Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

formazione e tempo libero

I Moai dell’Isola di Pasqua “camminavano” davvero

La rivelazione arriva dal team guidato dagli archeologi Carl Lipo dell’Università di Binghamton e Terry Hunt dell’Università dell’Arizona, che ha decifrato uno dei più grandi enigmi del passato


Sembrava una leggenda, e invece era un’intuizione ingegneristica geniale: i moai dell’Isola di Pasqua “camminavano” davvero. La rivelazione – riportata dal National Geographic – arriva dal team guidato dagli archeologi Carl Lipo dell’Università di Binghamton e Terry Hunt dell’Università dell’Arizona, che ha unito archeologia, fisica e tecnologia per decifrare uno dei più grandi enigmi del passato. Da secoli ci si chiedeva come gli abitanti di Rapa Nui, privi di ruote, animali da traino o strumenti complessi, fossero riusciti a trasportare statue di pietra alte fino a dieci metri e pesanti decine di tonnellate attraverso un terreno irregolare. La risposta, sorprendentemente semplice e allo stesso tempo sofisticata, è che le statue venivano fatte avanzare in posizione verticale sfruttando un movimento oscillatorio controllato, proprio come camminatori di roccia. Gli antichi scultori polinesiani realizzarono quasi mille moai nel tufo del vulcano Rano Raraku tra il XIII e il XVI secolo. Queste figure colossali, spesso interrate fino al busto dai sedimenti, rappresentavano antenati divinizzati posti sugli Ahu, le piattaforme cerimoniali rivolte verso i villaggi per proteggerli spiritualmente. Il nodo irrisolto riguardava però il trasporto delle statue: come spostarli anche per oltre dieci chilometri? Le tradizioni orali parlavano di statue che “camminavano da sole”, animate dal mana degli antenati. Per lungo tempo si era pensato a un mito, ma lo studio dimostra che quella leggenda custodiva una verità nascosta. La squadra di ricercatori ha analizzato digitalmente più di novecento statue e ha individuato tre caratteristiche strutturali fondamentali pensate proprio per consentire il movimento: una base dalla forma semicircolare che facilitava l’oscillazione, una leggera inclinazione in avanti compresa tra cinque e quindici gradi che aiutava a proiettare il peso nella direzione di marcia, e un baricentro basso che garantiva stabilità nonostante le dimensioni colossali. Per verificare l’ipotesi, gli scienziati hanno costruito una replica da 4,5 tonnellate e hanno dimostrato che, con tre corde e diciotto persone, la statua può avanzare per cento metri in soli quaranta minuti grazie a un sistema di trazione alternata che la fa procedere a zig-zag come se compisse veri e propri passi. "Una volta avviato il movimento, la statua avanza rapidamente e con poca fatica", spiega Lipo. "La parte più difficile è solo iniziare l’oscillazione. Per il resto, la fisica parla chiaro: funziona". Anche la rete stradale antica dell’isola conferma la teoria. Le vie, larghe circa quattro metri e mezzo e con un profilo leggermente concavo, erano perfette per mantenere le statue stabili durante il tragitto. Secondo gli studiosi, non erano semplici percorsi ma un elemento progettuale del trasporto stesso: venivano costruite e modificate man mano che i moai avanzavano. Quanto alle statue trovate cadute lungo le strade, non rappresentano una smentita: molte mostrano segni di tentativi di raddrizzamento, indicando che erano state trasportate in verticale e che incidenti del genere erano frequenti. Inoltre, la distribuzione dei moai incompiuti vicino alla cava segue un modello tipico dei sistemi di trasporto che perdono efficienza con la distanza, segno che più ci si allontanava, maggiore era la probabilità che il processo si interrompesse. La conclusione degli studiosi è che il popolo di Rapa Nui era straordinariamente ingegnoso: senza tecnologie avanzate seppero comprendere e sfruttare perfettamente i principi dell’equilibrio e del movimento, adattando ogni risorsa disponibile per raggiungere il loro scopo. "Hanno affrontato un problema enorme e lo hanno risolto brillantemente", afferma Lipo. "I moai non erano magia. Erano ingegneria".

(© 9Colonne - citare la fonte)