Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

EVA VILLA: L’ACQUERELLO?
UNA FILOSOFIA DI VITA

EVA VILLA: L’ACQUERELLO? <BR>  UNA FILOSOFIA DI VITA

Dipingere ad acquerello è uno dei gesti più diafani eppure profondi che si possano compiere. Perché conduce a quello che siamo e sempre saremo: esseri viventi capaci non solo di sentire l’intangibile ma anche di spingersi a dargli una forma. Un pennello, pigmenti, un legante e l’acqua. E’ tutto quello che servì 20 mila anni fa ad un uomo preistorico per dipingere gli animali che cacciava sulle pareti di una grotta, 4 mila anni fa ad uno scriba egiziano per scrivere messaggi per l’oltretomba su di un papiro e ad un calligrafo cinese per decorare la seta. E così, col passare dei secoli, all’amanuense dei monasteri medievali, allo scienziato illuminista, ai paesaggisti ottocenteschi. E poi a tutti noi che, da bambini, abbiamo portato la magia del vivente in disegni che, una volta adulti, non saremmo stati più capaci di decifrare. Ecco perché, scoprire (o meglio riscoprire) il gesto del mescolare colori ed acqua - e con essi fermare un frammento di vita sulla carta - può aprire ad una avventura emotiva sorprendente. Ma anche sfuggente come gli stessi strumenti che si utilizzano. Tra increspature, opacità, sfumature. “L’acquerello attrae spesso per la sua leggerezza, trasparenza e luminosità ma allo stesso tempo può capitare, a chi vi si accosta per la prima volta, di ottenere risultati che gli sembrano deludenti: pasticci, macchie, colori che si spengono una volta asciugati. Si tratta di un processo che può - specie se si è condizionati da aspettative forti su se stessi, se si è troppo razionali - fare emergere blocchi e insicurezze. Ma è un bene che accada perché solo così si possono riconoscere e superare” racconta Eva Villa, da 15 anni insegnante di acquerello “en plein air” in due storiche ville di Roma, a Villa Sciarra e a Villa Pamphilj (nel Casale dei Cedrati tiene un seguitissimo percorso mensile) oltre che in studio nel bistrot Rosemary Terra e Sapori, vicino alla stazione Termini e nella Villetta Social Lab a Garbatella. Una artista sopraffina di questa tecnica artistica, in cui l’acqua agisce come un “pittore invisibile”, che è riuscita ad elevare a filosofia di vita. “Sembra incontrollabile perché, all’inizio, attraverso l’acqua, il colore si ‘muove’ molto, quasi autonomamente sul foglio.  Ma in realtà, come spiego a chi esce spaesato dalle prime sessioni, quel risultato che pare impreciso è solo l’inizio di un paziente lavoro di mascherature, sfumature, chiaroscuri, velature. L’acquerello sfida alla pazienza, alla costanza ed alla delicatezza, accompagna senza controllare. E questo fare in tempi frenetici, aggressivi ed incerti - come i nostri - ci insegna ad essere fatalisti, ad accettare l’effimero, la trasformazione e di conseguenza a conoscerci meglio. Accompagnare e non controllare. Per questo è una tecnica che porta ad emozionanti risultati! Ovviamente per coloro i quali la pittura è il mezzo espressivo d’elezione… Per altri potrebbe essere la scrittura, la musica, la danza, persino la matematica! L’importante è riuscire a trovare il modo per riconnetterci alla nostra essenza. E, tramite lo studio della relazione tra luci, ombre e colori, mia costante ricerca, ci fa assaporare molto meglio il tempo delle nostre giornate. Dal colore rosa del mattino, alle ombre viola del tramonto, il progressivo variare del colore degli alberi accanto ai palazzi, l’emergere delle profondità, una osservazione su più livelli in cui scopriamo questa costante relazione tra le cose viventi. Quindi mi dispiace molto che la scuola giudichi il disegno una materia minore e chi mostra una propensione per esso si senta frustrato, meno dotato magari in altre materie. Ecco perché mi rende felice trovare nei miei corsi persone – e sono tante - che hanno finalmente deciso di esplorare il loro talento assopito. Ed è un grande piacere scoprirlo insieme a loro e tirare fuori il meglio da ognuno”.

