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direttore Paolo Pagliaro

“Totò e la sua Napoli” celebra il grande attore e la sua città

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

“Totò e la sua Napoli” celebra il grande attore e la sua città

Dal 31 ottobre fino al 25 gennaio 2026 la Sala Belvedere di Palazzo Reale a Napoli ospiterà “Totò e la sua Napoli”, l’inedita esposizione che celebra il grande legame inscindibile tra Totò e la sua città in occasione delle celebrazioni per i 2.500 anni dalla fondazione. Proprio in virtù di questo forte legame si è scelto di ospitare, nella città da lui tanto amata, questa grande mostra sul comico partenopeo ed emblema di Napoli nel mondo, come prima tappa di un progetto che proseguirà a New York. La mostra “Totò e la sua Napoli” è promossa dal Comitato Nazionale Neapolis 2500 con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Palazzo Reale di Napoli (Ministero della Cultura), con la partecipazione degli Eredi Totò. Il progetto è a cura di Alessandro Nicosia e Marino Niola ed è organizzato e prodotto da C.O.R. Creare Organizzare Realizzare. Antonio de Curtis, in arte Totò, nato a Napoli nel Rione Sanità nel 1898 e chiamato Il Principe della Risata, ha sempre portato nel cuore la sua città che lo ha sempre riconosciuto come uno dei suoi figli più illustri, celebrandolo nei vicoli e nelle piazze con murales che ne immortalano il volto iconico e statue che lo rendono eterno. La sua arte ha sempre dialogato con Napoli, una città che è al tempo stesso radice e orizzonte, specchio di un’identità complessa e universale. Totò è espressione vivente di questa città-mondo, un laboratorio comico che intreccia la tradizione partenopea con giochi linguistici, frasi celebri e nonsense, dando voce a un patrimonio artistico che attraversa secoli e confini, influenzando cinema, tv e cultura pop e diventando memoria collettiva. L’esposizione è un progetto culturale che intende rievocare la sua napoletanità profonda e dilagante, divertente e malinconica che incarna il rapporto e l’amore per la tradizione e la cultura partenopea, la sua dimensione trascendente e il suo lascito socio-culturale con l’obiettivo di stimolare l’animo delle persone: “Resto un napoletano con tutti i pregi e i difetti del napoletano. Ogni quindici venti giorni torno a Napoli per un brevissimo soggiorno; non posso stare più a lungo lontano dalla mia città; la gente di là mi dà il calore della vita. E ogni volta mi commuovo come un bambino”, così diceva Totò. Saranno raccontati i numerosi legami culturali, professionali e personali con la sua città, facendo emergere molti aspetti inediti e sorprendenti. Sarà un’occasione per rileggere queste storie in una prospettiva diversa, ricca di spunti e curiosità e un’opportunità di scoperta per le generazioni più giovani. Il visitatore potrà ripercorrere il suo mondo e la sua storia attraverso documenti originali, manufatti, ricordi, fotografie, filmati, costumi, installazioni mediali, ricostruzioni scenografiche, manifesti e locandine, giornali, testimonianze di coloro che lo hanno amato: un omaggio al genio espressivo, moderno e ultra-realistico, del grande attore e del rapporto d’amore con la sua città. Ogni elemento esposto è una tessera che contribuisce a delineare il ritratto di un uomo e di un’icona, la cui eredità va ben oltre la sua arte. La mostra si articola in sezioni tematiche che ripercorrono la vita e la carriera dell’artista: Le origini, Il Rione Sanità, Totò e le bellezze della sua Napoli, Teatro, Cinema, Poesie, Canzoni, Testimonianze, Il saluto della sua Napoli. La connessione tra Totò e la sua città è eterna, va al di là del tempo e l’obiettivo della mostra è quello di celebrare entrambi i patrimoni: Napoli attraverso Totò, intesa come stato dell'anima, un modo di vivere, di amare, un'attitudine allo stare al mondo e Totò attraverso la città che gli ha dato i natali e l’impronta umana e artistica. (gci)

