatoria. Una data che segna ogni anno l’avvio di una strage per milioni di animali e la limitazione della libertà di vivere la natura, ma che oggi impone una riflessione più profonda: la caccia è diventata un vero e proprio caso nazionale, al centro di una deriva legislativa che mina i principi di tutela della biodiversità e di rispetto del diritto.

Dall’inizio della legislatura, Parlamento e Governo hanno introdotto norme sempre più permissive, forzando regolamenti e violando sia la Costituzione sia le direttive europee. In meno di tre anni la legge sulla caccia è stata modificata undici volte in ventidue punti, con conseguente apertura di tre procedure da parte dell’Unione Europea. Tra i casi più gravi vi è l’impossibilità per i tribunali di sospendere la caccia anche quando autorizzata da provvedimenti manifestamente illegittimi, con il rischio di danni irreparabili per l’ambiente. Grazie a un ricorso presentato anche dal WWF Italia e da altre associazioni al TAR Marche è stato possibile ottenere un primo risultato per arginare gli effetti di questa misura, ma questa e altre modifiche saranno portate davanti alla Corte costituzionale.

Scandalosa è stata l’abolizione del divieto di caccia nei valichi montani, luoghi di passaggio obbligato per gli uccelli migratori, inserita con un emendamento nella Legge per la montagna. Dopo oltre trent’anni di inadempienza, quando la Magistratura aveva finalmente imposto il rispetto del divieto, il Parlamento ha scelto di cancellarlo, lasciando prive di protezione aree di cruciale importanza ecologica ed esponendole a vere e proprie stragi di uccelli migratori. A ciò si aggiunge la caccia in deroga ai fringuelli, autorizzata a livello nazionale e poi adottata da diverse regioni con provvedimenti palesemente illegittimi, tutti impugnati dal WWF e dalle altre associazioni davanti ai tribunali amministrativi.

Questa ossessione legislativa, che rende le istituzioni nazionali e regionali ostaggio dei cacciatori e dei fabbricanti di armi, rappresenta una forzatura inaccettabile. La caccia in Italia nella grande maggioranza dei casi non rappresenta uno strumento davvero utile nella gestione delle specie selvatiche e per la riduzione dei danni all’agricoltura: è un’attività ricreativa che impatta su beni comuni fondamentali come la biodiversità, la salute pubblica – a causa dell’inquinamento da piombo e del rischio zoonosi – la sicurezza delle persone, la libertà di fruizione delle aree naturali e persino lo sviluppo economico legato all’agricoltura e al turismo sostenibili. È oltretutto responsabile di disequilibri ecologici come nel caso delle immissioni a scopo venatorio del cinghiale.

Il quadro è reso ancora più drammatico dal Disegno di Legge “caccia selvaggia”, in discussione al Senato. Si tratta di una proposta di legge pessima che gli emendamenti proposti dalla maggioranza sono riusciti a peggiorare: una legge da fermare assolutamente perché, se fosse approvata, segnerebbe la fine della protezione della fauna selvatica in Italia. Tra le misure più inquietanti figurano il riconoscimento della caccia come “patrimonio culturale nazionale”, la possibilità di catturare uccelli per usarli come richiami vivi, l’allungamento della stagione venatoria oltre febbraio, la riduzione delle aree protette con l’apertura di spiagge e boschi demaniali alla caccia, l’introduzione di pratiche pericolose come la caccia notturna con silenziatori o su terreni innevati, la totale deregulation nelle aziende faunistiche private e l’estensione della cacciabilità a specie oggi protette come l’oca, lo stambecco e il piccione. Si aggiunge il ridimensionamento della tutela per specie già vittime di bracconaggio, come il lupo, o specie di cui abbiamo pochi dati utili per stimare i parametri di base della popolazione, come lo sciacallo dorato, l’apertura illimitata a cacciatori stranieri e la drastica riduzione dei poteri di controllo delle forze dell’ordine e delle guardie venatorie volontarie.

Il WWF ribadisce con forza la propria opposizione a questa deriva normativa e continuerà a contrastarla in tutte le sedi istituzionali, giuridiche e sociali. La petizione “Stop Caccia Selvaggia” ha già raccolto oltre 85mila firme, segno che molti cittadini italiani non condividono queste scelte come testimoniano tutti i sondaggi che da sempre danno la grande maggioranza degli italiani contrari alla caccia. Per questo l’Associazione continuerà con decisione il suo impegno a difesa della fauna, della biodiversità e del diritto delle future generazioni a vivere in un Paese con una natura sana, viva e ricca.   

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