Se Hamas si rifiutasse di deporre le armi “Israele tornerà in quelle strade non appena lo dirò. Se Israele potesse entrare e farli fuori, lo farebbe”. Così il presidente americano Donald Trump in una breve intervista telefonica concessa alla CNN nella quale il tycoon afferma di aver “dovuto trattenere” i militari dello Stato ebraico per giungere all’accordo di pace. The Donald ha però affermato che prenderà in considerazione la possibilità di consentire al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di riprendere l'azione militare a Gaza se Hamas si rifiutasse di rispettare la sua parte dell'accordo di cessate il fuoco. In ogni caso, ha aggiunto, “Quello che sta succedendo con Hamas verrà chiarito rapidamente”, anche in merito alle azioni violente segnalate subito dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco.
Secondo l’inquilino della Casa Bianca, al momento Hamas sta “entrando e sta sgomberando le bande, le bande violente”. Al presidente è stato chiesto a questo punto se non sia possibile che l’organizzazione paramilitare, ritenuta di stampo terroristico da diversi paesi, tra cui quelli dell’Ue e gli stessi Stati Uniti, stia uccidendo palestinesi innocenti, Trump ha risposto: “Sto facendo ricerche al riguardo. Lo scopriremo. Potrebbe trattarsi di bande criminali”. Decisamente più dura la presa di posizione del comandante delle forze statunitensi in Medio Oriente, Brad Cooper, che ha chiesto ad Hamas di cessare di prendere di mira “civili palestinesi innocenti”.
Intanto, in un incontro con i giornalisti, un alto consigliere di Trump che ha chiesto di restare anonimo ha spiegato che gli Stati Uniti stanno collaborando con Israele per istituire una zona sicura all'interno delle aree di Gaza ancora controllate dalle IDF, in cui i civili palestinesi che temono ritorsioni da parte di Hamas possano rifugiarsi. L'iniziativa fa parte della risposta degli Usa alle esecuzioni sommarie che Hamas ha eseguito dall'entrata in vigore del cessate il fuoco la scorsa settimana contro decine di palestinesi appartenenti a bande rivali e coloro che ha accusato di collaborare contro Israele. “Gli Stati Uniti stanno lavorando con Israele per cercare di creare un po' di spazio nella zona sicura dietro la Linea Gialla, dove le persone che si sentono minacciate possano recarsi”, ha spiegato il consigliere, sottolineando che Israele sta “facendo un grande sforzo per cercare di accogliere, proteggere e aiutare coloro che vogliono vivere pacificamente fianco a fianco e che rinunciano ad Hamas e vogliono scegliere una strada diversa”.
In ogni caso, al momento gli Stati Uniti negano che Hamas stia violando l'accordo di cessate il fuoco, insistendo sul fatto che era stato messo nel conto che sarebbe stato necessario diverso tempo per concretizzare la restituzione dei corpi degli ostaggi morti durante la detenzione a Gaza, date le difficili condizioni sul terreno. “Abbiamo sentito molte persone dire: 'Hamas ha violato l'accordo, perché non tutti i corpi sono stati restituiti'. L'accordo che avevamo con loro era che avremmo liberato tutti gli ostaggi vivi, e loro hanno rispettato l'accordo", ha dichiarato un secondo consigliere senior di Trump, spiegando che è stato possibile iniziare a recuperare i corpi solo dopo l'entrata in vigore del cessate il fuoco la scorsa settimana, dato che Gaza era stata una zona di guerra attiva. La quantità di detriti a Gaza – è stato fatto notare – “è enormemente superiore a quella rimasta dopo l'attentato al World Trade Center dell'11 settembre”. Inoltre, “Oltre a tutti quei detriti, ci sono molti ordigni inesplosi e, presumibilmente, sotto ci sono molti cadaveri". Dunque, “Sarebbe stato quasi impossibile per Hamas, anche se avesse saputo dove si trovavano tutti i 28 corpi, mobilitarsi e recuperarli tutti”.
Per quanto riguarda la smilitarizzazione di Gaza, entrambi i funzionari sottolineano che per giungervi bisogna affrontare una dinamica “molto complessa” e Washington, insieme a Israele, sta lavorando per “definire come arrivarci”. “In questo momento stiamo definendo come arrivare a un punto in cui tutti si sentano al sicuro”, ha affermato il consigliere di Trump, spiegando che “Non è realistico pensare che tutti entrino, abbassino le braccia e dicano: 'Ecco fatto'’”. Questo, soprattutto perché “Molte persone, anche quelle di Hamas, temono ritorsioni da parte di altre persone all'interno di Gaza. Quindi è una dinamica molto complessa. Ma – ha aggiunto - il sentimento dei mediatori arabi e nostro è che vogliono continuare a lavorare insieme per trovare un modo per raggiungere questo obiettivo”. (16 OTT - deg)
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