Nonostante l’accentuata azione di contrasto al narcotraffico impressa di recente dalla presidente messicana Claudia Sheinbaum (la prima donna in quell’incarico, eletta un anno fa), i cartelli messicani continuano ad essere ben organizzati disponendo di ingenti risorse finanziarie, mantenendo eccellenti rapporti con i gruppi colombiani e sfruttando le maglie larghe del confine con gli USA. Un’azione di repressione che solo nei primi sei mesi del governo Sheinbaum (ottobre 2024- marzo 2025) ha portato al sequestro di 125,8 tonnellate di droghe di cui 1.640.286 pillole di fentanyl ( un oppioide sintetico che ha causato migliaia di morti negli USA) e che è destinata probabilmente a intensificarsi dopo la recente visita in Messico del presidente francese Macron che ha annunciato un ulteriore rafforzamento nella cooperazione contro i narcotrafficanti, in particolare dei cartelli di Jalisco Nueva Generation e di Sinaloa.
Sono queste due organizzazioni che, negli ultimi tempi, per esercitare il loro esteso dominio criminale, hanno fatto ricorso persino ai droni equipaggiati con armi automatiche e semi-automatiche per colpire i gruppi rivali. Ai 475 laboratori clandestini di metamfetamina individuati e distrutti va aggiunto il laboratorio smantellato nell’agosto scorso nello Stato di Nayarit con il sequestro di oltre 12 tonnellate di metamfetamine. Questa effervescenza degli apparati di sicurezza sarebbe ricollegabile, secondo fonti autorevoli, alla minaccia di un intervento militare degli USA con truppe e droni in Messico ( senza alcun autorizzazione) contro obiettivi dei narcotrafficanti che il presidente americano considera come organizzazioni terroristiche.
Ma la presidente Sheinbaum ha respinto “qualsiasi forma di intervento o interferenza straniera” precisando che “il Messico collabora ma non si subordina”. La situazione generale della sicurezza sta peggiorando e l’ultimo grave fatto dell’omicidio in mezzo alla folla del sindaco di Uruapan sempre molto critico verso i cartelli del narcotraffico, ha indotto la presidente messicana ad inviare nello Stato di Michoacan un forte contingente di soldati anche per cercare di impedire che i narcotrafficanti agiscano in territori limitrofi. Anche questo intervento non credo avrà effetti particolari. Già trent’anni fa Edoardo Valle, ex funzionario della Procura Generale della Repubblica, esule negli USA dopo aver indagato a lungo contro il cartello del narcotraffico di Abrego, una delle organizzazioni più potenti dell’America Latina, metteva in guardia dichiarando che “ in Messico la lotta contro il narcotraffico è la lotta per la democrazia. Finché i narcotrafficanti manterranno la loro enorme influenza sul potere politico, in Messico non vi sarà democrazia. Perciò quella in cui viviamo è una narcocrazia”.
A quei tempi presidente della Repubblica era Ernesto Zedillo, leader del Partito Rivoluzionario Istituzionale, espressione di una classe politica logorata, in parte coinvolta in ambigui rapporti con la criminalità organizzata e corrotta dai capitali sporchi del narcotraffico. Il Messico, alla fine, continua a rappresentare per gli USA il primo fornitore straniero di marijuana, il maggior produttore e fornitore di metamfetamine, di fentanyl e di “droghe farmaceutiche” quali ketamina, Roypnol, Oxycontin. Per il trasferimento delle droghe si è fatto ricorso anche a nuove tecniche di trasporto, per esempio con la tecnica di un peschereccio camuffato in una flottiglia di tre-quattro imbarcazioni analoghe che fanno normale attività di pesca in modo da rendere più difficile il monitoraggio e la individuazione di quello sospetto.




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