“Sul minimo tabellare, l’aumento medio è stato del 6-7%. A questo vanno aggiunte le risorse in più per sanità ed enti locali. Quindi, in alcune situazioni, l'aumento medio raggiunge il 10%”, “se consideriamo che c'è stato un picco d'inflazione del 13%, è chiaro che non siamo riusciti a recuperare tutto. Ma cumulando le tornate 202224 e 2025-27 saremo in grado di riconoscere a tutti dal 12 al 14% di aumenti. E quelli che daremo con il prossimo rinnovo saranno nettamente superiori all'inflazione attesa”. Così il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, in una intervista al Corriere della Sera, sulla firma del contratto di enti locali e scuola che ha concluso la tornata contrattuale 2022-24. E sottolinea: “Credo si potrà concludere nel '26, per la prima volta nei tempi giusti. Garantire continuità contrattuale era il mio obiettivo: ci stiamo arrivando”. La Cgil, però, continua a non firmare i contratti che, sostiene, portano a una riduzione programmata dei salari… “È una posizione che non posso accettare, perché la Cgil è la stessa che nel 2018, a fronte di un'inflazione cumulata in otto anni di blocco della contrattazione pari al 12%, ha firmato la tornata 2016-18 con aumenti del 3,4%. Il segretario Maurizio Landini, al quale l'ho chiesto più volte, non mi ha ancora spiegato perché oggi non firma davanti ad aumenti superiori al 6%. Quella della Cgil non è una posizione negoziale, ma politica: non firmano perché c'è un governo di centrodestra”. Aumenti a parte, quali sono le novità più significative dei nuovi contratti? “ Nella sanità, considerando il moltiplicarsi degli episodi di aggressione al personale, abbiamo previsto il patrocinio legale gratuito, la costituzione di parte civile delle amministrazioni, il supporto psicologico. In tutti i contratti rinnovati c'è lo smart working senza limiti, lasciando alla singola amministrazione come organizzarlo e abbiamo riconosciuto il ticket restaurant anche a chi lavora da remoto; introduciamo inoltre la sperimentazione della settimana corta senza diminuire le 36 ore complessive, ma consentendo, col consenso del lavoratore, di distribuirle su quattro giorni. Tutte misure per rendere più gradevole il lavoro”. (7 nov - red)
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