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Violenza donne, Boschi: su consenso passi avanti di civiltà, ma tanto ancora da fare

Roma, 19 nov – “Un passo in avanti importante di civiltà, perché mette al centro la tutela della vittima e il processo non sarà più centrato su quanto ha fatto la vittima per difendersi dalla violenza, ma sul fatto di acquisire la prova che ci sia stato un consenso espresso in modo davvero libero e attuale”. Così Maria Elena Boschi, capogruppo Italia Viva alla Camera, dopo che l’aula di Montecitorio ha approvato all’unanimità la proposta di legge che modifica il codice penale in materia di violenza sessuale e di libera manifestazione del consenso, Nello specifico, la pdl modifica il delitto di violenza sessuale di cui all'articolo 609-bis del codice penale, introducendovi la nozione di "consenso libero e attuale" ad atti sessuali. “Non basta ovviamente cambiare la legge perché si cambi la testa delle persone – aggiunge Boschi - serve un investimento di carattere educativo e culturale e su questo c'è molta strada da fare, perché maggioranza e opposizione restano distanti rispetto al tema per esempio dell'educazione sessuale e affettiva nelle scuole, che per noi è una tappa fondamentale di quel percorso di rivoluzione educativa e culturale che serve per prevenire i reati, e non solo per punirli quando purtroppo vengono compiuti”. Un iumpegno di lungo corso, quello dell’ex ministra e sottosegretaria, nella lotta alla violenza contro le donne:
“Il primo voto in quest'aula, da giovane deputata – ricorda Boschi - è stato proprio sulla ratifica della Convenzione di Istanbul da parte dell'Italia nel 2013, che è una pietra miliare per la strategia di contrasto alla violenza degli uomini sulle donne, che poi ha portato anche un impegno a Palazzo Chigi, perché per primi con il governo Renzi abbiamo adottato un Piano nazionale antiviolenza. Da lì, grazie anche al lavoro fatto con Lucia Annibali, abbiamo introdotto il Codice rosa nel pronto soccorso, la formazione di magistrati e forze dell'ordine fino ad arrivare al Reddito di libertà per le donne vittime di violenza, e la tutela prevista per le donne vittime di violenza con il Jobs Act, che hanno diritto ad astenersi dal lavoro per tre mesi proprio per poter curare le ferite del corpo e dell'anima. Insomma un grande cambiamento, anche culturale, che c'è stato in questi ultimi dieci anni nel nostro Paese, ma purtroppo la strada ancora è lunga” conclude la parlamentare di Italia Viva. (PO / Roc) ////

(© 9Colonne - citare la fonte)
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