Il sequestro, nei giorni scorsi, da parte della Guardia costiera statunitense , di una petroliera al largo delle coste del Venezuela, carica di greggio e diretta a Cuba, ha accentuato le tensioni con Caracas già particolarmente alte dopo che negli ultimi mesi aerei americani avevano bombardato diverse imbarcazioni venezuelane sospettate di trasportare droga causando la morte degli equipaggi (si parla di 80 persone). Il sequestro della petroliera sarebbe avvenuto “per una buona ragione” come ha dichiarato lo stesso presidente che prosegue con la sua prepotente e illegale azione contro il Venezuela e il suo governo, considerato fuorilegge e copertura di una organizzazione di narcotrafficanti. A rinfocolare la tensione anche Maria Corina Manchado, leader politica dell’opposizione venezuelana e premio Nobel per la Pace che ha parlato di Venezuela divenuto “centro criminale delle Americhe”con il governo che riceve fondi dai cartelli della droga.
Sono abbastanza evidenti i tentativi di delegittimare la presidenza di Nicolas Maduro parlando di narcotraffico, di un “cartello dei soli” gestito dalle alte gerarchie militari ( esperti del settore manifestano scetticismo sulla effettiva esistenza di tale cartello), del “Tren de Aragua” organizzazione criminale già riconosciuta anche da Washington.
La realtà è, tuttavia, ben diversa con gruppi criminali che non costituiscono un sistema autonomo e radicato nella struttura sociale e politica del paese. Si tratta per lo più di articolazioni locali dipendenti dalle organizzazioni colombiane o miste, che si avvalgono anche della collaborazione di narcotrafficanti europei, soprattutto italiani, tedeschi e olandesi. Il Venezuela, lo ricordiamo, è il principale fornitore di petrolio e ferro degli USA, e la sua Costituzione, pur attraverso i passaggi alternati tra fasi peroniste e fasi di restaurazione, rimane quella di una repubblica presidenziale federale di modello americano (anche se molte fonti internazionali considerano la presidenza di Maduro come un regime autoritario).
La popolazione vive addensata nella costa settentrionale e nelle città del bacino minerario dell’Orinoco. A sud, un territorio di circa 600mila chilometri quadrati, accoglie una percentuale minima della popolazione, insediata attorno al fiume. Questa tra la ricchezza e la vita del nord e il deserto umano ed economico del sud è la maggiore delle contraddizioni del Venezuela. A partire dalla scoperta del petrolio il paese ha visto un notevole incremento della immigrazione da parte di spagnoli, portoghesi e italiani. Questi ultimi costituiscono una parte consistente della popolazione.
La presenza di una comunità italiana consistente e prestigiosa, l’apertura verso gli stranieri che hanno capitali da investire, la carenza di normative e di controlli efficaci, hanno favorito l’infiltrazione di latitanti e di esponenti dei gruppi criminali italiani, che,tra l’altro, non devono subire la concorrenza di organizzazioni locali forti. Le forze dell’ordine e le autorità probabilmente hanno sottovalutato la potenza finanziaria e politica di questi gruppi e di questi individui che tendono a mettere le radici nel paese, accasandosi e acquisendo la cittadinanza venezuelana. Anche per questo è difficile accertare i loro legami con esponenti politici locali e, tuttavia, è impossibile escluderli per le caratteristiche di un sistema politico sociale che include corruzione e clientelismo in percentuali non insignificanti, fenomeni che, come ben noto, riguardano molti altri paesi incluso il nostro.
(© 9Colonne - citare la fonte)




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