di Paolo Pagliaro
Alla ricerca di nuove entrate, il governo ha pensato di tassare banche, assicurazioni e turismo. Il prelievo sui profitti delle banche non fatica a trovare comprensione popolare. L’anno scorso le banche italiane hanno realizzato utili complessivi per 46 miliardi e mezzo, un livello mai raggiunto prima. I profitti sono aumentati rapidamente e massicciamente senza particolari meriti, ma per effetto quasi automatico dell’aumento dei tassi di interesse da parte della BCE, rendita che le banche hanno poi incrementato grazie alla bassa remunerazione dei depositi.
Il prelievo sulle attività turistiche, con l’aumento della tassa di soggiorno, sta provocando invece la rivolta di una vasta platea di interessati, dalle associazioni degli albergatori ai Comuni, che si vedono sottratta dallo Stato una parte significativa dei loro introiti.
Retorica vuole che il turismo sia il petrolio d’Italia , ma il paragone è calzante solo per il fatto che entrambi possono risultare molto inquinanti. Il petrolio è una risorsa concentrata, estraibile da pochi attori con licenze esclusive, mentre il turismo è una ricchezza diffusa, contesa tra molti soggetti pubblici e privati. Così si spiega l’ampiezza delle proteste di questi giorni. Il tema è squisitamente politico, e per questo una rivista come Micromega ha deciso di dedicargli il suo ultimo numero: una brillante monografia che analizza l’impatto del turismo di massa su città, territori e paesaggi. E’ un fenomeno democratico il turismo di massa, ma come ormai è chiaro, anche la democrazia ha i suoi limiti.
(© 9Colonne - citare la fonte)