Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

SPECIALE RAPPORTO MIGRANTES 2025

OLTRE 6,4 MILIONI GLI ITALIANI RESIDENTI ALL'ESTERO

Al 1° gennaio 2025 gli iscritti all’AIRE sono 6.412.752 milioni. Si tratta di cittadini che vanno ad aggiungersi alla popolazione residente calcolata dall’ISTAT in 58.934.177, di cui 5.422.426 stranieri. Rispetto ai soli residenti con cittadinanza italiana (53.511.751), quindi, su 100 residenti 12 vivono fuori dei confini nazionali (11,9%). Se consideriamo, invece, il totale della popolazione residente (italiani + stranieri), l’incidenza di chi risiede all’estero rispetto alla popolazione residente in Italia cala di un punto percentuale (10,9%). Sono i dati che emergono dal ventesimo Rapporto Italiani nel mondo 2025 della Fondazione Migrantes, presentato l’11 novembre a Roma. L’impatto della mobilità per l’Italia e la sua popolazione è, da sempre, importante e in costante crescita da venti anni e, in particolare, da dieci anni a questa parte. Ne è prova – rileva il Rapporto - l’aumento persistente delle iscrizioni all’Anagrafe dei cittadini residenti oltre confine: nell’ultimo anno si tratta di oltre 278 mila iscrizioni (+4,5% in un anno), quasi 479 mila nell’ultimo triennio (+8,1%), oltre il doppio dal 2006 (+106,4%). Il 48,3% degli iscritti all’AIRE è donna. In un generale clima di aumento, la presenza delle connazionali all’estero cresce a un ritmo più sostenuto uomini (dal 2006, +115,9% delle donne rispetto al +98,3% degli uomini).


123.376 ESPATRI NEL 2024, 34MILA PARTENZE IN PIU’ SU ANNO (+38%)
Da gennaio a dicembre 2024 si sono iscritti all’AIRE per la sola motivazione “espatrio” 123.376 cittadini italiani, il 53,8% maschi, il 70,2% celibi/nubili e il 23,9% coniugati, a cui unire lo 0,3% di unioni civili. È evidente la piena ripresa della mobilità italiana: +38% rispetto all’anno precedente che, in valore assoluto, si traduce in circa 34 mila partenze in più. Sono i dati che emergono dal ventesimo Rapporto Italiani nel mondo 2025 della Fondazione Migrantes, presentato l’11 novembre a Roma.


AUMENTANO I GIOVANI CHE ESPATRIANO, IL 72,2% DEL TOTALE
Da gennaio a dicembre 2024 si sono iscritti all’AIRE per la sola motivazione “espatrio” 123.376 cittadini italiani: l’aumento registrato riguarda prevalentemente i giovani e i giovani adulti. In particolare, nella classe di età 18-34 anni si rileva un +47,9% rispetto all’anno precedente a cui unire il +38,5% della classe immediatamente successiva (35-49 anni). La componente dei giovani e dei giovani adulti, quindi, nell’insieme raggiunge il 72,2% del totale delle iscrizioni per espatrio avvenute lungo il corso del 2024 (era il 68,8% l’anno precedente) ed è sempre più interprete indiscussa dell’attuale esperienza migratoria dall’Italia. Sono i dati che emergono dal ventesimo Rapporto Italiani nel mondo 2025 della Fondazione Migrantes, presentato l’11 novembre a Roma. Alle 89 mila partenze di giovani e giovani adulti si devono aggiungere più di 15 mila minori (il 12,3% del totale) e 13.433 adulti maturi (il 10,9%). Su questi ultimi è interessante evidenziare che la variazione rispetto all’anno precedente è di oltre 3.500 persone (+35,9%). Molti sono sfuggiti dalla disoccupazione italiana, ma moltissimi fanno parte dell’universo dei nonni babysitter, quegli italiani, cioè, che si sono trasferiti per essere aiuto e sostegno di figli e nipoti residenti all’estero, soprattutto quando i bambini sono appena nati e non in età scolare, reinventandosi anche nel lavoro. La mobilità previdenziale, infine, si attesta sui 5.700 protagonisti (4,6% del totale), 800 circa in più rispetto all’anno precedente. L’attuale mobilità italiana resta un affaire del Settentrione, anche se nelle prime sette regioni troviamo rappresentate tutte le ripartizioni del Paese a riprova che, ancora, la questione riguarda complessivamente il territorio italiano e non solo una delle sue parti. Milano, Napoli, Torino, Roma, Treviso, Palermo e Brescia sono le prime province interessate.

CLASSIFICA DELLE DESTINAZIONI: LA GERMANIA SUPERA IL REGNO UNITO
Da gennaio a dicembre 2024 le partenze dall’Italia sono avvenute da tutte le province e verso 191 destinazioni differenti. A sorpresa, rispetto a quanto capitato negli ultimi anni, guida la classifica delle mete di destinazione la Germania (16.988) seguita dal Regno Unito (15.471), dalla Spagna (12.448), dalla Svizzera (12.448) e dalla Francia (9.444). Sono i dati che emergono dal ventesimo Rapporto Italiani nel mondo 2025 della Fondazione Migrantes, presentato l’11 novembre a Roma. Il 2024, quindi, non è solamente l’anno del superamento della pandemia. Anche la Brexit è diventata un ricordo. Per diversi anni, infatti, il Regno Unito è stato saldamente al primo posto delle mete di destinazione delle partenze per solo espatrio. Si trattava, però, soprattutto di emersioni di residenze di cittadini e cittadine italiani presenti in Gran Bretagna da più o meno tempo, i quali speravano che regolarizzando la loro posizione potessero auspicare a ottenere con più facilità il permesso di permanenza definitiva nel Regno Unito ormai fuori dalla Ue. L’attuale mobilità italiana, pur rivolgendo lo sguardo al mondo intero e pur avendo destinazioni privilegiate che si orientano verso nuovi contesti professionali emergenti (si veda l’Oriente, con Singapore, gli Emirati Arabi, ma anche la Scandinavia) preferisce sempre di più l’Europa. Il 73,7% di chi si è iscritto all’AIRE per espatrio da gennaio a dicembre 2024 è andato in Europa (quasi 91 mila italiani). Sono 23.300 circa coloro che, invece, sono espatriati in America (18,9% del totale) di cui 15 mila nell’America latina.