Un percorso che letteralmente invita a “fare luce” su se stessi come anche sulle nostre relazioni umane. Eva Villa crede molto, infatti, sulla capacità della pratica artistica di creare legami, fare comunità. “Quando, ad esempio, ho illustrato il libro Piccolo Puntino Viola (Pandion Edizioni) in cui Federica Bonora ha raccontato la sua storia di mamma di una bimba nata prematura di 6 mesi ho incontrato tante associazioni, genitori, e sentito storie emozionanti. Così come quando Alessandro De Sanctis (architetto che realizza bellissimi disegni delle architetture di Monteverde, suo quartiere, ndr), mi ha proposto di fare delle lezioni con persone disabili alla Comunità di Sant’Egidio. Portavo i colori, i fogli, i pennelli… Offrivo a chi voleva un nuovo modo di esprimersi. Sono state esperienze umanamente molto coinvolgenti”.

Eva Villa è inoltre tra i coordinatori di Sketchcrawl Roma, gruppo che, ormai dal 2010, porta disegnatori ed acquerellisti, professionisti e dilettanti, a ritrarre all’aperto scorci e panorami della città eterna. Un modo diverso e più intenso di vivere la propria città, fermandone il ritmo frenetico. “Quando vado in giro sto sempre un po’ con il naso in aria a vedere la luce come si riflette, come fa cambiare i colori, come crea forme sempre diverse. E Monteverde, il mio quartiere cui sono legatissima, (sono cresciuta in via Guido Guinizelli) come anche mio fratello che ha un negozio di riparazioni di strumenti musicali in via Giulio Tarra, MV Assistenza Tecnica), con i suoi villini, giardini, alberature, sono fonte di continua ispirazione. E pure i suoi gatti! Organizziamo annualmente una sessione all’aperto al gattile Azalea, nell’ex ospedale Forlanini, per raccogliere fondi di beneficenza. Una idea di Lisanna Pina, una delle volontarie che, guidate da Daniela Froldi, si prendono cura con immenso amore di questi mici, alcuni molti anziani e malandati”. A seguire i corsi di Eva Villa sono soprattutto donne, tra i 40 e i 70 anni (in media gli uomini sono il 20%). “Le donne sono generalmente più attente all’ascolto interiore, ma possono anche vivere forti frustrazioni perché nella nostra società le donne sono educate ad essere molto esigenti con se stesse, a sobbarcarsi doveri che sono anche degli uomini. Molte allieve mi dicono che nelle due ore in cui dipingono finalmente non pensano più a niente, si sentono libere. Con un gruppo di signore a Villa Pamphilj siamo anche arrivate a dipingere sotto la pioggia, non ci fermava nessuno! Mi rende poi molto felice che siano soprattutto donne – per lo più della mia età - anche a comprare le mie ‘Principesse degli animali’, un ciclo di opere in pittura digitale a cui sto lavorando. Trovo che ci sia una diffusa esigenza di riscoperta della femminilità. Forse perché si tende a frustrarla in una società che nella giusta ricerca della parità tra i sessi a mio avviso perde l’attenzione alle sfumature. Le donne certamente possono ambire a fare gli aviatori o qualunque mestiere giudicato maschile ma non per questo devono rinunciare a sognare di diventare principesse! Secondo me non si può soffocare l’archetipo, il modello di purezza, saggezza, mistero, forza generante, la nostra dea interiore. Di principesse ne ho realizzate 8, 2 ogni anno e punto ad arrivare a 12 per farne un calendario. Sono esseri delicati e forti che appaiono insieme 3 animali, totem dell’energia che incarnano, che è anche un determinato colore. Vogliono essere un ponte tra umano e natura, espressione di un romanticismo che definisco animistico. Le ho appena portate all’Artist Alley di Romics…”. 

