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direttore Paolo Pagliaro

MIGRANTI, GARANTI:
CENTRO ALBANIA E’ GABBIA

MIGRANTI, GARANTI: <BR> CENTRO ALBANIA E’ GABBIA

Da oggi è online la Relazione indirizzata il 3 ottobre scorso al prefetto di Roma Lamberto Giannini, alla capo Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno Rosanna Rabuano e, per conoscenza, al Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà dal Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, e dalla Garante dei diritti delle persone private della libertà personale di Roma Capitale, Valentina Calderone, sulla visita al Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) e alla sezione penitenziaria di Gjader. Il centro albanese è sotto la responsabilità della Prefettura di Roma, e ciò configura una competenza territoriale dei Garanti delle persone detenute della Regione Lazio e di Roma Capitale, che vi si sono recati in visita il 29 e 30 luglio scorsi. Il centro di Gjader, gestito dall’ente Medihospes, è descritto nella relazione dei Garanti come una struttura nuova e con dotazioni adeguate, anche se con “limiti logistici, dati dalla collocazione in Albania e da una progettazione architettonica securitaria che non ha tenuto conto di elementari bisogni della persona, dalla visibilità del cielo dai cortili delle aree detentive alla assoluta mancanza di verde”. Al momento della visita erano presenti solo 27 persone trattenute, mentre la sezione per richiedenti asilo e quella penitenziaria non erano operative. La gestione è apparsa ai Garanti “efficiente, ma la collocazione geografica in Albania presenta rilevanti criticità, prima fra tutte la distanza dall’Italia, che ostacola la comunicazione con familiari e legali, compromettendo il diritto alla difesa”. Ulteriore motivo di preoccupazione è rappresentato dai “rischi derivanti da eventuali necessità di cure esterne, poiché il sistema sanitario albanese garantisce standard inferiori a quello italiano”.

Alla luce delle “criticità rilevate”, nella relazione sono esposte una serie di raccomandazioni rivolte alle autorità competenti. Innanzi tutto, i Garanti invitano le autorità competenti a “evitare trasferimenti inutili”, sconsigliando gli spostamenti di persone dai Cpr italiani al Cpr di Gjader (come è stato il caso di tutti i trattenuti transitati dal centro), poiché “ciò comporta costi elevati, ostacola i contatti con familiari e avvocati e limita il diritto alla difesa”. Rilevato l’uso sistematico delle fascette ai polsi delle persone in corso di trasferimento in Albania, Anastasìa e Calderone raccomandano alle autorità di polizia a “valutare caso per caso la stretta necessità del loro impiego”. I Garanti invitano inoltre le autorità competenti a “rimuovere le reti metalliche che rendono i cortili comuni alle camere di detenzione simili a gabbie; ad assicurare che i trattenuti possano presentare domanda d’asilo e che i tempi di formalizzazione siano adeguati; a promuovere iniziative che rendano meno gravosa la permanenza nel centro; a piantare alberi e creare aree verdi per attenuare il carattere afflittivo della struttura, situata in un’area brulla e isolata; a prestare attenzione alle disparità tra il sistema sanitario italiano e quello albanese, che possono penalizzare i trattenuti; ad assicurare assistenza a chi viene dimesso per incompatibilità con la vita ristretta, evitando che sia abbandonato senza supporto”. I Garanti, infine, rivolgono una raccomandazione alle autorità competenti, affinché si indaghi “sui casi frequenti di persone dichiarate idonee al trattenimento nei Centri in Italia che risultano poi inidonee in Albania e sui casi in cui individui giudicati inidonei in Albania vengano poi nuovamente ritenuti idonei e trattenuti in Italia”. (4 nov - red)

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