IN 20 ANNI 1,6 MILIONI DI ESPATRI, 826 MILA I RIMPATRI
In vent’anni si contano complessivamente 1 milione e 644 mila espatri a fronte di 826 mila rimpatri, con un saldo migratorio pari a -817 mila cittadini. Sono i dati che emergono dal ventesimo Rapporto Italiani nel mondo 2025 della Fondazione Migrantes, presentato l’11 novembre a Roma. Il fenomeno – rileva il Rapporto - può essere scomposto in cinque fasi caratterizzate da congiunture specifiche del periodo. La prima fase, dal 2006 al 2010, che precede la crisi finanziaria globale e l’avvio della Grande Recessione nel 2008, è contraddistinta da una mobilità relativamente con- tenuta e bilanciata: gli espatri sono stabilmente a quota 40 mila l’anno, in media, mentre i rimpatri si attestano a 33 mila l’anno; il saldo migratorio del quinquennio restituisce un deflusso netto di 37 mila italiani all’estero. Nella seconda fase, dal 2011 al 2014, si assiste a una forte accelerazione degli espatri (che passano da 50 mila a 89 mila) men- tre i rimpatri rimangono su livelli molto più contenuti (30 mila di media annua). La combinazione dei due effetti provoca un peggioramento del saldo migratorio che, nel 2014, raggiunge il picco negativo di -60 mila, mentre in tutto il periodo si accumula una perdita pari a -170 mila italiani. Nel corso della terza fase, dal 2015 al 2019, gli espatri raggiungono livelli mai registrati nei periodi precedenti (114 mila in media annua), ma cresce anche il numero di italiani che rientrano (45 mila l’anno), consentendo un calo relativo del saldo migratorio che, pur rimanendo negativo, passa da -72 mila nel 2015 a -54 mila nel 2019. La quarta fase, dal 2020 al 2022, coincide con lo shock pandemico. Pur in presenza di forti restrizioni ai movimenti internazionali, gli espatri restano su livelli elevati (circa 315 mila nel triennio), anche per l’effetto-Brexit: molti italiani già residenti nel Regno Unito hanno accelerato l’iscrizione o l’aggiornamento all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) per ottenere o confermare il settled status, alimentando le registrazioni in uscita. Nello stesso periodo crescono anche i rimpatri (205 mila complessivi), sospinti dall’incertezza sanitaria e dalla convenienza a riportare la residenza in Italia, anche alla luce delle regole fiscali per gli “impatriati”. Il risultato è un saldo molto più contenuto rispetto alle fasi precedenti: -110 mila sull’intero triennio (con il minimo delle partenze e il massimo dei rientri nel 2021). Nell’ultima fase (2023-2024), quella che include i dati più recenti, si assiste a una nuova impennata che si concluderà, nel 2024, col minimo storico del saldo: nel 2023 gli espatri risalgono (114 mila) e i rimpatri calano (61 mila), il saldo è pari a -53 mila unità. Nel 2024 l’aumento è di +42 mila espatri rispetto al 2023 (+36,5%), mentre i rimpatri scendono (-9 mila; -14,3%): il saldo tocca le -103 mila unità, record negativo della serie. “Negli ultimi vent’anni – si legge nel Rapporto Migrantes - la mobilità internazionale dei cittadini italiani è diventata un tratto strutturale del Paese. Le partenze non sono più un fenomeno episodico, ma un flusso continuo che coinvolge profili diversi per età, titolo di studio e traiettorie professionali. Accanto a questo, i ritorni hanno accompagnato l’intero periodo in misura variabile, mostrando come l’esperienza migratoria italiana sia sempre più circolare: si parte, si rientra, talvolta si riparte”.


