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Fabiola Ferrero riceve il Premio IILA-Fotografia: aperta al Museo di Roma in Trastevere “Migrazioni”

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Fabiola Ferrero riceve il Premio IILA-Fotografia: aperta al Museo di Roma in Trastevere “Migrazioni”

Si è tenuta il 30 settembre al Museo di Roma in Trastevere la cerimonia di premiazione della XVI edizione del Premio IILA-Fotografia, alla presenza della direttrice dei Musei Civici di Roma Ilaria Miarelli Mariani e della segretaria culturale dell’IILA Claudia Barattini. Un momento di grande partecipazione che ha segnato l’apertura della mostra Migrazioni, in programma da fino al 9 novembre nello stesso museo. Nato nel 2008 dalla collaborazione fra l’IILA e FOTOGRAFIA – Festival Internazionale di Roma, il premio è un riconoscimento internazionale rivolto ai fotografi latinoamericani under 40 dei paesi membri IILA, che offre al vincitore una residenza di un mese a Roma e la presentazione del lavoro nell’edizione successiva. Il premio si prefigge come obiettivi la promozione delle nuove tendenze della fotografia latinoamericana, lo sviluppo di scambi istituzionali e la creazione di reali opportunità di professionalizzazione e dialogo con la realtà socio-culturale italiana. Quest’anno la giuria, composta dai fotografi Dario Coletti, Giovanni De Angelis e Simona Ghizzoni, ha decretato vincitrice Fabiola Ferrero (Repubblica Bolivariana del Venezuela) con il progetto Buscando los olivos, e ha assegnato due menzioni d’onore a Karolainne Rosero (Colombia) per Abeja Mestiza e ad Alfredo Zúniga (Nicaragua) per Desplazados de Mozambique. La mostra Migrazioni si dispiega come un racconto corale in cui lo spostamento non è solo geografia ma memoria e trasformazione, Ferrero riannoda i fili di una genealogia italo-venezuelana cercando in Italia un uliveto perduto e trovando, lungo strade e archivi, forme ibride di casa; Rosero stratifica cera e immagine affinché la tecnica dell’encausto, velando e svelando, operi come la memoria, e nelle api riconosce la trama instancabile di un’identità meticcia in movimento; Zúniga, con uno sguardo fermo e lucido, registra l’esodo interno nel nord del Mozambico, campi, attese, sguardi che denunciano e insieme proteggono la dignità.


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