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''Pisicologia delle folle''
parla anche a noi

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

''Pisicologia delle folle'' <br> parla anche a noi

"PSICOLOGIA DELLE FOLLE", LE BON PARLA ANCHE  DI NOI  

"Di quel panorama fatto di leader carismatici, oceaniche folle adoranti e propaganda di massa, 'Psicologia delle folle'  ha iniziato presto ad apparire non solo come un testo anticipatore, ma come un vero fondamento, sia ideologico sia pratico: una sorta di libretto d'istruzioni su come manipolare le masse, a uso e consumo dei dittatori". Francesco Gallino ha curato una nuova edizione di "Psicologia delle folle" di Gustave Le Bon, in uscita per Bollati Boringhieri. Tradotto in decine di lingue e cruciale per figure come Freud, Pareto, Theodore Roosevelt e Mussolini, "Psicologia delle folle" (1895) di Gustave Le Bon è uno dei testi più influenti – e controversi – della modernità. Venerato e detestato con pari intensità, ha ispirato scienziati politici, leader e strateghi militari. Ma è stato anche messo al bando dal mondo accademico – oltre che per le sue posizioni razziste e misogine – per le affinità con le retoriche totalitarie del Novecento, di cui è stato considerato da alcuni un vero e proprio fondamento, ideologico e pratico. Eppure, Psicologia delle folle parla innanzitutto alle democrazie. Contro l’ottimismo razionalista di molte teorie progressiste, infatti, Le Bon parte da un presupposto radicale: gli esseri umani sono profondamente irrazionali, soprattutto quando agiscono in gruppo. Le nostre scelte non dipendono dalla logica o dal calcolo: derivano da spinte profonde, radicate nella storia evolutiva del popolo e della specie. Motori nascosti ma potentissimi. La speranza, il mistero, il prestigio, la paura, il contagio mentale: tutte queste forze plasmano il modo in cui percepiamo il mondo, molto più dell’evidenza logica o del dato di realtà.
Pubblicato nel 1895, Psicologia delle folle conserva un’attualità inquietante. Se molte delle sue tesi restano discutibili, il nucleo del libro continua a parlare al nostro presente: dai populismi alla crisi delle democrazie, Le Bon offre strumenti sorprendenti per leggere le derive emotive che attraversano la sfera pubblica contemporanea.
In Italia mancava ancora un’edizione critica, capace di restituire la complessità teorica di un’opera che ha segnato la cultura di massa, la sociologia e la psicologia politica del secolo scorso. Questa nuova edizione nasce per colmare quel vuoto, offrendo una traduzione rigorosa e strumenti interpretativi all’altezza del fascino – tuttora vivo – di un classico disturbante, magnetico, e oggi più necessario che mai. 

L'AUTORE. Gustave Le Bon (1841-1931) è stato uno dei pensatori sociali più influenti della prima metà del XX secolo. Medico, psicologo ed etnografo – ma anche autore di studi di fisica delle radiazioni che gli valsero una candidatura al Nobel – fu un intellettuale poliedrico ed eterodosso: pur muovendosi al di fuori dei circuiti accademici ufficiali, godette di vasta notorietà internazionale, oltre che di un forte successo di pubblico. La sua fama è oggi principalmente legata al suo testo più celebre, Psicologia delle folle (1895), opera fondativa della psicologia sociale, celebrata da Sigmund Freud e considerata d’ispirazione da molti dei maggiori statisti, analisti e social scientists del Novecento. Tra le sue opere si ricordano inoltre Lois psychologiques de l’évolution des peuples (1894), Psychologie du socialisme (1898), Psychologie de l’éducation (1902), e La Révolution française et la Psychologie des révolutions (1912).