IN 20 ANNI 1,2 MILIONI DI ESPATRI DIRETTI IN EUROPA
Dal 2006 al 2024, si sono diretti in Europa poco meno di 1 milione e 250 mila espatri (il 76% del totale complessivo degli espatri degli ultimi vent’anni) e da qui proviene circa il 60% dei rimpatri (488 mila). All’interno del continente, l’Unione europea (con il Regno Unito ricondotto all’UE per omogeneità di serie) assorbe da sola quasi la metà delle partenze (46,4%) e oltre un terzo dei rientri (36,8%). Sono i dati che emergono dal ventesimo Rapporto Italiani nel mondo 2025 della Fondazione Migrantes, presentato l’11 novembre a Roma. Il saldo con l’UE è il cuore dello squilibrio: -459mila – oltre il 56% del saldo totale nel periodo –, mentre il contributo dell’Europa nel suo complesso sale a oltre il 93% del saldo. In altre parole, la gran parte delle uscite (e degli squilibri) dei cittadini italiani avviene dentro lo spazio europeo di libera circolazione, mentre il resto del mondo pesa molto meno. Fuori dall’Europa, le destinazioni tradizionali d’oltremare rimangono attrattive ma su scala più contenuta. Il Nord America totalizza 102 mila espatri e 54 mila rimpatri (con un saldo pari a -48 mila unità), mentre l’Oceania conta 36 mila espatri e 14 mila rimpatri (saldo -22 mila), flussi significativi, ma lontani per volume e impatto da quelli europei. In Asia lo squilibrio è modesto (65 mila partenze e 60 mila rientri, con uno squilibrio di -5,7 mila). Per il continente africano il saldo è positivo, pur su volumi piccoli (complessivamente +16 mila), e potrebbe essere interpretato come segnale di mobilità spesso circolare o temporanea verso contesti di cooperazione, servizi e imprese, con ritorni più frequenti di nuove partenze. Un tratto peculiare, invece, riguarda l’America centro-meridionale, dove i numeri sono alti in entrambe le direzioni (153 mila espatri e 157 mila rimpatri) e il saldo complessivo è leggermente positivo (+4 mila); molto spesso queste traiettorie comprendono quote di nuovi italiani, comunità italodiscendenti molto ampie che ottengono la cittadinanza iure sanguinis. Guardando il dettaglio per Paese, nel corso dei vent’anni, appare chiaro che il baricentro delle partenze resta saldamente europeo: Regno Unito (289 mila), Germania (248 mila), Svizzera (166 mila), Francia (162 mila) e Spagna (106 mila) da soli raccolgono circa il 59% di tutti gli espatri. Oltre l’Atlantico spiccano Stati Uniti (83 mila) e Brasile (80 mila), che portano la quota dei primi sette Paesi a quasi sette partenze su dieci. Sul versante dei rientri la graduatoria si rimescola ma resta europea: in testa Germania (125 mila), Regno Unito (82 mila) e Svizzera (69 mila), seguiti da Brasile (56 mila) e Stati Uniti (46 mila). In termini relativi, questi cinque Paesi coprono quasi la metà dei rimpatri registrati.


GLI ITALIANI ALL’ESTERO SONO 1 MILIONE IN PIU’ DEGLI STRANIERI IN ITALIA
“L’estero, si dice da tempo, è la ventunesima regione d’Italia: quello su cui non si riflette abbastanza è, però, quanto rapidamente i suoi residenti stanno crescendo e quanto altrettanto celermente variano le caratteristiche che la contraddistinguono. A ciò si aggiunga che la crescita della presenza in Italia di residenti stranieri è molto meno sostenuta rispetto al passato. Soltanto nel 2019 il dato era per entrambi uguale (5,3 milioni) mentre adesso il numero dei connazionali all’estero supera di 1 milione quello degli stranieri in Italia”. È quanto emerge dal Rapporto Italiani nel mondo 2025 della Fondazione Migrantes, presentato l’11 novembre a Roma.


QUASI 4 MILIONI DI FAMIGLIE ITALIANE NEL MONDO, ALL’ESTERO VIVONO MEGLIO
Sono oltre 1,3 milioni (20,5%) gli anziani italiani iscritti all’AIRE (over sessantacinquenni), 858 mila sono, invece, i minorenni (14,9%). Guardando alle classi in età lavorativa: 1,4 milioni hanno tra i 18 e i 34 anni (22,0%), quasi 1,5 milioni tra i 35 e i 49 anni (23,2%) e 1,2 milioni tra i 50 e i 64 anni (19,6%). Sono i dati che emergono dal ventesimo Rapporto Italiani nel mondo 2025 della Fondazione Migrantes, presentato l’11 novembre a Roma. Si tratta, quindi, rileva il Rapporto, di una comunità articolata che ha esigenze diversificate come molteplici sono le fragilità ma anche, e soprattutto, gli elementi di solidità a cui dall’Italia fare riferimento. Dalle tante interviste raccolte in questi anni grazie al RIM, emerge come la famiglia italiana riesca a sentirsi all’estero più forte e a vivere più serenamente, più supportata dal legislatore e accompagnata da un welfare più attento alle donne, madri e lavoratrici, ai bambini dalla nascita al completamento del percorso formativo e a volte anche oltre, e al benessere generale del nucleo familiare. Su quasi 6,5 milioni di cittadini italiani residenti all’estero le famiglie risultano 3.856.922.


IL 47,1% È ISCRITTO ALL’AIRE PER ESPATRIO, 41,3% PER NASCITA
Al 1° gennaio 2025 gli iscritti all’AIRE sono 6.412.752 milioni. Il 47,1% è iscritto all’AIRE per espatrio: sono, cioè, protagonisti di un percorso migratorio che ha visto la partenza dall’Italia verso una destinazione estera. Il 41,3% è iscritto per nascita. Sono i dati che emergono dal ventesimo Rapporto Italiani nel mondo 2025 della Fondazione Migrantes, presentato l’11 novembre a Roma. Crescono, rispetto all’anno precedente, i trasferimenti da altra AIRE, ovvero gli italiani che si spostano all’estero da Stato a Stato, e le reiscrizioni da irreperibilità: entrambi sono segni di un’Anagrafe attenta alla transitorietà del percorso migratorio e alla cura delle informazioni. L’innovazione e l’attenzione scrupolosa sono obiettivi perseguiti anche a seguito dell’entrata in vigore delle nuove disposizioni del legislatore, che ha tenuto a sottolineare l’obbligatorietà dell’iscrizione all’AIRE in quanto diritto-dovere del cittadino che intende soggiornare al di fuori del Paese per un periodo superiore ai dodici mesi (art. 6, Legge n. 470 del 1988). La Legge n. 213 del 30 dicembre 2023, in vigore dal 1° gennaio 2024, ha introdotto un nuovo regime sanzionatorio per i cittadini italiani residenti all’estero che non sono iscritti all’AIRE, prevedendo una sanzione amministrativa pecuniaria da 200 euro a 1.000 euro per ciascun anno di mancata iscrizione, fino a un massimo di 5 anni. I risultati di questo intervento legislativo sono evidenti nei dati di inizio 2025. Sarà possibile capire e valutare quanto le nuove disposizioni abbiano inciso sul numero delle iscrizioni registrate lungo il corso del 2024 confrontandole con i dati dell’anno ancora in corso.


