di Paolo Pagliaro
Oggi a Roma, durante il convegno annuale dedicato a genetica, visione artificiale e nuove tecniche per combattere la cecità, Andrea Cusumano, l’oftalmologo che presiede la Fondazione Macula e Genoma, ha descritto i risultati di un trial clinico europeo attraverso cui decine di pazienti affetti da una forma terminale di degenerazione maculare legata all'età, hanno parzialmente riacquistato la vista grazie all'impianto di un microchip nella retina. È stato presentato anche il caso del soldato ucraino reso cieco dall’esplosione di una granata, e che ora riesce a camminare evitando gli ostacoli. Sono risultati ottenuti grazie alla retina artificiale e con il contributo di ricercatori e medici dell’università di Tor Vergata e del Presidio Britannico dell’Ospedale romano San Giovanni, luoghi in cui sono stati eseguiti gli impianti.
Un’altra notizia viene da Trento, dove la collaborazione tra Università, Azienda provinciale per i servizi sanitari, Fondazione Bruno Kessler e ricercatori di Francia e Canada ha portato a sviluppare una mappa tridimensionale del cervello. Lo studio, che si è concluso dopo 5 anni, ha prodotto una tecnologia che integra dissezione e intelligenza artificiale e apre nuove frontiere per la neurochirurgia, la neurologia e la neuro-riabilitazione.
Questi due esempi – l’impianto retinico e il mappaggio cerebrale – hanno in comune una storia che ci raccontiamo di rado: la scienza italiana sa innovare, contribuire a esperimenti clinici globali, produrre tecnologie all’avanguardia e condividere risorse con la comunità internazionale.
(© 9Colonne - citare la fonte)



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