di Paolo Pagliaro
Matteo Renzi è il leader politico più presente nelle librerie. Per i saggi e i diari scritti da lui e per quelli che gli sono stati dedicati, Alla prima categoria appartengono titoli come “Il mostro”, “Palla al centro” e quest’anno “l’Influencer”, che hanno consentito a Renzi di scalare le classifiche della saggistica. Fin dai tempi della sua ascesa a sindaco di Firenze, nel 2009, Renzi ha usato il linguaggio narrativo per costruire una trama identitaria: la storia del “ragazzo che sfida i potenti”, del “rottamatore” contro la vecchia politica. Questo approccio era già evidente nei suoi primi libri, come Fuori! ( del 2011), dove scriveva che la politica “non deve solo amministrare, ma raccontare un sogno possibile”. In un altro volume – “Avanti!” - Renzi parlava esplicitamente del valore del cosiddetto storytelling, parola un tempo di moda, e ammoniva il lettore: “Se non racconti tu la tua storia, lo farà qualcun altro al posto tuo.”
Non è bastata questa precauzione a impedire che Daniela Ranieri, antropologa del potere e firma del Fatto Quotidiano, dedicasse ora a Renzi un’opera all’apparenza monumentale – 729 pagine senza illustrazioni – ma di scrittura avvolgente, libro che mette alla berlina l’ intero universo di valori che Renzi ha portato sulla scena pubblica. Gli vengono imputate narrazioni tossiche, slogan travestiti da riforme, il cinismo come metodo di governo. “Il rottamato”, editore Paper First, con prefazione di Marco Travaglio è in apparenza un libro satirico ma in realtà è una rivisitazione degli ultimi 20 anni di storia italiana, dell’epoca in cui essere o non essere renziani: questo era il problema. Altri tempi, forse.
(© 9Colonne - citare la fonte)



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