di Paolo Pagliaro
Ci sono due notizie che vanno lette insieme. La prima è che la quota di famiglie italiane che riescono a risparmiare è scesa in un anno dal 46 al 41%.  Ed è quindi diminuita la capacità di affrontare spese impreviste: 3 famiglie su 4 oggi sarebbero in grado di far fronte a un’emergenza di mille euro, ma solo il 36% in caso di difficoltà potrebbe trovarne 10 mila .  Sono dati di fonte competente , perché forniti dalle Fondazioni  bancarie e dall’indagine che  la loro associazione Acri annualmente affida a Ipsos.
La seconda notizia – questa volta di fonte Ocse - è che i salari italiani sono quelli che in Europa hanno perso più potere d’acquisto in seguito  all’inflazione.  Nel primo trimestre di quest’anno  gli stipendi reali risultavano ancora del 7,5 %  più bassi rispetto al primo trimestre del 2021, cioè rispetto al periodo precedente l’ondata inflazionistica innescata dalla pandemia e dalla crisi energetica.
Im Europa stanno tutti meglio di noi. La Francia e la Germania hanno quasi recuperato i livelli pre-inflazione, mentre la Spagna è ancora in ritardo, ma con un calo dei salari reali che si ferma al 4,1 per cento. C’è invece un segno più per gli stipendi in Grecia, Olanda, Austria, Portogallo, Slovenia, per non parlare dei paesi baltici dove il potere d’acquisto è cresciuto fino al 9% rispetto al 2021.
Chi lavora in Italia paga l’aumento del prelievo fiscale causato dal fatto che l’Irpef non è indicizzata all’inflazione e paga soprattutto il blocco dei salari , fermi da oltre trent’anni.
								(© 9Colonne - citare la fonte)
	
	
	
	
							Im Europa stanno tutti meglio di noi. La Francia e la Germania hanno quasi recuperato i livelli pre-inflazione, mentre la Spagna è ancora in ritardo, ma con un calo dei salari reali che si ferma al 4,1 per cento. C’è invece un segno più per gli stipendi in Grecia, Olanda, Austria, Portogallo, Slovenia, per non parlare dei paesi baltici dove il potere d’acquisto è cresciuto fino al 9% rispetto al 2021.
Chi lavora in Italia paga l’aumento del prelievo fiscale causato dal fatto che l’Irpef non è indicizzata all’inflazione e paga soprattutto il blocco dei salari , fermi da oltre trent’anni.




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