“Per arrivare all'allontanamento dei minori ci deve essere un pericolo davvero importante, un pericolo a cui il bambino va assolutamente sottratto. Parliamo dunque di un pericolo di vita, un pericolo di salute importante. Parliamo di maltrattamenti, abusi”, “in questo caso siamo molto perplessi di fronte alla decisione di spostare i bambini fuori dal nucleo familiare”. Lo afferma il ministro per la Famiglia Eugenia Roccella, in una intervista a La Verità, sulla vicenda della famiglia nel bosco mentre le carte dei giudici dell’Aquila sono ora al vaglio del ministero della Giustizia. “Esprimiamo perplessità che non possono essere taciute perché riguardano le motivazioni che sono state date, che da quello che si legge nell'ordinanza vertono soprattutto sulla questione della socializzazione dei minori. Va infatti evidenziato che l'ordinanza cautelare non è fondata sul pericolo di lesione del diritto dei minori all'istruzione ma sul pericolo di lesione del diritto alla vita di relazione”, “mi lascia molto perplessa l'idea di non tenere conto del trauma che viene prodotto dalla separazione in così giovane età dai genitori, dalla mamma, dal papà e dall'ambiente familiare”. E aggiunge: “Credo che ci sia da molti decenni una tendenza a considerare la famiglia non più come la definì Christopher Lasch...” ...Rifugio in un mondo senza cuore. “Esatto. Ed è in qualche modo sempre così, la famiglia è il rifugio più caldo, il rifugio in cui possiamo riprendere forza per poi affrontare le difficoltà del mondo, le mille difficoltà quotidiane. C'è una tendenza a considerare invece la famiglia un luogo di sopraffazione, di esclusione, di incapacità, di impossibilità di sviluppare le proprie potenzialità liberamente, un luogo in cui gli individui vengono schiacciati da logiche gerarchiche o comunque da logiche che ne impediscono la libera espressione della personalità e così via. Poi un luogo di egoismo, un luogo di chiusura”, “negli anni seguenti si sono sviluppata altre analisi diciamo sessantottine sul fatto che la famiglia fosse un luogo di repressione sessuale, di sopraffazione nei confronti della donna. La realtà è che non abbiamo trovato delle alternative alla famiglia. Tutta questa cultura della critica alla famiglia e al familismo non ha poi trovato sostituzioni, aggregati sostitutivi. Penso alle comuni degli anni Settanta, ma anche alle ultime teorizzazioni sulle famiglie queer...”. (26 nov - red)
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