Oggi il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si recherà alla Casa Bianca per un incontro cruciale con Donald Trump, incontro nel quale i due leader dovrebbero affrontare la questione della possibile fornitura di missili da crociera Tomahawk a Kiev. Con un tempismo perfetto, però, nella serata di ieri è sopravvenuta la telefonata del presidente russo, Vladimir Putin, un evidente tentativo di disinnescare sul nascere una tale eventualità, che secondo diversi analisti potrebbe creare considerevoli danni all’industria bellica di Mosca, anche se non potrebbe comunque costituire un “punto di svolta” decisivo a favore del paese invaso, soprattutto per la limitata disponibilità di tale tipo di armamento. Putin, a scanso di equivoci, ha comunque ribadito a Trump che la consegna dei Tomahawk, come affermato in tutte le salse negli ultimi giorni dall’intera leadership russa, potrebbe creare seri intoppi alla ripresa delle relazioni tra le due superpotenze.
E in effetti che un qualche “effetto” le parole del leader del Cremlino sul tycoon le abbiano avute lo dimostrano le dichiarazioni rilasciate nella tarda serata di ieri dall’inquilino della Casa Bianca, il quale dopo la telefonata con l’omologo russo, nonostante nei giorni scorsi avesse ripetutamente lasciato intendere l’intenzione di consegnare i Tomahawk, si è affrettato a spiegare che a ben vedere gli Stati Uniti non possono “esaurire” la propria riserva di questo tipo di missili a lungo raggio. “Anche noi ne abbiamo bisogno, quindi non so cosa possiamo fare”, ha aggiunto il presidente degli Stati Uniti. The Donald ha inoltre specificato di avere in programma di incontrare Putin “nelle prossime due settimane”. L’incontro potrebbe svolgersi a Budapest, in Ungheria. Per preparare il vertice, il Segretario di Stato Rubio e Sergey Lavrov si incontreranno, prima telefonicamente e poi di persona la prossima settimana.
Da parte sua, Zelensky ha auspicato che “lo slancio per frenare il terrorismo e la guerra che ha dato i suoi frutti in Medio Oriente contribuisca a porre fine alla guerra della Russia contro l'Ucraina”. “Vladimir Putin – ha scritto il leader ucraino sui social - non è certamente più coraggioso di Hamas o di qualsiasi altro terrorista. Il linguaggio della forza e della giustizia funzionerà sicuramente anche con la Russia. Vediamo già che Mosca si affretta a riprendere il dialogo non appena parliamo di Tomahawk”. Sulla stessa lunghezza d’onda il ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha per il quale “Lo scambio di battute odierno tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il suo omologo russo Vladimir Putin dimostra che il solo fatto di discutere dei missili Tomahawk ha già costretto Putin a riprendere il dialogo con l'America”. (17 OTT - deg)
(© 9Colonne - citare la fonte)