IL 53,8% DEGLI ISCRITTI ALL’AIRE IN EUROPA, IN ARGENTINA LA COMUNITA’ PIU’ NUMEROSA
Il 53,8% degli iscritti all’AIRE è in Europa (oltre 3,4 milioni), il 41,1% in America (oltre 2,6 milioni di cui solo 490 mila nell’America del Nord). Le comunità più numerose nel mondo restano quella argentina (990 mila) e tedesca (849 mila). Quasi 2,9 milioni (45,1%) di iscrizioni danno come luogo di origine il Meridione di Italia (978 mila circa nelle Isole, 15,2%). Oltre 2,5 milioni (39,2%) riguardano, invece, il Nord Italia e 1 milione il Centro (15,7%). La Sicilia si conferma la regione con la comunità di residenti all’estero più numerosa (844 mila), seguita da Lombardia (690 mila) e Veneto (614 mila). Sono i dati che emergono dal ventesimo Rapporto Italiani nel mondo 2025 della Fondazione Migrantes, presentato l’11 novembre a Roma. Guardando alla distribuzione regionale degli iscritti all’AIRE salta immediatamente all’occhio come, di fronte allo spopolamento a livello nazionale, la mobilità verso l’estero attrae ed è in crescita in ogni contesto territoriale. Se, infatti, la variazione dall’ultimo anno è, per l’Italia, del 4,5%, sono ben 9 regioni a presentare variazioni marcatamente più alte (Veneto 9,0%; Lombardia 7,5%; Toscana 6,6%; Emilia-Romagna 5,9%; Piemonte e Marche, 5,7%; Trentino-Alto Adige, 5,2%; Liguria e Umbria, 4,8%). Se, invece, si analizza l’impatto che la migrazione ha sui singoli territori rispetto alla popolazione residente, la geografia italiana che si delinea ci racconta di territori che continuano ad essere profondamente segnati nella loro vitalità dalle partenze. Se, infatti, il rapporto tra popolazione AIRE e popolazione residente è, a livello nazionale, del 10,9%, ci sono regioni in cui questo valore è più che triplicato (Molise 35,4%) o più che doppio (Basilicata e Calabria, rispettivamente 28,8% e 25,3%).


CIRCA 1,1 MILIONE DI SPOSTAMENTI INTERNI NEL 2023-2024 (-1,9%)
Nel biennio 2023-2024, i movimenti interni dei cittadini italiani sono stati in media 1 milione e 162 mila, in lieve diminuzione (-1,9%) rispetto al biennio 2022-2023, che aveva però rappresentato una fase di ripresa dopo il rallentamento degli spostamenti conseguente alle limitazioni imposte dall’emergenza pandemica. Al di là di accelerazioni e rallentamenti legati a fattori congiunturali, la mobilità dei cittadini italiani rimane quindi stabile negli ultimi anni e decisamente sostenuta. I trasferimenti nell’ultimo biennio sono, infatti, superiori del 4,5% rispetto alla media dei trasferimenti negli anni 2014-2019 (1 milione e 112 mila). È quanto emerge dal Rapporto Italiani nel mondo 2025 della Fondazione Migrantes, presentato l’11 novembre a Roma. Nonostante ciò, se confrontata con la mobilità interna dei cittadini stranieri, la propensione a spostarsi degli italiani risulta più bassa: nel biennio 2023-2024, su mille residenti italiani, hanno compiuto uno spostamento interno circa 22 cittadini, mentre per gli stranieri il tasso di mobilità interno è del 49 per mille. I cittadini italiani, rispetto ai cittadini stranieri, hanno verosimilmente legami più stretti con i territori di residenza in Italia e una tendenza quindi a trasferirsi altrove meno spiccata rispetto ai cittadini stranieri. In linea con quanto osservato negli anni precedenti, la mobilità interna dei cittadini italiani continua ad avvenire per lo più tra territori vicini. Nel biennio 2023-2024, tre spostamenti su quattro (75,3%) sono avvenuti all’interno della stessa regione, di cui la maggior parte tra comuni all’interno della stessa provincia (59,7%). Il restante quarto ha riguardato movimenti tra regioni diverse e, tra questi, oltre un terzo degli spostamenti ha interessato la traiettoria dalle regioni del Mezzogiorno a quelle del Centro-Nord.


