di Paolo Pagliaro
Grazie alla collaborazione tra ospedali, organizzazioni  del volontariato e  governo, l’Italia è il paese che in Europa accoglie il maggior numero di pazienti evacuati da Gaza.  Sono 196 persone con gravi traumi causati da armi da fuoco o da esplosioni, oltre a malati affetti da patologie croniche e potenzialmente letali.   Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità,   a  Gaza  sono però molte di più, 15.600, le persone  che possono sopravvivere solo se trasferite in ospedali specializzati.   Il 24% sono bambini. 
 Dopo mesi di violenze e interruzioni forzate, Medici Senza Frontiere è tornata operativa nella Striscia, riaprendo la propria clinica. Lo ha fatto dopo aver pianto il quindicesimo membro del suo staff ucciso durante un attacco delle forze israeliane. Anche secondo questa organizzazione in cima alle urgenze c’è l’evacuazione dei feriti.  Nell’ultimo anno  almeno 740 pazienti, tra cui 137 bambini, sono morti in attesa di poter essere curati. Si tratta di morti evitabili, causate non solo dalla distruzione degli ospedali, ma anche dall’inazione politica.
 Per sottolineare la portata di questa inerzia, MSF ha messo a confronto gli sforzi compiuti dai vari paesi.  I dati rivelano un forte squilibrio: una manciata di paesi – lin testa l’Egitto, che ricoverato 4 mila palestinesi, e poi  Qatar, Turchia, Giordania -  hanno  aperto le porte dei loro ospedali,  mentre in Europa ci si è fermati ai 196 ricoveri dell’Italia, i 45 della Spagna, i 39 del Regno Unito, i  27 della  Francia. Per salvare molte vite e quel che resta dell’onore europeo adesso il tempo stringe.




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