A MILANO L’ARTE DI MATTEO VALERIO

Un’esposizione che segna l’inaugurazione ufficiale di BOXBOX, il nuovo spazio della galleria nel cuore di Porta Venezia a Milano: dal 15 ottobre al 30 novembre, la Galleria Alessandro Albanese presenta la mostra “Diramante Schiuma Bollicine ed Opaco” di Matteo Valerio, a cura di Giorgio Verzotti. Nato dalla collaborazione con la Julius Clinic – storica clinica milanese fondata nel 1983 e da sempre attenta alle dinamiche artistiche della città – BOXBOX dà avvio a un ciclo di eventi e iniziative in un ambiente industriale, frutto di un accurato restyling dell’intera clinica, firmato dallo studio AArchitetti Noorda Schiavon. Accanto al programma espositivo, le due realtà hanno scelto che l’arte diventi il volano di laboratori artistici rivolti ai pazienti del nuovo centro diurno integrato della clinica. La mostra presenta un allestimento ad hoc per il nuovo spazio di 400 mq. Le tele sono patchwork composti da pezzi di tessuto cuciti con modalità sartoriali: ogni sagoma è tagliata da cartamodello e trattata singolarmente con tinture naturali (cocciniglia, reseda, robbia, guado, indaco), pigmenti a olio e acrilico, processo batik indaco, stampe calcografiche (acquaforte e acquatinta), xilografie e ricami. Molti tessuti hanno un’origine significativa: vecchie tovaglie, tessuti antichi in lino e canapa, velluti e damaschi veneziani in seta, cotoni denim lavorati con bruciature laser, ozono e tinture sintetiche. Le opere ceramiche sono realizzate con argille semi-refrattarie e gres. Nascono da un legame con l’aspetto morbido e avvolgente dell’argilla, che possiede caratteristiche simili al tessuto. Il dialogo tra le due pratiche è rafforzato dalle applicazioni di colore, trasformato dal calore insieme a composti organici o minerali: stratificazioni di cotture a legna a 1200°, pentoloni bollenti con radici di robbia o riduzioni indaco. Il programma annuale delle mostre della Galleria Alessandro Albanese continuerà a svilupparsi tra Milano, nel nuovo spazio Boxbox di Via Stoppani 36, e Matera, nello storico quartier generale. Sono previste cinque mostre l’anno: due a Matera, due a Milano e una mostra istituzionale ospitata nella splendida Chiesa barocca del Purgatorio di Matera, realizzata in collaborazione con istituzioni, fondazioni e collezioni private, insieme alla Cooperativa Sociale “Oltre l’arte”, con la quale la galleria collabora da cinque anni. (gci)

ARRIVA A RAGOGNA (UD) "IL SECOLO DI CEMENTO ARMATO"

Dopo il successo riscosso al Museo della Guerra Fredda di Chiusaforte (UD), dove si è conclusa lo scorso 24 settembre, la mostra fotografica "Il secolo di Cemento Armato" si sposta a Ragogna (UD). Sarà ospitata dal Museo Civico A. Cerutti di via Roma 23 a Ragogna dall’11 ottobre al 5 novembre, grazie alla collaborazione con il Gruppo Ricerca e Documentazione Reunia APS, proseguendo così il suo percorso di valorizzazione delle strutture fortificate e militari che hanno caratterizzato il territorio friulano nel corso del Novecento. Il progetto, promosso da Storigrafica APS con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, nasce da un’ampia documentazione fotografica e storica e si propone di raccontare il ruolo del cemento armato come elemento che, oltre a definire il paesaggio, diventa testimonianza materiale di eventi, memorie e trasformazioni di un secolo segnato da guerre e conflitti. La tappa di Ragogna rappresenta un momento particolarmente significativo: il territorio di Ragogna è infatti custode di un patrimonio unico, offrendo un contesto ideale per collegare la memoria delle fortificazioni del Novecento con le vicende belliche della Prima Guerra Mondiale. La mostra "Il secolo di Cemento Armato" è realizzata con la collaborazione di FST - Friuli Storia Territorio, della Società Friulana di Archeologia ODV, della Federazione Grigioverde, del Gruppo Storico Friuli Collinare - Museo della Grande Guerra di Ragogna e dell’Associazione Musica Libera e con il supporto del Gruppo Archeo-naturalistico Reunia che mette a disposizione la sede espositiva. L’iniziativa gode inoltre del patrocinio dei Comuni di Chiusaforte e Ragogna e si inserisce nel programma del Festival "Un Mare di Archeologia" che si svolge in co-organizzazione con il Comune di Trieste. Parallelamente alla mostra, tra ottobre e novembre saranno organizzate delle uscite sul campo per conoscere la storia delle fortificazioni del '900 del territorio a cura di Marco Pascoli. "Con questa seconda tappa – dichiara Massimo Sgambati, presidente di Storigrafica APS – rafforziamo il legame tra i luoghi della memoria e la loro capacità di parlare ancora oggi attraverso le tracce materiali del passato. Ogni bunker, ogni fortificazione diventa pagina di un racconto che appartiene a tutti noi". (gci)

