"Nelle nuove Indicazioni nazionali, quelli che un tempo si chiamavano 'programmi scolastici', l'educazione sessuale, in senso biologico, è ampiamente prevista", quindi "lo studio delle differenze sessuali fra maschio e femmina, per esempio, della riproduzione, del concepimento, della procreazione, della pubertà. Si fa anche riferimento alla necessità di conoscere i rischi derivanti dalle malattie sessualmente trasmissibili". A parlarne è il ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, intervistato dalla Stampa. Sull'obbligo del consenso informato, aggiunge: "Per evitare che i bambini affrontino tematiche complesse e potenzialmente disorientanti come quelle legate alla identità di genere. Non è facilmente comprensibile da un bimbo la teoria secondo cui accanto a un genere maschile e femminile ci sarebbero altre identità di genere che non sono né maschili né femminili". "La norma è chiarissima - osserva il ministro in relazione alle critiche dell'opposizione, secondo cui si tratta di una abolizione dell'educazione sessuale - ma visto che c'è chi fa finta di non capire e inquina il dibattito con falsità può essere opportuno specificare l'obiettivo della legge. Cioè che prima della adolescenza venga vietata la realizzazione di attività didattiche e progettuali afferenti a teorie e concetti relativi all'identità e alla fluidità di genere. Non è un 'tornare indietro', è semplicemente la necessità di evitare le strumentalizzazioni". (19 OTT - gci)
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