Sul Nobel per la Pace 2025, assegnato a María Corina Machado, attivista e leader delle forze democratiche del Venezuela, continua ad aleggiare la figura di Donald Trump, fresco dell’intesa raggiunta sul piano di pace per Gaza e che da tempo non nasconde le sue mire per il riconoscimento assegnato dal comitato norvegese. Malumori arrivano direttamente dalla Casa Bianca, con Steven Cheung, direttore delle comunicazioni, che scrive su X: “Il presidente Trump continuerà a stringere accordi di pace, a porre fine alle guerre e a salvare vite umane. Ha un cuore umanitario e non ci sarà mai nessuno come lui in grado di spostare le montagne con la sola forza di volontà. Il Comitato per il Nobel ha dimostrato di anteporre la politica alla pace”. Sibilline, dal Cremlino, suonano le parole del presidente russo Vladimir Putin: “Ci sono stati casi in cui il comitato ha assegnato il Premio Nobel per la Pace a persone che non hanno fatto nulla per la pace. A mio parere, queste decisioni hanno causato un danno enorme al prestigio di questo premio”. La Russia, d’altro canto, è una sostenitrice del regime venezuelano di Maduro. Intanto, in Italia, la Lega, pur accogliendo “molto positivamente il Nobel appena assegnato alla venezuelana Maria Corina Machado, leader dell’opposizione al regime comunista di Maduro”, confida che il presidente americano possa ricevere il riconoscimento l’anno prossimo. e presenta alla Camera una mozione in tal senso a prima firma del capogruppo Riccardo Molinari, siglata anche dal leader storico del Carroccio, Umberto Bossi. Mozione che impegna il governo “a sostenere la candidatura del Presidente Donald J. Trump al Premio Nobel per la Pace 2026, quale riconoscimento del suo ruolo di mediazione e del contributo alla pacificazione in Medio Oriente, condizionando tale sostegno al concreto svolgimento e alla realizzazione del piano di pace per Gaza”.
Nel testo si sottolinea che “l’effettiva attuazione del piano di pace per Gaza, ovvero il mantenimento di un cessate il fuoco duraturo, sotto garanzie internazionali, costituirebbero un motivo fondato e legittimo per proporre la candidatura del Presidente Donald J. Trump al Premio Nobel per la Pace; tale riconoscimento avrebbe un forte valore di incoraggiamento per tutti gli attori coinvolti, e in particolare per la società civile israeliana e palestinese, nel promuovere una cultura della pace e del reciproco rispetto; in un momento storico segnato dal ritorno di sentimenti di antisemitismo e radicalizzazione, un’iniziativa di pace di questa portata rappresenta un segnale di speranza e di responsabilità globale”. Apprezzamenti, per il premio a Machado, arrivano da tutto il centrodestra: “A María Corina Machado va la nostra gratitudine e il nostro sostegno: continui a essere faro di speranza e guida coraggiosa in un’epoca che ha bisogno di coraggio, coesione e integrità” scrive in una nota la senatrice di Fratelli d’Italia Cinzia Pellegrino, capogruppo del partito in commissione straordinaria per i diritti umani. Laura Boldrini, deputata Pd e presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo, sottolinea invece che “il comitato norvegese per il Nobel ha dimostrato di essere davvero indipendente. A niente sono servite le pressioni, improprie e imbarazzanti, che Donald Trump ha tentato di esercitare perché il prestigioso riconoscimento venisse assegnato a lui. Il presidente statunitense in diverse occasioni ha sostenuto che tutti appoggiavano la sua candidatura. Tutti chi? Giusto Netanyahu, un ricercato internazionale per crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Come si poteva pensare di conferire il Nobel per la pace a un presidente che ha cambiato il nome del Ministero della Difesa in Ministero della Guerra, che ha continuato a fornire armi ad un paese che sta commettendo un genocidio, che ha riempito le strade delle città statunitensi di agenti armati fino ai denti che danno la caccia ai migranti letteralmente casa per casa, che ha abolito i finanziamenti ai programmi umanitari di UsAid, che perseguita la comunità LGBTQIA+, che sta tentando di mettere il bavaglio alla ricerca e alle università con il ricatto dei finanziamenti?”. Su X, intanto, arrivano parole ‘dolci’ per Trump da parte della vincitrice Machado: “Siamo alle soglie della vittoria e oggi più che mai contiamo sul Presidente Trump, sul popolo degli Stati Uniti, sui popoli dell'America Latina e sulle nazioni democratiche del mondo come nostri principali alleati per raggiungere la Libertà e la democrazia”. Meno ‘dolce’, invece, la replica che arriva dal Comitato del Nobel: “Nella lunga storia di questo premio abbiamo visto intorno a noi diversi tipi di campagne e di attenzioni. Ma il Comitato siede in una stanza ai muri della quale ci sono i ritratti di chi ci ha preceduto, e ha preso scelte nel nome del coraggio e dell'integrità. Abbiamo operato basandoci su questo. La nostra decisione si basa solo sul lavoro e sulla volontà di Alfred Nobel”. (Roc)
(10 OTT - Roc)
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