A BOLOGNA L’ESPOSIZIONE CHE CELEBRA FANTOZZI

La EARTH Foundation presenta, presso gli spazi espositivi di Grand Tour Italia a Bologna, una nuova mostra dedicata al celebre personaggio letterario e cinematografico italiano rappresentato dal ragionier Ugo Fantozzi, dal titolo: “Fantozzi!!! Una mostra pazzesca”. Con la curatela di Luca Bochicchio, docente di Storia dell’arte contemporanea dell’Università di Verona, e Guido Andrea Pautasso, studioso delle avanguardie artistiche e culturali del ‘900, la mostra è aperta al pubblico gratuitamente dal 16 ottobre al 29 marzo 2026. Il progetto espositivo, il primo e l’unico nel suo genere, ripercorre il cammino del ragionier Ugo Fantozzi, considerato l’ultima maschera della commedia italiana, dopo il geniale Totò. L’antieroe social-Pop Fantozzi deve la propria esistenza a Paolo Villaggio ed è protagonista dell’omonimo libro pubblicato nel 1971, per poi incarnarsi, quattro anni dopo, nella pellicola cinematografica e in ben 11 film passati alla storia. “Fantozzi!!! Una mostra pazzesca” ricostruisce le origini di Fantozzi attraverso documenti e immagini originali, con un percorso che presenta libri, più di un centinaio di locandine e manifesti cinematografici d’epoca, fotobuste, riviste e vari e originali memorabilia, dalle brochure alle fotografie, passando per i fumetti, dai dischi alle audiocassette, provenienti dalla collezione personale di Guido Andrea Pautasso. Nell’ambito del percorso espositivo è inclusa inoltre la proiezione del film “La corazzata Potemkin” del maestro russo Sergej M. Ejzenstejn (1925), pellicola da cui ha avuto origine una delle più famose e citate battute del Ragioniere. Nel corso dell’esposizione sono in programma una serie di appuntamenti per il pubblico, pensati per approfondire il fenomeno Fantozzi: incontri serali con diverse personalità del mondo della cultura, presentazioni di saggi a lui dedicati e una proposta di attività didattiche per scuole di ogni odine e grado. La mostra è accompagnata dalla pubblicazione del libro “Fantozzi!!! Un mito italiano”, edito da Edizioni E.ART.H, con saggi tematici dei curatori e di Alessio Lasta Marco Senaldi, Irene Stucchi e Sara Tongiani. (gci)

