Il nuovo piano “Transizione 6.0”, in fase di elaborazione al ministero delle Imprese e del Made in Italy, potrebbe determinare una ripresa degli investimenti industriali tra l’8% e il 10% nel biennio 2026-2027, con un contributo positivo al PIL fino a 0,4 punti percentuali all’anno. La misura, che dovrebbe essere finanziata con risorse nazionali per circa 3,5 miliardi di euro, punterà a rilanciare la spesa per macchinari e tecnologie legate alla doppia transizione digitale ed ecologica. Lo evidenzia un'analisi del Centro studi di Unimpresa secondo la quale Transizione 5.0, finanziato dal Pnrr, disponeva di 6,3 miliardi di euro, ma solo 2,2 miliardi risultano finora utilizzati, pari a poco più del 35% del totale. “Entro fine 2025 – si legge nello studio – il tiraggio complessivo potrebbe arrivare al 40-45%, molto inferiore alle attese iniziali”. Le cause principali vengono individuate nella burocrazia e nei ritardi attuativi, con oltre sei mesi medi di tempo tra ordine e consegna dei macchinari, e nell’esclusione dei settori energivori come siderurgia, ceramica e vetro. Il nuovo piano, che potrebbe essere operativo da inizio 2026, prevede una consultazione con associazioni di categoria e sindacati entro ottobre e si baserà su uno degli strumenti fiscali già sperimentati: credito d’imposta o iperammortamento. Secondo Unimpresa, “il credito d’imposta è la formula più inclusiva, perché consente di accedere agli incentivi anche alle imprese non in utile, che rappresentano il 45% del totale nazionale, e garantisce una fruizione in tre anni”. Durante l’esperienza di Impresa 4.0, gli investimenti in beni strumentali erano cresciuti dell’11% tra il 2017 e il 2019, mentre nel periodo 2024-2025 l’incremento si è fermato al +2,5%. La differenza, sottolinea Unimpresa, “è legata alla maggiore semplicità e tempestività delle misure del 4.0 rispetto alla complessità del 5.0”. "Transizione 6.0, o come verrà denominato il nuovo piano, deve segnare un vero cambio di passo: serve una misura semplice, stabile e accessibile, non costruita su misura per i consulenti ma al servizio delle pmi produttive. La nuova misura dovrà segnare un cambio di passo reale. La politica industriale non può limitarsi a riproporre strumenti già noti, ma deve garantire tempestività, semplicità e accessibilità diretta alle pmi. Il credito d’imposta, se ben calibrato, rappresenta la leva più efficace per stimolare gli investimenti produttivi e rafforzare la competitività del sistema industriale nazionale. La sfida principale sarà costruire un modello stabile, capace di accompagnare le imprese nel tempo. La transizione digitale ed energetica, sottolinea, non può essere affidata a misure spot o di breve durata, ma richiede una visione di lungo periodo che consenta alle aziende, soprattutto di piccole dimensioni, di pianificare investimenti complessi e progressivi" commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. (red)
(© 9Colonne - citare la fonte)