CITTADINANZA, MIGRANTES: CON LA NUOVA LEGGE SI ATTENDE UNA RIDUZIONE DI NUMERI
“Ci si può attendere che le modifiche introdotte con la Legge 74/2025” sulla cittadinanza “abbiano ripercussioni sui futuri numeri tanto dei riconoscimenti della cittadinanza iure sanguinis per coloro che ne facciano richiesta avendo la residenza in Italia, quanto per i residenti all’estero. L’effetto sarà una riduzione dei volumi del fenomeno fatti registrare dalle statistiche ufficiali, in particolare per talune aree territoriali. Di queste implicazioni occorrerà tenere conto in futuro, se si vorrà offrire una corretta lettura del fenomeno in serie storica”. È quanto si legge nel Rapporto Italiani nel mondo 2025 della Fondazione Migrantes, presentato l’11 novembre a Roma. Il Rapporto ricorda il “nuovo cambio di rotta” e “l’importante mutamento di orientamento sancito dalla Legge n. 74 del 23 maggio 2025, che ha introdotto l’articolo 3-bis nella Legge n. 91/1992. Questa norma limita la trasmissione automatica della cittadinanza ai soli discendenti entro la seconda generazione nata all’estero”. La cittadinanza italiana “è un desiderio che spesso accomuna immigrati ed emigrati, anzi – si legge ancora nel Rapporto Italiani nel mondo - si tratta di un fenomeno che permette di comprendere bene come sia sempre più urgente superare l’ottica ‘immigrazione’ ed ‘emigrazione’ per passare a una prospettiva che tenga conto delle persone migranti”.


MIGRANTES: OLTRE LA FUGA DEI CERVELLI, LE ISTITUZIONI COINVOLGANO I GIOVANI
“La fuga dei cervelli rischia di diventare un destino narrativo che agisce dentro la mente dei giovani, condizionando i loro racconti di vita e, attraverso di essi, le loro scelte. L’altra faccia della medaglia riguarda l’immagine che il Paese costruisce di sé: un’Italia che si percepisce, e viene percepita, come un luogo da cui è inevitabile fuggire. Applicato al caso italiano, il problema sposta il focus dalla mobilità in sé, alla debolezza delle istituzioni nel riconoscere i giovani come protagonisti attivi dell’innovazione. Non basta trattenerli, né rimpiangerli: serve coinvolgerli nella costruzione di nuove visioni collettive”. È quanto si legge nel Rapporto Italiani nel mondo 2025 della Fondazione Migrantes, presentato l’11 novembre a Roma. “Oggi, invece, le istituzioni italiane appaiono culturalmente e anagraficamente distanti dalle nuove generazioni, i dati sulla rappresentanza politica mostrano un’età media più elevata rispetto alla popolazione e una presenza giovanile residuale. È un divario – si legge ancora nel Rapporto - che si traduce in una mancanza di rispecchiamento dove i giovani faticano a riconoscersi in chi prende decisioni, e questo alimenta il senso di esclusione e la spinta a cercare altrove un’appartenenza partecipativa. Da una prospettiva psicologica, qui emerge un nodo fondamentale. Quando le istituzioni non riflettono la varietà delle generazioni, si produce una frattura simbolica perché il futuro appare pensato da altri, in un altrove che non appartiene. Ripensare il progresso, dunque, significa anche restituire voce e ruolo alle nuove generazioni nei luoghi in cui si immagina il futuro collettivo. Non si tratta solo di una questione politica, ma di un passaggio psicologico: senza questo riconoscimento, il Paese continuerà a proiettare su di loro un doppio legame, indispensabili eppure marginalizzati, celebrati eppure esclusi”.


LO SPECIALE RIM 2025 RACCONTA UN "MOSAICO VENTENNALE"
Nello Speciale 2025 del Rapporto Italiani nel mondo della Fondazione Migrantes - presentato l’11 novembre a Roma - gli autori e le autrici, attraverso 22 saggi che abbracciano i cinque Continenti, prendendo in considerazione l’arco cronologico legato all’anniversario ventennale del RIM, hanno ricostruito e raccontato la mobilità italiana dal 2006, con l’obiettivo di superare la retorica degli altamente qualificati e dare conto della molteplicità delle traiettorie e dei percorsi all’estero. Sono state poste in luce le caratteristiche simili o le differenze tra la nuova mobilità – di cui è stata descritta la tipologia per fasce di età, titoli di studio e ambiti professionali – e la vecchia migrazione, sono state tratteggiate le fragilità emerse nel contesto lavorativo, per le questioni abitative o burocratiche, linguistiche, culturali e sociali e, parallelamente, le buone prassi e le vittorie personali, in ambito lavorativo, familiare, sociale. Particolare attenzione è stata data, inoltre, alla descrizione del livello di interazione e di partecipazione nei contesti di arrivo, alle recenti forme associative e aggregative e a quelle maggiormente radicate. Nello specifico, sono stati presi in considerazione 26 Paesi: Argentina, Australia, Austria, Belgio, Brasile, Canada, Cina, Danimarca, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Francia, Galles, Germania, Giappone, Inghilterra, Irlanda, Marocco, Norvegia, Portogallo, Scozia, Spagna, Stati Uniti, Sudafrica, Svezia, Svizzera e Tunisia. Sono stati seguiti l’approccio e il metodo scientifico propri del RIM: guardare alla realtà dei fatti e dei dati, servendosi di fonti quantitative affiancate da dati qualitativi e storie di vita. “Dare spazio alle storie di vita e ai singoli percorsi migratori restituisce complessità allo studio della mobilità, e narra anche i processi economici, sociali, culturali e politici più ampi, con i quali i singoli processi di mobilità sono interconnessi. Il racconto contemporaneo della mobilità italiana – si legge nel Rapporto - è un mosaico di vicende individuali, che sommate e lette assieme, sovrapposte, intersecate, incrociate, offrono un’immagine collettiva, una pluralità di storie e di profili, attestata dai dati o, viceversa, quanto presentato dai dati è stato comprovato dalle storie di vita”.