Della grande fiera romana del fumetto Eva Villa è d’altronde una veterana avendo una lunga carriera legata al fumetto ed all’animazione, “Ho imparato a leggere a 4 anni per capire i fumetti di Topolino. Poi da ragazzina, sono arrivati i primi anime giapponesi diventati la mia passione, ancora viva: Heidi, Goldrake e Lady Oscar che è stata per me una vera epifania. Insieme a mia sorella Elisa ho disegnato eroine, aliene, cavalieri e robot su centinaia e centinaia di metri delle schede traforate dei primi computer Ibm che sarebbero andate buttate e che mia madre portava a casa dall’ufficio. Entrambe abbiamo studiato al liceo artistico e poi io all’Accademia di Belle Arti. Siamo cresciute in una famiglia che ama l’arte, tra i quadri astratti di mio padre Mario a cui da giovane è stato purtroppo impedito di fare studi artistici e che ha ripreso a dipingere quando è andato in pensione. Oggi, a 91 anni, ancora continua a farlo”. Un innamoramento che ha condotto Eva Villa nel mondo italiano dei cartoni animati come supervisore del colore. Nel 1996 già dipingeva in digitale, da vera antesignana (“c’era solo la tavoletta grafica per l’autocad e la penna grafica non aveva la pressione graduata, oggi è tutto diverso”) e la troviamo a collaborare a Monster Allergy Evolution e Winx. “Per 20 anni ho fatto solo quello. E’ stato molto bello e mi ha insegnato molto. Ma essendo un lavoro molto intenso, che ti costringe a stare ferma per molte ore, ho avuto un problema alle spalle e non potevo stare al Computer più di mezz’ora. E allora ho capito che quel modo di lavorare, solitario e sedentario mi stava stretto. Avevo bisogno di uscire, incontrare gli altri. Ho così cominciato ad insegnare Manga alla scuola Romana dei Fumetti e colorazione digitale alla Scuola Internazionale di Comics, oltre che alla Officina B5 di Trastevere. E poi sono arrivati i corsi di acquerello, all’aperto e in studio”.

Un nome, il suo, che è davvero un nomen omen, un presagio. “Eva lo scelse mio padre, ero la prima figlia femmina… E poi sono davvero cresciuta in due ville bellissime, Villa Pamphilj e Villa Sciarra e continuo ad amarle. E a dipingere i loro alberi, come se l’acquerello fosse un modo per capirne l'essenza. Davanti a questi grandi esseri davvero tremo. Adoro in particolare dipingere il Ginkgo Biloba di Villa Sciarra che ad inizio inverno diventa una cascata d’oro e, a Villa Pamphilj, la fontana di Venere, il laghetto, le verdi collinette che circondano il Villino Corsini (dove Eva Villa ha esposto i suoi acquerelli che accompagnano il libro “Biodiversità a Roma”, pubblicato da Pandion Edizioni, in cui lo zoologo Bruno Cignini presenta gli animali che abitano la città). Ecco perché mi addolora assistere a questo rapporto così conflittuale con il patrimonio arboreo di Roma che considera la vegetazione un bene sacrificabile o sostituibile e senza appello, senza dialogo con noi cittadini. La scorsa primavera, lungo la Circonvallazione Gianicolense, sono stati potati dei ciliegi mentre erano in fiore. Gli ho dedicato un fumetto… “. E proprio ad ogni scoccare di primavera, d’altronde, potete trovare Eva Villa con la sua tavolozza al laghetto dell’EUR intenta a cogliere la rosea magia della fioritura dei ciliegi. Il suo personale “Hanami”, la pratica giapponese dell’ammirare un fiore, così fragile e caduco, come sprone a cogliere ogni attimo di vita con intensità. Ciò che fa d’altronde ogni vero acquerellista, assoluto ricercatore delle luminose vibrazioni dell’animo. (20 nov - red)

(© 9Colonne - citare la fonte)