“I TEMPI DELLO SGUARDO”: LA FOTOGRAFIA ITALIANA CONQUISTA MILANO

Si preannuncia come un progetto con molti aspetti di originalità, quello che THE POOL NYC ha presentato l’8 ottobre, visitabile fino al 28 febbraio 2026, in Palazzo Fagnani Ronzoni nel cuore più antico di Milano (via Santa Maria Fulcorina, 20), a partire dal format che prevede due mostre in momenti diversi ma consecutivi, riunite nel titolo “I tempi dello sguardo. 90 anni di fotografia italiana in due atti”. L’iniziativa, curata da THE POOL NYC, suddivisa in due capitoli dedicati ognuno a un tema particolare - il primo a Il Colore; il secondo a Il Bianco e Nero - raccoglie un totale di 194 opere di 55 autori italiani e internazionali, che hanno scritto la storia della fotografia del Novecento. Il titolo del progetto allude alla capacità degli artisti di segnare con il loro sguardo un’epoca, “un tempo” della nostra storia, e insieme invita a ritrovare il tempo - fuori dagli eccessi di produzione visiva di oggi - per riscoprire gli straordinari talenti che hanno reso unica, anche a livello internazionale, la fotografia italiana. In ogni capitolo della mostra, gli autori italiani dialogheranno insieme a una straordinaria selezione di artisti internazionali, tra cui Horst P. Horst, Tracey Moffatt, William Klein, Wim Delvoye, creando insoliti e illuminanti accostamenti. Il primo appuntamento, in programma dallo scorso 8 ottobre fino al 20 dicembre, propone le esperienze di quei maestri che hanno avuto nell’uso del colore una delle loro cifre più caratteristiche. Nel percorso espositivo composto da 115 fotografie, si trovano, tra gli altri, le opere di Luigi Ghirri, maestro della luce e della quiete, di Giovanni Chiaramonte che si muove a Venezia per catturare i luoghi più nascosti della città, di Franco Fontana che proprio attraverso il colore plasma il paesaggio, dalle visioni urbane geometriche degli anni ’70 fino alla sensualità astratta della serie Piscina, ai paesaggi italiani trasfigurati in campi cromatici. La mostra prosegue con Guido Guidi che fa della fotografia un atto di attesa, con Mario Schifano, irriverente e sperimentale, che opera con la stessa libertà creativa con cui ha interpretato la pittura, mentre Paolo Gioli, l’alchimista, pur partendo da materiale sensibile fotografico, lo considera una “materia” da plasmare e manipolare. Se da un lato, Leonardo Genovese cattura frammenti di sogno attraverso una luce feroce e rivelatrice, la “controra” lucana, che incide i corpi e deforma le apparenze, Rita Lintz, invece, trasforma gli scarti in reliquie: gli stracci diventano tappeti e il rifiuto si fa bellezza. Il primo atto della rassegna si completa con gli scatti di artisti internazionali, tra cui Denis Brihat, Wim Delvoye, Claus Goedicke, Béatrice Helg, John Hilliard, Tracey Moffatt, Jiang Zhi, Wang Qingsong. Il secondo episodio – dal 16 gennaio al 28 febbraio 2026 (inaugurazione giovedì 15 gennaio) -, dedicato al Bianco e Nero, prende avvio dal Futurismo di Renato Di Bosso, seguito dal Neorealismo di Alfredo Camisa, passando per le sperimentazioni formali del primo Mario De Biasi, quindi approdando agli straordinari capitoli del realismo astratto e magico di Mario Giacomelli e Antonio Biasiucci, che insieme esplorano le tracce della cultura contadina nel sud Italia, dove riti e memorie diventano oggetto da interrogare, in un dialogo crudo e spirituale con l’identità collettiva. Mario Giacomelli si presenta con un triplice racconto: i ritratti degli esordi parlano dell’uomo attraverso una luce primordiale; le nature morte diventano esercizi domestici di poesia visiva; i paesaggi si trasformano in scenari cosmici ricchi di segni. Franco Vaccari trasforma il banale in significativo, il marginale in poetico, e il quotidiano in arte. La sua fotografia è un manifesto che anticipa molte delle riflessioni contemporanee sull’arte partecipativa, sulla fotografia come documento, e sull’identità collettiva. Mario Cresci cattura l’essenza della memoria e dell’identità, con uno sguardo che attraversa paesaggi e interni popolari, traducendo in immagini le tracce sottili di culture sospese tra tradizione e mutamento. Luigi Erba lavora per ripetizione e variazione, costruendo griglie sottili in cui lo spazio si sfalda in segni minimi che rimandano a un reale ormai lontano. Le opere di Andrea Galvani sono costruzioni concettuali che evocano freddezza e inquietudine; le sue immagini riflettono sull’ambivalenza dell’intelligenza e sull’ambiguità del male come struttura razionale. Anche per questo secondo momento espositivo, si instaurerà un dialogo con fotografi internazionali, tra cui Elliott Erwitt, Jan Groover, Horst P. Horst, Michael Kenna, William Klein, Minor White. Durante il periodo di apertura delle mostre, Palazzo Fagnani Ronzoni ospiterà una serie di eventi collaterali, come incontri, talk, presentazione di libri, serate a tema con artisti, storici e critici della fotografia. (gci)

NELLA FOTO. Totò alla festa del Monacone nel Rione Sanità. Credito Gino (Luigi) Campolongo.

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