RIM 2025: PARTONO PRINCIPALMENTE I GIOVANI, SCELGONO L’EUROPA
Non più solo “emigrazione” o “fuga di cervelli”, ma un insieme di movimenti che raccontano un’Italia plurale, in uscita e di ritorno, dentro e fuori i propri confini. La XX edizione del Rapporto Italiani nel Mondo (RIM) della Fondazione Migrantes – 70 autrici e autori che, dall’Italia e dall’estero, hanno lavorato a 45 saggi articolati in cinque sezioni – fotografa con dati, storie e riflessioni 20 anni di mobilità italiana. Grazie al patrimonio accumulato di oltre 10.000 pagine, che hanno fatto uscire il tema dalle nicchie specialistiche, esso traccia un quadro complesso e in trasformazione costante, per raccontare un’Italia in continuo movimento. Il saldo negativo: 1,6 milioni di espatri e 826 mila rimpatri in 20 anni, con un saldo negativo di oltre 817 mila cittadini italiani, concentrato tra Lombardia, Nordest e Mezzogiorno. L’“Italia fuori dell’Italia”: al 1° gennaio 2025 risultano iscritti all’Anagrafe per gli italiani all’estero (Aire), 6,4 milioni di persone, pari quasi a 1 italiano su 9: l’“Italia fuori dell’Italia” è ormai la ventunesima regione. La mobilità interna: oltre 1 milione di cittadini italiani nel periodo 2014-2024 si sono trasferiti dal Meridione al Centro-Nord, con un saldo negativo per il Mezzogiorno di oltre 500 mila persone. Tra il 2006 e il 2024 l’emigrazione italiana è diventata un fenomeno strutturale. Dopo la crisi del 2008, gli espatri sono cresciuti costantemente, toccando nel 2024 il record storico di 155.732 partenze. L’Europa resta il baricentro della mobilità italiana (76% degli espatri), con Regno Unito, Germania e Svizzera in testa. Negli anni però la mobilità si è fatta più circolare e complessa: si parte, si ritorna, si riparte. Accanto ai giovani, tra gli italiani residenti all’estero crescono anche le donne (+115,9% in vent’anni, dati Aire) e gli over 50, spesso nonni o lavoratori che raggiungono figli e nipoti all’estero. Le costanti? Una spinta migratoria legata a fragilità strutturali del Paese e a un sistema bloccato – lavoro precario, disuguaglianze territoriali, riconoscimento del “merito” – ma anche una dimensione di scelta, curiosità e progettualità personale. “Sappiamo molto di più dell’emigrazione, ma forse sappiamo ancora poco degli italiani nel mondo”, si leggeva nella Presentazione della prima edizione del RIM. Lo speciale del Rapporto 2025, “Oltre la fuga: talenti, cervelli o braccia?” – 22 saggi che abbracciano i cinque Continenti – invita a superare la visione riduttiva e quasi tragica dell’espatrio e della mobilità come mera “perdita, strappo, trauma”. I dati e le testimonianze raccolte poi dimostrano che non partono solo ricercatori/laureati e che, anzi, prevalgono i diplomati. Il filo comune non è la fuga, ma una scelta, alla ricerca di dignità, riconoscimento e mobilità sociale. “Il grande bluff – si legge nel Rapporto – non è tra cervelli o braccia, ma nel non riconoscere che tutti sono talenti”. Non basta trattenerli, né rimpiangerli: serve coinvolgerli nella costruzione di nuove visioni collettive. La mobilità interna al Paese continua a svuotare il Sud e le aree interne: dal 2014 al 2024, più di 1 milione di persone ha lasciato il Mezzogiorno per il Centro-Nord, contro 587 mila in direzione opposta. I più mobili sono i giovani tra i 20 e i 34 anni (quasi il 50%), seguiti da adulti in età lavorativa. Le province interne e montane pagano il prezzo più alto: perdita di popolazione, chiusura di scuole e servizi, impoverimento sociale. Il RIM descrive così “un’Italia a velocità diverse”, dove le disuguaglianze territoriali alimentano, in un circolo vizioso, tanto l’esodo interno quanto quello verso l’estero: la mobilità interna, infatti, è spesso la prima tappa di un progetto migratorio più ampio, che molte volte arriva oltre confine. Il RIM 2025 invita a superare narrazioni riduzioniste e rappresentazioni emergenziali, e anche la distinzione rigida tra “emigrazione” e “immigrazione”, sottolineando come entrambe esprimano la mobilità di persone migranti legate in modi diversi al nostro Paese. Negli ultimi anni si registrano fenomeni articolati: ad esempio, i nuovi italiani sono protagonisti sempre più numerosi di spostamenti, soprattutto verso altri Paesi europei. I quattro verbi-guida proposti da papa Francesco per la pastorale migratoria – accogliere, proteggere, promuovere, integrare – vengono applicati, talvolta, anche a contesti non emergenziali, come quello dei migranti italiani. Il rischio è trasformare l’integrazione in assimilazione, imponendo modelli dall’alto. Affinché tutti i migranti diventino effettivamente soggetti attivi di evangelizzazione (Leone XIV l’ha definita missio migrantium), in una logica di reciprocità e crescita comune, i quattro verbi proposti da Francesco dovrebbero essere completati da altri quattro: accogliersi, interpellarsi, valorizzarsi, condividere. L’Italia fotografata dal RIM 2025 non è più un Paese che “fugge”, ma una Nazione che si ridefinisce nei legami, nelle reti e nelle comunità transnazionali. Il Rapporto invita a leggere questa mobilità come una risorsa da ascoltare e valorizzare, non come una ferita da nascondere. «Questa Italia – ha dichiarato S.E. mons. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni della Conferenza episcopale italiana e della Fondazione Migrantes – non può avere come risposta solo il decreto legge del 28 marzo 2025, convertito nella Legge n. 74 del 23 maggio 2025, che ha introdotto modifiche al principio dello ius sanguinis, limitando la cittadinanza automatica a due generazioni di discendenza, con qualche eccezione. Al contempo, è stato bocciato un referendum sulla riduzione dei tempi della cittadinanza da 10 a 5 anni, anche per il 65% dei bambini nati in Italia da genitori di altre nazionalità e che frequentano le nostre scuole: uno strabismo legislativo».