FEDERICO CONDELLO RACCONTA LA "FEROCE MEDEA" 


Abbandonata dal marito Giasone, Medea consuma la sua atroce vendetta: uccide dapprima la donna rivale e il padre di lei. Poi – pur straziata, e consapevole del suo gesto abnorme – trucida i suoi stessi figli, perché questo è il modo migliore per infliggere al marito traditore la più dura delle sofferenze. Dopo il delitto fuggirà sul carro del Sole, suo progenitore, impunita e trionfante. Mai nessuno, prima di Euripide, ha messo in scena l’infanticidio di Medea: una novità destinata a sconcertare il pubblico, che assiste impotente alla scoperta del piano sanguinario. Con scrittura felice, Federico Condello in Medea riscopre la tragica eroina di Euripide così come apparve agli esterrefatti spettatori ateniesi in una mattina di primavera del 431 a.C., ne disvela la ferocia occultata da secoli di riscritture innocentistiche, e ci induce a rivivere l’effetto paralizzante di una storia letteralmente inaudita.

L'AUTORE. Federico Condello è professore ordinario di Filologia classica nell’Università di Bologna e coordina il Laboratorio di traduzione specialistica dalle lingue antiche (TraSLA). Tra i suoi libri più recenti ricordiamo «La scuola giusta. In difesa del liceo classico» (Mondadori, 2018).


"POST-OCCIDENTE", COME IL 7 OTTOBRE RISCRIVE LA STORIA   


Il 7 ottobre ridisegna la storia. Allineati con il Sud del mondo, anche in Occidente molti condividono le ragioni che hanno scatenato il pogrom, e accusano Israele di genocidio. Sono così chiamati in causa i princìpi che hanno fondato l’Occidente, i suoi valori democratici, la civiltà dei diritti, le basi del sistema internazionale. "Post-Occidente. Come il 7 ottobre riscrive la nostra storia" è il titolo del saggio di Raffaele Romanelli, pubblicato da Laterza. A partire dal 7 ottobre 2023, un crescendo di lutti ha investito Israele e l’intera Palestina. Alle violenze efferate di quel giorno si è aggiunta la dura cattività degli ostaggi, morti e vivi oggetto di trattative e scambi. Contro il diluvio di bombe israeliane riversatosi sulla Striscia di Gaza si sono sollevate l’opinione pubblica mondiale e le organizzazioni internazionali. Si sono riproposti temi antichi: i limiti di una ‘guerra giusta’, il valore dei ‘diritti umani’, le basi dell’ordine internazionale. Nelle piazze, nei cortei dell’Occidente, nei fulminei messaggi dei social, l’ostilità verso Israele coinvolge le ragioni del sionismo e dello stato ebraico. Insieme allo spettro dell’antisemitismo sono così riapparsi i mostri di un passato che si immaginava superato. Sono risuonati i concetti di colonialismo e di apartheid, di nazismo, di genocidio e di pulizia etnica, slogan schiacciati sul presente, gridati senza consapevolezza del loro spessore storico, branditi come stigma morale, come arma ideologica. Secondo l'autore, senza conoscenza del tempo e della storia, le piazze e le accademie in realtà muovono l’Occidente contro se stesso, identificandolo con il ciclo secolare dell’appropriazione coloniale, fino a travolgere la difesa dei diritti e la democrazia liberale, che di quell’Occidente sono pilastri principali.

L'AUTORE. Raffaele Romanelli, storico, ha insegnato presso l’Università di Pisa, l’Istituto Universitario Europeo di Firenze, la Sapienza Università di Roma e la Luiss Guido Carli di Roma. Socio fondatore della Società per lo Studio della Storia Contemporanea (Sissco), ne è stato presidente dal 1999 al 2003. Ha fatto parte della redazione di “Quaderni storici” e ha diretto il Dizionario Biografico degli Italiani dell’Enciclopedia Italiana. Tra le sue più recenti pubblicazioni: Duplo movimento. Ensaios de História (Livros Horizonte 2008); Importare la democrazia. Sulla costituzione liberale italiana (Rubbettino 2009); Gli imperi nell’età degli stati in Impero, imperi. Una conversazione (a cura di, L’ancora del Mediterraneo 2010); Ottocento. Lezioni di storia contemporanea (Il Mulino 2011); Novecento. Lezioni di storia contemporanea (Il Mulino 2014); Nelle mani del popolo. Le fragili fondamenta della politica moderna (Donzelli 2021). Per Laterza è autore di L’Italia e la sua Costituzione. Una storia (2023).

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