VIDEO / LICATA: NON FUGA DI CERVELLI MA TALENTI CHE CERCANO NUOVE OPPORTUNITA’

 

"Siamo arrivati alla ventesima edizione del Rapporto italiani nel mondo: il ventesimo compleanno ci racconta di un volume che da due decenni descrive la situazione dell'Italia oltre i confini nazionali. In vent'anni abbiamo sentito l'esigenza di ripartire dal ‘vicino’: raccontiamo l'Italia di oggi, un'Italia che non si è mai trasformata da Paese di emigrazione a Paese di immigrazione ma che oggi è un Paese dalle emigrazioni plurime, che vive da protagonista quella che è la circolarità libera all'interno dell'Europa e che vive anche l'internazionalizzazione dell'era della migrazione”. Lo ha detto a 9colonne Delfina Licata, curatrice del Rapporto Italiani nel mondo della Fondazione Migrantes, presentato l’11 novembre a Roma. “Un volume che quest'anno, studiando i dati e quello che è accaduto negli ultimi vent'anni, si è reso conto di una cosa importantissima: il dovere di informare con le giuste parole e soprattutto con i giusti messaggi da veicolare – prosegue Licata -. Uno dei principali è proprio quello che riguarda la fuga dei cervelli” a partire dal “livello terminologico: non dà dignità alla persona nella sua interezza perché è come se partisse solo per le competenze, per quello che sa fare e non per quello che è”. La curatrice del Rapporto auspica di “superare la ‘fuga dei cervelli’, parliamo di talenti che non scappano ma che cercano altrove opportunità che l’Italia non riesce a dare loro”. La fuga dei cervelli, spiega ancora Licata, “non è neanche vera nei dati perché abbiamo visto come il 30%” di chi espatria “effettivamente ha un titolo di studio medio-alto ma abbiamo un 60% che invece ha un titolo medio-basso”. “Dobbiamo, partendo dai dati e dalla ricerca sociale, capire la situazione e cercare di veicolare i messaggi della realtà delle cose che ci circondano”, conclude Licata.


VIDEO / PEREGO (MIGRANTES): L'ITALIA È ANCORA UN PAESE IN PARTENZA


"Sono 20 anni che la Fondazione Migrantes realizza il Rapporto italiano nel mondo. La Chiesa è vicina ai nostri emigrati all'estero. Oggi 6 milioni e 400 mila, un milione in più rispetto agli immigrati in Italia. La crescita degli immigrati in questi 20 anni è stata del 106%. L'Italia è ancora un Paese in partenza, un Paese in cammino”. Lo ha detto a 9Colonne S.E. mons. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni della Cei e della Fondazione Migrantes, l’11 novembre a Roma in occasione della presentazione della XX edizione del Rapporto italiani nel mondo della Fondazione Migrantes. “Il dato di quest'anno è allarmante, sono 155 mila persone, il 36% in più rispetto allo scorso anno che hanno lasciato l'Italia a fronte di 169 mila immigrati che sono arrivati in Italia. Ormai il numero degli immigrati e il numero degli emigranti è sostanzialmente lo stesso. L'Italia non cresce, non è più attrattiva – sottolinea ancora Perego - l'Italia della denatalità e delle partenze è un'Italia che deve rileggersi, rileggere le proprie politiche per riuscire effettivamente ad essere più attrattiva. Nel Rapporto Italiani nel mondo di quest'anno, sottolineiamo che non si può fare semplicemente della retorica sui giovani. Bisogna investire sui giovani, investire nell'università e nell'internazionalizzazione dell'università, investire in ricerca, investire nei salari che sono certamente più bassi rispetto ai salari europei: tutto questo è un impegno che chiaramente non vede attualmente dei segnali. E poi – conclude – è necessario investire in cittadinanza. È stato un passo indietro molto grave il fatto di fermare anche lo ius sanguinis e al tempo stesso non sviluppare lo ius soli e lo ius scholae valorizzando la presenza di 900 mila bambini nelle nostre scuole” conclude.


VIDEO / RUFFINI (SANTA SEDE): NON FUGA MA INVESTIMENTO PER IL PAESE

"Ci sono termini che noi usiamo che descrivono, ma forse anche tradiscono, le cose che noi vogliamo raccontare. Uno di questi è ‘cervelli in fuga’, perché dice troppo e forse non dice il giusto. Perché parla, sì, di una fuga che certamente nasce da una frustrazione, dal desiderio di trovare altrove quello che non si trova in Italia. Ma forse nasce anche da una libertà, da una volontà di affermazione, dalla consapevolezza che il mondo è globale e globalizzato e che si possono spendere talenti ovunque rimanendo cittadini italiani. Penso che il Rapporto di quest’anno della Fondazione Migrantes, vent’anni dal primo, permette di guardare da una prospettiva diacronica come le cose si sono evolute nel tempo. Ci permette di capire molto meglio quanto con le parole noi tradiamo la realtà e di capire cosa c’è da fare in questo Paese perché sia accogliente e non spinga a emigrare, ma anche come lasciare libere le persone di una mobilità internazionale senza la quale non saremmo liberi. E come quella che noi chiamiamo fuga possa essere anche un investimento per il nostro Paese”. Così Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, l’11 novembre durante la presentazione a Roma del Rapporto italiani nel mondo del 2025 della Fondazione Migrantes. Conclude: “C’è bisogno di vedere le cose più in profondità, per capirle senza slogan”.


VIDEO / VECCHI (PD): ITALIANI ALL’ESTERO SONO UNA RISORSA, SOSTENERE IL LORO PROTAGONISMO


 

"Gli oltre sette milioni di italiani che vivono, studiano e lavorano all’estero sono una risorsa fondamentale per il Paese e così dovrebbero essere considerati dalle politiche pubbliche. Ciò, purtroppo, non è. Abbiamo visto in questi anni un taglio progressivo delle risorse destinate non soltanto alla partecipazione e alla rappresentanza, ma anche al coinvolgimento e alla valorizzazione di tutti coloro che si stanno facendo onore all’estero e che dovrebbero essere parte integrante, perché lo vogliono ma spesso non gli viene permesso, del futuro del nostro Paese”. Così Luciano Vecchi, responsabile per gli italiani nel mondo del Pd, l’11 novembre durante la presentazione a Roma della XX edizione del Rapporto italiani nel mondo (2025) della Fondazione Migrantes. “Faremo una battaglia sul bilancio 2026 dello Stato - prosegue - perché non sono previste risorse per gli italiani all’estero, mentre invece per il sostegno al loro protagonismo uno sforzo, questo Paese, lo deve fare. Questo è l’impegno che i parlamentari del Pd, a cominciare da quelli eletti nella circoscrizione estero profonderanno nelle prossime settimane”.


VIDEO / RICCIARDI (PD): NASCONO SEMPRE PIU’ BAMBINI ITALIANI ALL'ESTERO


 

L'11 novembre è stato presentato a Roma “il Rapporto italiani nel mondo, la ventesima edizione. Ho molto apprezzato il fatto, essendo anche un coautore, che ci sia stata una discussione approfondita sulla questione ‘chi parte’: partono braccia, partono cervelli, partono talenti, ma soprattutto si smonta definitivamente questa finta narrazione della fuga dai cervelli che per troppi anni danni ha fatto a questo Paese. A partire sono tutti: donne, uomini, giovani, meno giovani, perché c'è una fame di vita diversa ed è interessante approfondire il tema del perché nascano sempre più bambini italiani o bambine italiane all'estero e si faccia fatica a farli nascere in Italia”. Lo ha detto a 9Colonne Toni Ricciardi, deputato Pd eletto all’estero, in occasione della presentazione della XX edizione del Rapporto italiani nel mondo della Fondazione Migrantes. A proposito delle politiche del Governo legate agli italiani nel mondo Ricciardi aggiunge: “Questo è il Governo più interventista della storia repubblicana, ma a sottrazione, non addizione. Ogni mese si toglie un ‘pezzo’ e nonostante questo la comunità degli italiani nel mondo cresce. Molto probabilmente – aggiunge il deputato Pd - tra cinque anni supererà 10 milioni di persone iscritte all'Aire. Rispetto a queste dinamiche un Governo deve avere la giusta sensibilità per intervenire, per potenziare, per valorizzare un patrimonio” che è quello degli italiani all'estero.


VIDEO / PORTA (PD): FUGA DI CERVELLI? DOVREMMO PARLARE DI MOBILITÀ CIRCOLARE


 

"Quest'anno il Rapporto italiani nel mondo celebra i suoi vent'anni e parla di un fenomeno che ormai è diventato cronico nel nostro Paese, ovvero la fuga dei cervelli: un termine ‘brutto’ per parlare di quei talenti che cercano all'estero una nuova opportunità o delle condizioni migliori che il Paese non offre. In realtà dovremmo parlare - e credo che il rapporto ci dia l'opportunità di farlo - di mobilità circolare e dovremmo farlo anche alla luce della revisione di una legge sulla cittadinanza che è diventata troppo restrittiva e che soprattutto danneggia chi invece vorrebbe tornare” in Italia. Lo ha detto il deputato del Pd eletto nella circoscrizione estero Fabio Porta in occasione della presentazione della XX edizione del Rapporto italiani nel mondo della Fondazione Migrantes l’11 novembre a Roma. “A chi è andato all'estero e ha dei figli, dei nipoti nati all'estero bisognerebbe dare - anche con la cittadinanza -la possibilità di tornare e anche di investire nel nostro Paese” ha aggiunto Porta a 9colonne.

VIDEO / PERRONE (SOLE 24 ORE): LE DONNE PARTONO PER VEDER VALORIZZATO IL PROPRIO TALENTO

"Questo rapporto ci consegna una fotografia molto importante perché accanto alla migrazione dei giovani assistiamo a una trasformazione delle migrazioni delle donne”. Lo afferma Manuela Perrone, del Sole 24 Ore, a margine della presentazione, l’11 novembre a Roma, del Rapporto Italiani nel mondo 2025 della Fondazione Migrantes. “Le donne – sottolinea Perrone - non partono più come negli anni precedenti per ricongiungimenti familiari, cioè per seguire i compagni e i mariti che lavoravano all'estero. Le donne oggi partono per veder valorizzato il proprio talento, un'operazione che in Italia è sempre più difficile. Ecco perché partono le giovani ricercatrici, le giovani laureate, le donne che sanno di poter trovare fuori dall'Italia ciò che in Italia ancora è così difficile trovare: occasione di lavoro e possibilità di carriera”.

(© 9Colonne - citare la fonte)